Nicola Pagnoncelli per il ''Corriere della Sera''
GIORGIA MELONI CON LA MAGLIETTA IO SONO GIORGIA
Il mese di novembre, come è spesso accaduto negli ultimi anni, ha fatto segnare un peggioramento del clima politico, riconducibile prevalentemente alla discussione sulla legge di Bilancio che entra nel vivo, contrapponendo non solo maggioranza e opposizione ma le stesse forze che sostengono l' esecutivo. Basti pensare al numero di emendamenti finora presentati dai partiti.
Lo scenario economico non è migliorato, infatti la Commissione europea ha diffuso le stime autunnali confermando la crescita dello 0,1% per il 2019 e dello 0,4% nel 2020.
Il mese che si chiude è stato caratterizzato anche da vicende che hanno avuto grande impatto nell' opinione pubblica suscitando un' inquietudine diffusa: Ilva, Alitalia, Mose, dissesto idrogeologico. E, per finire, non sono mancate questioni politiche di rilievo: la scorta alla senatrice Segre, la comparsa del movimento delle «Sardine» a Bologna, la presentazione di Azione, il partito di Calenda, la consultazione della piattaforma Rousseau da parte del Movimento 5 Stelle per decidere la strategia da adottare alle prossime Regionali, le polemiche tra Conte e Salvini sul Mes (Meccanismo europeo di stabilità) e la relativa minaccia di querela per calunnia da parte del premier nei confronti del suo ex vicepremier.
GIORGIA MELONI E MATTEO SALVINI COME ALEXANDRA GRANT E KEANU REEVES – BY LUGHINO
Insomma, tutto ciò ha avuto riflessi sul clima politico, con la sola eccezione del giudizio sul governo, che è rimasto stabile rispetto a ottobre, infatti il 37% approva l' esecutivo (+1%) mentre la maggioranza (52%) si esprime negativamente (+2%) e coloro che non si esprimono rappresentano l' 11% (-3%). L' indice di gradimento - come sempre calcolato mettendo in rapporto i giudizi positivi e quelli negativi escludendo dal computo le mancate risposte - si attesta a 42, dunque allo stesso livello dello scorso mese di ottobre.
Le opinioni sui leader politici e i capi delegazione della maggioranza fanno invece segnare alcuni cambiamenti importanti: il presidente Conte, apprezzato dal 43% degli italiani, si mantiene al primo posto in graduatoria ma arretra di 6 punti nell' indice di gradimento (47); Salvini perde 8 punti, passando da 45 a 37, e viene scavalcato al secondo posto da Giorgia Meloni che si attesta a 40 (-1); a seguire Franceschini con indice 27, Bellanova e Speranza appaiati a 23, Zingaretti stabile a 20, quindi Di Maio con 18 (in calo di 6 punti), Berlusconi con 17 (-1) e Renzi con 10 (-6).
BERLUSCONI MELONI SALVINI
È sorprendente il vistoso calo di consenso di quattro big, con ogni evidenza per motivazioni diverse: il calo maggiore è quello di Salvini, alle prese con la polemica sul Mes e, più in generale, con la ricerca di nuovi temi e proposte, dato che la questione migranti a distanza di un anno è passata dal 45% al 28% nelle priorità degli italiani; la flessione del premier Conte sembra attribuibile al suo recente maggiore protagonismo che potrebbe avere attenuato la sua immagine istituzionale super partes, alienandogli una quota delle simpatie di cui godeva;
giuseppe conte salvini hamburger
Di Maio deve far fronte alle divisioni interne, alla dialettica non sempre serena con il premier e all' imprevisto esito della consultazione degli iscritti sui prossimi appuntamenti elettorali, mentre Renzi è stato investito dalle polemiche sul finanziamento della fondazione Open che sostiene le sue iniziative politiche.
Riguardo alle intenzioni di voto il sondaggio odierno fa registrare alcune variazioni di rilievo: la Lega pur mantenendosi al primo posto con il 31,9% delle preferenze perde 2,4%; il Pd con il 18,1% aumenta di 0,9% avvicinandosi al risultato delle Europee nonostante l' uscita di Renzi; al terzo posto si colloca il M5S con il 16,6% (in flessione di 1,3%), quindi Fratelli d' Italia per la prima volta in doppia cifra (10,6%, in aumento di 0,8%) che precede Forza Italia stabile al 6,2%; a seguire Italia viva con il 5,3% (in flessione di 0,9%), Europa verde e Azione di Calenda appaiati al 2,3%, Sinistra italiana con il 2% e +Europa con 1,2%. Tutte le altre liste con meno dell' 1%, nell' insieme raggiungono il 3,5%.
giuseppe conte con giorgia meloni atreju 2019 1
Ma ciò che dovrebbe far riflettere i nostri politici è la quota di italiani che manifestano l' intenzione di astenersi o si dichiarano indecisi su chi votare: oggi rappresentano il 40,5%. Si tratta del dato più elevato registrato da giugno in poi ed è un indicatore non solo di disaffezione ma soprattutto di disorientamento e di disillusione: difficile, o poco responsabile, non tenerne conto.