1. LA LUMACA BANKITALIA SCOPRE I MALI DEL BAIL IN
CARMELO BARBAGALLO IGNAZIO VISCO
Gustavo Bialetti per ''la Verità''
Dopo che il Fondo monetario ammise a giugno 2013 che la Troika aveva esagerato in durezza con la Grecia, ormai ci si aspetta di tutto dai Soloni del denaro. In questi anni i banchieri centrali e altri fenomeni della previsione sbagliata si sono davvero superati, lasciando talvolta sul campo morti e feriti. Ma ieri, anche Bankitalia si è iscritta al «Rab», il partito dei Revisionisti a babbo morto, per la gioia di migliaia di risparmiatori che hanno perso tutto con le banche liquidate a tradimento.
Il capo della vigilanza di Via Nazionale, Carmelo Barbagallo, ha parlato ex cathedra dall' università di Modena e ha affermato che l' introduzione delle norme sul bail in nel 2016, sperimentata con lo sventramento degli obbligazionisti di Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, «è stata affrettata», oggi è inapplicabile e «rischia di minare la fiducia nelle banche e generare instabilità». Un mese fa, anche il vicedirettore generale, Fabio Panetta, dopo la bellezza di 12 crac bancari, ha auspicato una riforma.
CARMELO BARBAGALLO
Va detto che Banca d' Italia aveva più volte messo in guardia dal bail in e il governatore, Ignazio Visco, aveva consigliato di prendere tempo. Tuttavia, riguardando i suoi interventi pubblici tra il 2014 e il 2015, colpisce che Visco si sforzasse sempre di giustificare la nuova misura, evitando obiezioni frontali e limitandosi a chiedere «gradualità», o a ripetere che comunque i depositi fino a 100.000 euro erano al sicuro.
E ci mancava pure, caro governatore. Del resto, il 29 gennaio, a Pisa, Visco ha lamentato che la Germania abbia speso 60 miliardi per «salvare il sistema bancario, cosa che è stata impedita a noi dopo». Con questi ritmi di ripensamento, nel 2025 Bankitalia ci spiegherà che il reddito di cittadinanza, o la flat tax, non erano cattive idee.
IGNAZIO VISCO MATTEO RENZI
2. BAIL IN, BANKITALIA DÀ RAGIONE AL GOVERNO "BISOGNA MODIFICARLO È INAPPLICABILE"
Luigi Grassia per ''la Stampa''
Non è più solo il ministro Giovanni Tria a bocciare il «bail in», adesso anche la Banca d' Italia chiede di rivedere le regole europee sulla gestione delle crisi bancarie. Qualche giorno fa il responsabile del Tesoro aveva fatto una dichiarazione forte, così forte che poi era stato costretto a ritrattarla, affermando che a suo tempo era stata la Germania a imporre a tutti i Paesi dell' Eurozona, anche i più recalcitranti, il salvataggio delle banche a spese degli azionisti, degli obbligazionisti e dei correntisti, vietando l' intervento pubblico. La ritrattazione di Tria, per quanto obbligata, non era sembrata sincera.
il ministro giovanni tria (1)
Ora Bankitalia tiene il punto e sia pure in termini più composti converge sulla linea del governo, che era sembrata troppo incline alla sfida all' Europa. Secondo l' istituto di via Nazionale il bail in nella formulazione attuale «è inapplicabile», afferma il responsabile della Vigilanza, Carmelo Barbagallo, e per renderlo equo e operativo serve «una interpretazione più flessibile delle regole», tenendo maggiormente conto «degli effetti sulla stabilità finanziaria e la crescita economica».
Barbagallo esprime una tesi ormai ampiamente diffusa in Italia, anche alla luce delle recenti crisi bancarie e delle difficoltà supplementari (sia tecniche sia politiche) che hanno creato i crac bancari degli ultimi anni. Barbagallo osserva che il bail in manca di un elemento fondamentale: le banche non hanno ancora costituito quelle riserve sottoscritte da investitori professionali, e non da piccoli risparmiatori, da usare in caso di dissesto. Infatti l' obbligo stabilito delle norme (Mrel, cioè il minimo requisito di fondi propri e altre passibilità soggette al bail in) scatterà solo dal 2024. Nei giorni scorsi anche il presidente dell' Abi, Antonio Patuelli, aveva chiesto una revisione delle norme, aprendo un confronto in Europa e permettendo, così come auspicato anche da Via Nazionale, l' impiego dei fondi di garanzia di depositi a scopo preventivo.
Ancora Barbagallo afferma che l' entrata in vigore del bail in nel 2016 fu «affrettata», proprio perché mancò la sincronia con il Mrel, che difetta tutt' ora.
fabrizio saccomanni
Il capo della Vigilanza, che affrontò lo scorso anno in una sedute-fiume la commissione d' inchiesta sulle banche, ribadisce che nel 2013 la Banca d' Italia avvisò dei rischi e della necessità di una fase preparatoria più lunga. Però il consenso su quella tesi venne a mancare, e l' Italia al momento del voto in Europa non poté esprimersi votando contro da sola, per evitare che il mercato la punisse colpendo le sue banche.
Ora però, suggerisce Via Nazionale, serve una riflessione internazionale che tenga conto dell' esperienza fatta (in Italia soprattutto con le due banche venete e Mps) e della maggiore flessibilità adottata negli Stati Uniti e in Giappone. Occorre consentire l' uso dei fondi di garanzia dei depositi a scopo preventivo (la Ue lo ha impedito nel caso Tercas e lo ha limitato per Carige) e non applicare le stesse norme alle grandi banche e a quelle medio-piccole. A queste infatti se non sono di interesse pubblico (e in tali condizioni si trova un centinaio di istituti, su 3000 della zona euro) non resta altro destino che la liquidazione coatta in caso di problemi. Ciò comporta una spinta a una «eccessiva concentrazione» del comparto bancario, con il rischio di penalizzare il finanziamento alle piccole e medie imprese.
Comunque le banche minori devono aggregarsi e mettersi assieme per cedere gli Npl. Così Bankitalia torna a esortare i piccoli istituti a «conseguire economie di scala che consentano di investire adeguatamente in nuove tecnologie e di smaltire più agevolmente i crediti anomali, attraverso l' attivazione di forme di cooperazione più stretta o di processi di consolidamento».