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    "CON TUTTO IL RISPETTO PER L'INGHILTERRA SUL PIANO TECNICO LA VERA FINALE È STATA ITALIA-SPAGNA" – GARANZINI: "MERITAVA LA SQUADRA DI LUIS ENRIQUE. E' STATA UN'ITALIA VECCHIA MANIERA, CAPACE DI MORDERE SOLTANTO IN CONTROPIEDE. SEGNO CHE L'ARROCCO FA ANCORA PARTE DEL DNA DI UNA NAZIONALE CHE PAREVA AVER MUTATO PELLE. E INVECE NON HA DISIMPARATO A DIFENDERSI…"


     
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    Gigi Garanzini per “La Stampa”

     

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    Meritava la Spagna, tanto vale cominciare da qui. Ma in finale c'è andata l'Italia che ha giocato peggio ma ha calciato meglio i rigori. Con tutto il rispetto per l'Inghilterra, sempre che batta la Danimarca, la vera finale dal punto di vista tecnico l'abbiamo vista, sofferta e alla fine goduta ieri sera. Il timbro formale lo ha messo Jorginho, da rigorista principe, gli azzurri se lo sono meritato accettando sin dall'avvio l'altrui superiorità.

     

    E' stata un'Italia vecchia maniera, capace di mordere soltanto in contropiede. Segno che l'arrocco fa ancora parte del dna di una Nazionale che pareva aver mutato pelle: e invece non ha disimparato a difendersi.

     

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    Per un tempo intero l'Italia ha quasi soltanto sofferto. Due volte ha messo il naso fuori e due volte ci è andata vicino, prima per demerito di Unai Simon poi con una traversa scheggiata da Emerson. Ma la palla l'ha vista poco, e questo in una squadra costruita su di un (sin qui) magnifico centrocampo ha progressivamente generato frustrazione. Bravi loro, parecchio più bravi. Nel palleggio, nella pressione, nel tenere sempre aperto l'intero fronte d'attacco.

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    E bravo Luis Enrique nel rinunciare al centravanti, accentrando Olmo da falso nueve di inserimento: un po' meno a scegliere Oryazabal che si è mangiato due gol clamorosi. Senza un punto di riferimento, senza un Lukaku da mordere, Chiellini ha fatto numero, non avendo le caratteristiche per saldarsi ad un centrocampo palesemente in minoranza, che da punto di forza, e che forza, si è ritrovato all'improvviso punto debole.

     

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    Poi sul più bello, anzi sul più brutto perché la Spagna sembrava sempre più vicina al gol, è arrivato il gioiello di Chiesa. E subito dopo i cambi, più indispensabili che opportuni. Difatti, liberati dalla presenza di Immobile, Chiesa e Berardi si sono sistemati in ampiezza: e con Insigne a sua volta falso nueve, gli azzurri sono diventati speculari agli spagnoli. Che a quel punto però nella partita a scacchi hanno inserito Morata, ed è quasi subito arrivato il pari. Supplementari, allo stremo reciproco delle forze, e ancora Spagna più vicina al gol. Poi la sentenza, dal dischetto, che ne cancella tante altre sofferte in passato.

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