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    CON LA FILOSOFIA NON SI MANGIA – L’INCREDIBILE STORIA DI UN 83ENNE CINESE CHE DA MESI DORME SU UNA PANCHINA FUORI DA UN CARREFOUR DI MILANO: LAPO ELKANN LO NOTA, GLI SCATTA UNA FOTO E LANCIA UN APPELLO PER AIUTARLO – DA QUEL MOMENTO EMERGONO DETTAGLI SORPRENDENTI DELLA SUA VITA: È STATO UN PROFESSORE E RICERCATORE DI FILOSOFIA DI FAMA INTERNAZIONALE CHE SI È TRASFERITO IN SVIZZERA, MA POI…


     
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    Elisabetta Andreis per "www.corriere.it"

     

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    Questa è la storia di un signore cinese di 83 anni che dorme dentro un supermarket. Mercoledì sera lo nota Lapo Elkann: il rampollo di casa Agnelli va al Carrefour di corso Lodi, aperto 24 ore su 24. Vede l’anziano sdraiato sulla panchina d’ingresso, con l’aria sperduta.

     

    Davanti a sé ha il parcheggio di Brenta, di fianco un trolley, una bottiglia d’acqua e una brioche, forse regalata da qualcuno. Per il resto è solo. I commessi del supermarket spiegano che vive lì da circa un mese. Lapo, scosso, esce e posta un tweet: «Sono venuto a conoscenza della storia di un anziano cinese malato (...) Lo aiutiamo?».

     

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    Giovedì, molto presto, quando ancora il sole non è sorto, quel signore sta sulla sua panca. Una coppia di ragazzi cinesi, lì per caso, lo nota: sono Vanessa, studentessa della Naba, e Stefano, dell’artistico Brera.

     

    Se c’è da aiutarlo, sono disponibili. Fanno da traduttori improvvisati, visto che l’anziano parla solo mandarino e pochissimo inglese. In tasca ha la fotocopia lisa di un permesso di soggiorno svizzero. Fa capire che negli anni ha perso tutto — il passaporto, il bancomat e buona parte di memoria —. I giovani, generosi e intraprendenti, provano a indagare un po’. Si chiama Xie Ruowang e la sua foto compare in un sito cinese analogo a «Chi l’ha visto?». Iniziano a emergere tasselli di vita.

     

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    Online chiedeva su di lui informazioni un pastore della comunità cristiana evangelica cinese di Roma che lo aveva appena conosciuto e voleva aiutarlo. Rispondeva fornendo «indizi», con tanto di documenti e foto, uno studioso dall’altra parte del globo: dalla Fudan university di Shanghai. Aveva incrociato Xie Ruowang a un grande evento che si era tenuto addirittura nel 2008. Il signore che dorme al Carrefour, all’epoca già anziano, era stato invitato come relatore esperto di filosofia e letteratura.

     

    Ricercatore di fama internazionale, ha lavorato per tutta la vita tra Shanghai e Zurigo. Formatosi all’università di Zhejiang, poi chiamato in Svizzera. Non ha figli né parenti. In Cina è stato per l’ultima volta nel 2008 e ha tentato di mettersi in contatto con i suoi grandi amici: l’ex vice preside dell’università di Zhejiang e Zhu Dongrun, professore e suo ex collega. Ma entrambi erano già morti e questa è una delle poche cose che l’anziano si ricorda bene: «Non ho potuto salutarli, e io non sono mai più tornato in Cina».

    supermercato supermercato

     

    Un anno fa è arrivato, chissà perché, a Roma. «Si è presentato un giorno alla messa con il suo enorme trolley nero e, finita l’omelia, rimaneva lì — racconta Gao, pastore della Chiesa cristiana evangelica cinese di via Principe Eugenio, nella Capitale —. Dovevo chiudere la chiesa ma non se ne andava, allora ho capito che non aveva dove stare». Per un anno quel pastore l’ha fatto mangiare, si è preoccupato per lui.

     

    È diventato punto di riferimento, tanto che l’anziano Xie, pur non possedendo un telefono, si tiene in tasca il suo numero. «Gli abbiamo offerto un posto in dormitorio ma preferiva stare qui, sulla panca della chiesa — sospira —. In un mondo ideale avrebbe supporto psicologico. O forse avrebbe solo bisogno di un figlio, che però non ha».

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    A gennaio Gao è partito per un viaggio in Israele e il suo amico si è sentito perso. Ha caricato il suo trolley sul treno ed è arrivato a Milano. Dalla stazione Centrale, in metropolitana, fino a Brenta. È sceso ad una fermata casuale. Ha trovato il Carrefour, aperto anche di notte. Dalla panca della chiesa a quella del supermarket, ha affondato radici lì, come fosse una casa.

     

    I commessi fanno a gara per portargli qualcosa da mangiare «ma non voleva che avvertissimo nessuno», dice Paola, che si è affezionata. La catena di solidarietà finora non è servita a toglierlo dalla strada, da oggi chissà. Quando i due studenti gli chiedono, in mandarino, cosa vorrebbe fare, lui risponde: «Trovare degli amici, ritornare in Cina». Chissà poi se quella sarebbe la soluzione: andare da chi? È partita una colletta. Stanza d’hotel pagata, nel quartiere. Come si è appoggiato al letto, Xie si è addormentato.

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