ANDREA ORLANDO
Francesco Verderami per “il Corriere della Sera”
Sarà tutto più chiaro tra due settimane, quando con ogni probabilità la riforma del processo penale arriverà in aula al Senato, dopo essere rimasta incagliata per anni in commissione. Si diceva che Renzi tenesse fermo il disegno di legge per non alimentare le polemiche con la magistratura.
In realtà l'allora presidente del Consiglio non era convinto di alcuni aspetti del provvedimento, a partire dall'aumento dei tempi di prescrizione dei processi, che erano anche motivo di tensione tra Orlando e gli alleati di Ncd. Perciò i ripetuti tentativi del Guardasigilli di forzare il blocco erano stati vani.
ALFANO E RENZI ed df e fbac d
Ora che c' è Gentiloni a palazzo Chigi, Orlando è riuscito a ottenere dal Consiglio dei ministri il ricorso alla fiducia, che però è rimesso a una serie di mediazioni ancora in atto.
La più importante riguarda i tempi entro i quali il ministro della Giustizia dovrà esercitare la delega per modificare le norme che regolano lo strumento delle intercettazioni: ad oggi il testo all' esame del Senato concede al Guardasigilli dodici mesi per redigerle.
Troppi, visto che la legislatura è in scadenza. E il rischio, nonostante le rassicurazioni del ministro, è che ancora una volta questa riforma resti lettera morta.
CLEMENTE MASTELLA
LA MEDIAZIONE SUI TEMPI
Per superare il problema, si è raggiunta un'intesa di massima in base alla quale il titolare della Giustizia dovrà assolvere al suo compito non più entro un anno ma in tre mesi, espungendo peraltro un comma dalla delega, che di fatto consentirebbe di accentuare l'uso delle intercettazioni per i reati dei pubblici ufficiali contro la pubblica amministrazione.
Orlando aveva già fatto sapere di non voler procedere a riguardo, ma anche su questo punto si chiede che l' accordo venga messo nero su bianco. Resta da capire in quale modo si sancirà la mediazione, dato che per ora l'unico emendamento preannunciato dal governo sulle intercettazioni prevede un taglio delle spese del 50%, con l' obiettivo di costituire in futuro una sorta di Consip, così da disciplinare le tariffe su base nazionale.
ENRICO COSTA
Può darsi allora che il compromesso prenda forma attraverso un sub-emendamento parlamentare. Ed è evidente che se la riforma venisse varata sarebbe un fatto clamoroso, dato che se ne parla dai tempi in cui a via Arenula sedeva Mastella, Guardasigilli nell'ultimo governo Prodi. Ma il sentiero è ancora tutto da percorrere, data la materia sensibile, che è stata al centro di forti divergenze nel governo. E che in prospettiva potrebbe provocare clamorose ripercussioni.
PROTESTE CONTRO LEGGE SULLE INTERCETTAZIONI
DUBBI TECNICI E POLITICI
Lo si intuisce dal resoconto dell' ultimo Consiglio dei ministri. Perché se la disputa tra Orlando e Alfano è stata di natura politica, Costa ha (ri)sollevato critiche tecniche, ricordando al titolare della Giustizia «l'impegno a cambiare il testo sul processo penale, che avevi assunto in Parlamento e che finora hai disatteso». Nodo della contesa: l'allungamento dei termini di prescrizione, che non convince nemmeno i renziani.
Ci sarà stato quindi un motivo se Delrio si è schierato con il collega centrista, obiettando sul ricorso alla fiducia. E se a Porta a Porta il sottosegretario De Micheli non è riuscita a nascondere i propri dubbi. Perplessità giuridiche si incrociano a questioni politiche, ai pensierini andreottiani di molti dirigenti del Pd vicini a Renzi, secondo i quali Orlando vorrebbe farsi così la campagna elettorale delle primarie.
intercettazioni
«Non mi sono mosso per fare passerella», ha detto in Consiglio dei ministri il Guardasigilli, quasi a mettere le mani avanti: «E in Parlamento ci manderò un sottosegretario».
I pensierini però restano, anche se stavolta non c' è stato modo per fermare il titolare della Giustizia, che ha potuto sfruttare la moral suasion del Colle, l' invito rivolto al governo a procedere con le riforme promesse dall' Italia all' Europa. Una di queste è proprio la giustizia.
IL COLLE E LE RIFORME
Ovviamente l' esortazione del Quirinale resta lontana dai processi di elaborazione delle leggi e dalle mediazioni tra partiti: è piuttosto uno sprone a ottimizzare il tempo che resta della legislatura, affinché sia rispettato l' impegno del governo a completare il suo programma. E per quanto Mattarella adotti un metodo diverso rispetto al passato, c' è traccia della sua azione sulla politica, pur nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali.
intercettazioni
Basti notare come si è evoluto il dibattito sulla data delle elezioni, dove si è potuta scorgere la sua ferma (per quanto discreta) presa di posizione sulla necessità di armonizzare prima il sistema di voto tra Camera e Senato. È uno strumento che servirà anche al capo dello Stato all' indomani delle urne, quantomeno per avere un segnale univoco degli elettori nei due rami del Parlamento. Quanto al modello di riforma elettorale lascia che siano le Camere a decidere. Come sulla giustizia.