Adriana Marmiroli per “la Stampa”
virginia raffaele lol 2
Virginia Raffaele è emozionata quando sale sul palco del Piccolo Teatro Grassi per ricevere il Premio Duse: sente di avere sfondato il tetto di cristallo del comico cui è finalmente riconosciuto di essere attore. Con unica l'eccezione dell'eterna Franca Valeri, è la prima che ce la fa.
Le altre premiate son tutte gran dive del teatro drammatico. Lo spettacolo per cui riceve il premio, "Samusà", con cui sarà in tournée fino a febbraio, è eminentemente comico seppure con momenti di grande pathos. È un intero mondo, quello dei giostrai da cui proviene, che fa rivivere con le sue doti istrioniche: imitazioni, vocette, gran fisicità frenetica, arti snodati da marionetta, e una marea di idee e trasformismi da fare invidia anche a Brachetti.
Nelle motivazioni del premio si dice che è «attrice» e «anche una grande comica», riconoscendole altresì la fatica per una donna di «trovare la via della risata sulla scena quasi fosse appannaggio solo degli uomini».
virginia raffaele corrado guzzanti lol 2
«La fatica è dei comici, tutti, a essere riconosciuti come attori e non ghettizzati in uno specifico che è ancora considerato serie B. Certo la comicità ce l'ho nel sangue. All'epoca della scuola ero strana, buffa, con 'ste gambe lunghe, il corpo piccolo, l'apparecchio, gli occhiali. Mi sentivo un Gremlin. Ero la compagnona, la buffona, quella che stava simpatica a tutti. Riuscire a far ridere gli altri mi fa stare bene, e questo mi ha aiutato a superare anche i miei momenti difficili».
Però lei nasce a teatro, vero?
«Ho iniziato a studiare recitazione a 18 anni e a teatro ho debuttato, facendo poi una lunga gavetta. Anche se poi sono passata alla radio e alla televisione, è questo il mio posto. Cosa che finalmente mi viene riconosciuta. Questo premio è, nel mio cuore, come la ciambellina che si chiude».
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È attrice poliedrica, cantante, ballerina....
«E all'occorrenza faccio pure sgombero cantine e una buona amatriciana».
Molti però la relegherebbero al mondo degli imitatori. Le più famose tra le sue imitazioni: papa Woytila, Patty Pravo, Carla Fracci, Sabrina Ferilli e financo Giorgia Meloni, inevitabile «omaggio» all'attualità politica e a certa romanità.
«Fu la Gialappa's a farmi tentare questa strada: avevano notato la mobilità della mia voce, la sua capacità di variare, mi proposero di riprodurre quelle di gente famosa. Le mie non sono parodie ma maschere teatrali: esseri umani che mi piace ricostruire dopo averci lungamente girato intorno. Con Ornella Vanoni è come se avessi fatto l'amore...».
Samosà parla della sua vita prima di diventare attrice e contemporaneamente ricrea un mondo.
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«Quello della gente del circo e dei giostrai, da cui la mia famiglia discende da almeno quattro generazioni e che ho nel sangue. Il bancone del tiro a segno è stato il mio primo palcoscenico. Al LunEur Park fondato da nonno (e che oggi purtroppo non esiste più) sono cresciuta. Nelle notti d'estate dormendo nelle macchinine dell'autoscontro, e di giorno studiando sulla nave pirata».
All'ultima replica prima dell'estate, al Brancaccio pieno di gente, si è anche commossa, vero?
«Erano presenti i miei genitori. Li ho invitati sul palco, quindi ho "chiamato" l'applauso del pubblico: quel luogo, di cui nel mio show celebro di fatto il funerale, era innanzitutto il loro posto. Giusto che condividessero con me l'omaggio della loro città».
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