GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA RUSSA
Luca Monticelli per “la Stampa”
Gli effetti della guerra in Ucraina produrranno per il 2022 un calo del Pil di 24 miliardi di euro, che corrisponde a una perdita di potere d'acquisto per ciascuna famiglia italiana pari a 929 euro. La stima della Cgia di Mestre è calcolata mettendo a confronto le ultime previsioni di crescita del Pil realizzate prima dell'avvio del conflitto (a gennaio) con quelle dopo l'invasione russa (ad aprile), dove emerge che il calo della ricchezza prodotta in Italia sarà dell'1,4%.
GUERRA IN UCRAINA - ARTIGLIERIA RUSSA
In valori assoluti il deterioramento della situazione economica generale provocherà una riduzione in termini reali del prodotto interno lordo pari a 24 miliardi di euro che, rapportati ai 25 milioni di famiglie, si traduce appunto in una perdita di potere d'acquisto per ciascun nucleo familiare di 929 euro. Si tratta, ovviamente, di un numero medio che prende a riferimento gli indici macroeconomici e gli effetti generati dalla guerra in Ucraina fino ad oggi, suscettibili di cambiamenti positivi - nel caso si arrivi alla pace - o ancor più negativi, specie se la situazione militare subisse un'escalation.
GUERRA RUSSIA UCRAINA
L'ufficio studi dell'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre stima anche i riflessi a livello territoriale del calo della crescita. Le famiglie più penalizzate saranno quelle residenti in Trentino Alto Adige (-1.685 euro), nella Valle d'Aosta (-1.473) e nel Lazio (-1.279). Altrettanto critica la situazione in Veneto (-1.065 euro), in Toscana (-1.059), in Basilicata (-1.043) così come in Piemonte (-1.039) e in Emilia Romagna (-1.035 euro). Nel Centro Nord la perdita di potere d'acquisto è riconducibile in particolar modo alla contrazione della domanda interna e ai rincari delle bollette di luce e gas.
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Per le regioni del Sud l'impatto della crisi sarà meno violento: un'economia poco aperta ai mercati internazionali e più piccola quanto a Pil pro capite subirà costi contenuti. Il conto della guerra è il risultato di un'inflazione in corsa verso il 6% a causa dell'impennata dei beni energetici, che però comporta pure il rialzo di quelli alimentari. Le imprese soffrono le strozzature della catena di approvvigionamento e il conseguente caro-materiali.
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Per non parlare del freno all'export dovuto alle sanzioni comminate al regime di Mosca. Uno scenario che secondo Confindustria provocherà un andamento complicato anche nel secondo trimestre del 2022, dopo il -0,2% di Pil nel primo. Il Centro studi degli imprenditori si è concentrato sulle previsioni legate a un eventuale blocco del gas russo - il principale fornitore dell'Italia - che «avrebbe un impatto pesante sull'economia». Questo shock causerebbe una forte carenza dei volumi di gas per l'industria e un aumento dei costi energetici. Il contraccolpo sul Pil italiano nell'orizzonte 2022-2023, spiega Confindustria, è stimabile in «-2% in media all'anno». -