Estratto dell’articolo di Paolo Mastrolilli per “la Repubblica”
ZELENSKY E JOE BIDEN
«Oggi abbiamo mandato a Putin un chiaro messaggio: resisteremo agli autocrati, e non ci stancheremo di restare al fianco dell'Ucraina per tutto il tempo necessario». Volodymyr Zelensky era sul podio alla sua destra e lo osservava con uno sguardo di gratitudine, quando il presidente americano Joe Biden ha preso questo impegno solenne a margine del G7 italiano, dopo aver firmato l'accordo bilaterale per la sicurezza di Kiev […] Biden e Zelensky hanno tenuto una conferenza stampa congiunta nella masseria vicino a Fasano dove è basato il capo della Casa Bianca, dopo aver firmato l'Ukraine Bilateral Security Agreement.
ZELENSKY E JOE BIDEN
Il presidente americano ha rivendicato «tre importanti passi compiuti qui al G7 per rispondere a Putin: primo, l'intesa bilaterale; secondo, i 50 miliardi di dollari in finanziamenti, ricavati dai beni russi congelati; terzo, le nuove sanzioni imposte alla Russia, affinché non possa usare la sue esportazioni per procurarsi i mezzi necessari a continuare la guerra».
Biden ha ribadito di non aver cambiato linea, sull'uso delle armi americane in territorio russo: «Impiegarle per attaccare le basi vicine al confine usate per aggredire l'Ucraina ha senso; colpire Mosca in profondità no». Su questo c'è stato un braccio di ferro con Zelensky, che però non è riuscito a convincerlo. Su tutto il resto però la determinazione a difendere Kiev è rimasta ferma, e alla fine il capo della Casa Bianca ha raggiunto gli obiettivi che si era prefissato per questo vertice in Puglia.
Ha rimproverato la Cina «perché aiuta la Russia a procurarsi i mezzi per continuare la guerra» e ha promesso a Kiev altri 5 sistemi per la difesa aerea Patriot. Zelensky lo ha ringraziato, perché «l'intesa firmata ribadisce che il futuro del nostro Paese è nella Nato».
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In effetti, a leggerlo bene, l'Ukraine Bilateral Security Agreement è una mappa per condurre Kiev verso l'ingresso nell'Alleanza Atlantica, preparandola sul piano militare, economico e istituzionale, anche se l'invito non arriverà dal vertice di luglio a Washington.
E la durata di dieci anni serve a mettere questa intesa al riparo dai possibili cambi di amministrazione, perché cancellarla richiederebbe passi lunghi e complessi.
[…] il primo obiettivo immediato dell'accordo è lanciare il chiaro segnale a Putin che se pensa di vincere la guerra perché gli Stati Uniti e gli altri alleati si stancheranno di sostenere l'Ucraina, sta sbagliando i suoi calcoli.
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Infatti le parti promettono di aiutarsi durante il conflitto in corso, ma anche in caso di future aggressioni, con un meccanismo che non è ancora l'Articolo 5 della Nato sull'obbligo alla reciproca difesa, ma gli assomiglia molto e prevede che in caso di aggressione le leadership dei due Paesi si incontrino entro 24 ore per stabilire linee comuni di difesa.
Poi ci sono impegni precisi per fornire a Kiev le capacità militari di cui ha bisogno per continuare la sua difesa contro l'invasione russa, dalle protezioni aeree alle munizioni, inclusi gli strumenti digitali e l'addestramento. Questo si somma alla promessa di offrire a Zelensky almeno 50 miliardi di dollari in finanziamenti entro la fine dell'anno, che vengono dal piano per usare i beni di Mosca congelati in Occidente, allo scopo di farle pagare i danni che ha provocato con la sua aggressione.
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Se si aggiungono i 61 miliardi già stanziati dal Congresso per continuare le forniture militari, sono aiuti che dovrebbero dare garanzie di lungo termine a Kiev, anche se Trump tornasse alla Casa Bianca.
Nel Bilateral Security Agreement però c'è molto di più. Nero su bianco, si dice che il futuro dell'Ucraina è nella Nato, e quindi se Putin ha ordinato la sua invasione per evitarlo, ha commesso un errore strategico madornale. La collaborazione militare offerta, che include anche le esercitazioni, serve proprio ad adeguare le forze armate di Kiev agli standard dell'Alleanza Atlantica, affinché possa entrare senza problemi quando sarà pronta.
JOE BIDEN E VOLODYMYR ZELENSKY AL VERTICE NATO DI VILNIUS
Le riforme istituzionali sono finalizzate allo stesso scopo, così come gli aiuti economici. La durata è di dieci anni, quindi ben oltre il possibile secondo mandato di Trump, ma il testo dice che dovrà essere rivisto se l'Ucraina entrasse prima nella Nato. Quindi l'orizzonte della minaccia che Putin voleva esorcizzare con la sua invasione potrebbe essere assai più vicino di quanto pensiamo.