Franco Bechis per “Libero Quotidiano”
Equitalia
Immaginatevi di essere un imprenditore a cui arrivano una marea di cartelle esattoriali: contestazioni e mancati versamenti per ogni tipo di tassa immaginabile: Iva, Irap, Ires, Ici, Imu e così via. Naturalmente vi arriva una stangata, con tutto il suo carico di interessi di mora e sanzioni. Adesso c’è la seconda parte della storia, un po’ più difficile da immaginare, perchè in realtà non capita mai.
Quell’imprenditore lavora con molti enti pubblici e istituzioni, che pagano come ben si sa in ritardo rispetto alle scadenze. Si prende le sue cartelle esattoriali (per cui aveva già ottenuto le rateizzazioni previste) e bussa alla porta dell’Agenzia delle Entrate e di Equitalia: «Ma perché mi avete applicato sanzioni e interessi di mora? Come facevo io a pagare le tasse se lo Stato non onora in tempo il suo debito con me? Toglietemi multe e interessi». Equitalia e Agenzia delle Entrate ascoltano, si scusano, e accolgono la richiesta. In un mondo ideale è giusto così, dovrebbe avvenire così.
EQUITALIA
Chiedete a uno dei fornitori della pubblica amministrazione che magari da anni attende dallo Stato il pagamento delle commesse dovute e nel frattempo non ha la liquidità necessaria per pagare le tasse dovute, se il fisco concede qualche sconto. A lui no. Ma alla Milano 90 srl dell’immobiliarista romano Sergio Scarpellini il fisco ha detto di sì. Un colpo di fortuna straordinario, o una capacità eccezionale di negoziazione dell’imprenditore, chissà. Fatto sta che tutto questo è davvero accaduto, e riportato fedelmente nel bilancio 2013 della Milano 90 srl.
SERGIO SCARPELLINI
Scarpellini è un immobiliarista particolare, ben noto nella capitale, perché è il padrone di casa di molti enti pubblici e istituzioni. Dalla seconda metà degli anni Novanta in poi la sua specialità è stata acquistare palazzi per poi affittarli alle istituzioni che pagavano somme generose anche perché insieme all’utilizzo dei locali veniva acquistato pure un bel pacchetto di servizi. Il colpo più grosso è stato quello di affittare mezza piazza San Silvestro alla Camera dei deputati, che lì ha costruito un ufficio per ogni onorevole. Insieme ai locali, Scarpellini forniva anche personale in affitto (commessi, vigilantes, cuochi etc..), e perfino le mense.
Con l’uno o con l’altro servizio ha servito fra gli altri il Senato della Repubblica, il comune di Roma, la presidenza della Repubblica (ancora oggi gestisce la buvette di Giorgio Napolitano) e il Tar del Lazio. Il rapporto va avanti da anni, ma quello con la Camera è entrato in crisi negli ultimi due anni. Prima è stato disdettato un contratto di affitto dell’immobile più rilevante, poi a luglio è stata comunicata la decisione di impugnare grazie a una nuova legge fatta dal governo di Enrico Letta poco prima di andarsene, tutti gli altri contratti.
Lamentandosi di queste incertezze, e anche della tardività dei pagamenti della pubblica amministrazione, la Milano 90 in tutti questi anni ha scelto di non pagare o comunque di rinviare il pagamento di quasi tutte le tasse. Nell’ultimo bilancio ha un debito tributario che sfiora i 100 milioni di euro. C’è Iva da versare per 27 milioni, e riguarda gli esercizi 1999, 2003, 2004, 2005, 2011 e 2013. C’è un debito Irpef di 1,5 milioni di euro, con residui del 2000, del 2003, del 2004 e del 2011.
camera dei deputati
Resta da versare ancora l’Irap degli «esercizi precedenti» al 2013 per 17,5 milioni (per capire, l’Irap 2013 ammonta a 826.757 euro). Per lo stesso periodo mancano i versamenti Ires per 11 milioni di euro. Non versati nemmeno Ici e Imu per 7,4 milioni di euro (debiti relativi agli anni 1993-96, 1997-99, 2004-05, 2009, 2010, 2011, 2012 e naturalmente 2013. La società ha pure aderito al doppio condono varato nel 2002, ma non ha ancora versato le rate 1997-2001 per 363.585 euro e relative al 2002 per 245.817 euro.
il fatto che questi grandi palazzi della politica non erano fulmini di guerra a saldare il loro debito, Scarpellini aveva già ottenuto dal fisco una rateizzazione del dovuto in 72 tranches. Ma non bastava. È andato a ribussare a quella porta e ora le rate sono state allungate fino a 120 tranches. Anche questo non bastava. E nei primi mesi del 2014 sono piovuti ricorsi in commissione tributaria che avevano al centro quel concetto: «come faccio a pagare le tasse se le istituzioni dello Stato non pagano me? Non ho colpa né dolo, via sanzioni e interessi».
senato-della-repubblica
Riporta la relazione di bilancio: «la società ha poi instaurato un contraddittorio con l’Agenzia delle Entrate. Dopo diversi incontri l’ufficio, avendo appurato che i ritardati pagamenti delle imposte derivavano, in sostanza, dal mancato incasso dei crediti vantati dalla Milano 90 Srl verso alcuni clienti istituzionali, ha aperto la strada, nei mesi di novembre e dicembre 2013, alla Conciliazione Giudiziale per l’abbattimento delle sanzioni pecuniarie e accessori (…) Nel corso dei primi mesi del 2014 le conciliazioni sono state in parte già definite con il deposito della sentenza di omologa e saranno regolarizzate secondo dodici versamenti trimestrali».