Giovanni Bianconi per il “Corriere della sera”
francesco arata con manlio e vito nicastri
La presunta tangente promessa dall' imprenditore Paolo Arata all' ex sottosegretario leghista Armando Siri, tra una risposta e l' altra diventa prima «un pensiero di gratitudine» di cui forse il destinatario non era nemmeno a conoscenza, e poi «un' intenzione» che comunque non s' è realizzata.
Lo dicono e ripetono il boss dell' energia eolica Vito Nicastri e suo figlio Manlio rispondendo alle domande del pubblico ministero Mario Palazzi e degli avvocati difensori di Arata e Siri, Gaetano Scalise e Fabio Pinelli, davanti al giudice dell' indagine preliminare: una anticipazione del processo, se la Procura insisterà nell' accusa di corruzione al braccio destro di Salvini per la riforma fiscale e all' amico (ex parlamentare di Forza Italia poi passato su posizioni leghiste) che tanto si spese per farlo entrare nel governo.
PAOLO ARATA
Così agli atti dell' inchiesta restano le numerose intercettazioni in cui proprio Arata parla ai Nicastri e a suo figlio Francesco dei 30.000 da dare a Siri: soldi in cambio del famoso emendamento per estendere le agevolazioni sul mini-eolico saltato in dirittura d' arrivo.
Con le interpretazioni opposte di accusa e difesa di quelle registrazioni e delle ammissioni di Vito e Manlio Nicastri. In più Nicastri sr. (imputato di concorso esterno in associazione mafiosa a Palermo) rivela di aver incontrato Siri quando ancora non era sottosegretario: «Ricordo di averlo conosciuto a un pranzo a casa di Arata», dice. Circostanza negata da Siri che risulterebbe anche da un colloquio registrato, ma Arata smentisce e Manlio Nicastri afferma che ricorda male.
armando siri. 3
L' aveva fatto con il pm anche a proposito dei 30.000 euro promessi da Arata a Siri, ma dopo aver ascoltato l' intercettazione, cambiò versione: «Confermo di aver riferito a mio padre che Paolo Arata aveva intenzione di dare soldi a Siri in relazione all' emendamento da approvare». Ieri ha aggiunto: «Non sono in grado di dire se fosse solo un' intenzione di Arata o se Siri ne fosse a conoscenza».
Quanto basta per far dire all' avvocato Scalise: «Siri non sapeva nulla, e il mio assistito dà un' interpretazione completamente diversa alle parole registrate». Arata sostiene di aver parlato dei 30.000 euro perché doveva recuperare soldi nei suoi rapporti con Nicastri; resta da vedere se basterà per evitare a lui e Siri un processo per corruzione.
ARMANDO SIRI MATTEO SALVINI VITO NICASTRI