Marisa Fumagalli per il “Corriere della Sera”
GIANCARLO GENTILINI
Come un tempo, la risata arriva sonora, tra una battuta e l' altra. E le idee sono rimaste tali e quali. Neppure una virgola cambiata: «Dio, patria, famiglia. Ordine, disciplina, rispetto delle leggi. Prima noi, dopo gli altri». Giancarlo Gentilini, 88 anni, leghista, ex sindaco-sceriffo di lungo corso, torna in pista nella sua Treviso alle prossime Amministrative di maggio. In tandem con il governatore Luca Zaia, «Genty» guida la lista che appoggia il candidato sindaco del Carroccio Mario Conte, sostenuto dal centrodestra.
«Ho accettato per avere la nostra rivincita, cioè spazzar via dal Comune i bolscevichi che in questi cinque anni hanno massacrato la città», tuona. Linguaggio sopra le righe, nel corso degli anni Gentilini non ha cambiato il suo credo: «In ogni casa ci vuole un corpo di guardia. Chi entra va bucato ah, ah, ah». Insomma, rivoltella per difendersi, e altre cose così. Però Però su un punto si è ammorbidito. Dopo aver fatto fuoco e fiamme contro la Lega di Matteo Salvini che lo aveva emarginato, in questi giorni ha ricucito. «Per la causa», dice.
GIANCARLO GENTILINI
Gentilini, che succede? Aveva dichiarato: «Dal 2013 non ho più sentito nessun dirigente della Lega». Ed era pronto a rompere. Invece è sceso a patti.
«Non vedo altra scelta. Salvini mi ha telefonato personalmente per dirmi "c' è bisogno di te". Significa che Gentilini conta ancora un po'. Ah, ah, ah Non potevo tirarmi indietro.
Inoltre, con me in lista c' è l' amico Zaia. Anche lui mi ha chiesto di sostenere Conte a Treviso. Dobbiamo vincere, capisce?».
Pace fatta, allora?
«Sì, acqua passata».
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Parliamo dell' Italia, di com' è uscita dalle elezioni del 4 marzo. La Lega canta vittoria. Prospettive?
«In effetti, Salvini ha fatto il pieno di voti, Berlusconi invece, un po' a sorpresa, è andato indietro. Dunque, dovrà accodarsi a Matteo».
D'accordo, ma adesso c'è in ballo l'alleanza di governo Salvini-Di Maio. Il primo ha vinto al Nord, i 5 Stelle al Sud. L'accordo è possibile?
«Non è facile, certo. Ma penso che si possa fare, a precise condizioni. L'essenziale è che la Lega, trainando il centrodestra, non ceda sui punti fondamentali del programma elettorale. Sennò si torna a votare. Non me lo auguro».
I punti su cui non si deve transigere?
«Sicurezza, lavoro, meno tasse per favorire la ripresa economica».
Sul reddito di cittadinanza, come la pensa?
«Piano. È giusto trovare il modo e i quattrini per aiutare le persone più deboli. I giovani, ma anche i pensionati che prendono 400 euro al mese. Lo Stato non dev'essere l' E.C.A. Ha presente?».
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Ente Comunale Assistenza. Definitivamente cancellato da un po' di anni.
«È vero. Il mio era un modo di dire. Mi riferisco al fatto che il governo non è un ente di carità. Bando agli sperperi, alla distribuzione generalizzata di soldi qua e là, a pioggia. Bisogna che marcino le imprese, e quindi il lavoro».
L'Europa? Come la vede?
«Un capestro, dobbiamo liberarci da questo genere di Europa».
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Da Bossi a Salvini. Che cambiamento
«Ma no, lasci perdere. Con Bossi si esaltava la difesa della gente del Nord; oggi il modello si estende a tutta Italia. Quanto alla secessione di cui si parlava 25 anni fa, io non l' ho mai appoggiata. Figurarsi! Per farla davvero, bisognerebbe scatenare una mezza guerra. Ah, ah, ah».
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