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    COSTANZO SHOW RELOADED - SE VOGLIAMO ASSISTERE ALLA “VITA”, NON POSSIAMO PRESCINDERE DAL SUO “SPETTACOLO”: CON UNA PUNTATA DEDICATA A FALETTI TORNA IL TALK CHE NON ERA SOLO “PROTO-REALITY” MA SUMMA DI ALTO E BASSO, AVANSPETTACOLO E DRAMMA, MISERIA E NOBILTA’


     
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    Luigi Galella per il “Fatto quotidiano

    Maurizio Costanzo Maurizio Costanzo

     

    Il “Maurizio Costanzo Show” aspirava all’eternità. Chi lo ha visto nascere, nel 1982, lo ha vissuto, sera dopo sera, come una parte naturale e permanente del paesaggio televisivo. Come se ci fosse sempre stato e sempre, ineffabile e familiare, fosse destinato a esserci. Come le valli e i monti, consueti e sconosciuti, per quel pastore errante, che nella tarda serata, guardando in alto, viene catturato da felicità e sgomento e incredulo interroga il cielo: “Che fai tu, luna, in ciel? dimmi, che fai”.

     

    A fare, il “Costanzo Show” faceva. Creava personaggi, li plasmava traendoli dal fango dell’impopolarità, come dei Golem, e li consegnava alla celebrità; raccontava storie, presentava casi umani, inscatolava piccoli mostri da osservare incuriositi, come al circo, e deliziose fanciulle alla ricerca di miliardari da sposare; determinava il successo di romanzi, romanzieri, attori, filosofi, medici, psicanalisti, viaggiatori, poeti, indovini, comici. E di chiunque appartenesse, con un tratto caratteriale distintivo, alla multiforme comédie humaine .

    giorgio faletti a teatro giorgio faletti a teatro

     

    Perché è vero, le apparizioni televisive sono decisive, ma non tutti i palchi hanno uguale risonanza: quello del “Parioli” di Roma, che mescolava abilmente cultura alta e bassa, era autorevole senza sussiego. Quasi sempre con ironia, con quella postura del fare ed essere tv di “sguincio”, come direbbe il suo inventore. Non era, tuttavia, solo tv. Perché insieme conteneva se stessa, osservandosi e sorridendo: summa e riepilogo, avanspettacolo e dramma, miseria e nobiltà. In passerella.

     

    Giorgio Bracardi Giorgio Bracardi

    Ritorna oggi, il talk-show più longevo della storia, in seconda serata, sempre su Canale5, per otto settimane. Lo fa, perché forse non è mai andato via, via dal paesaggio televisivo, apparentemente cambiato dopo l’avvento dei reality, che però devono molto a quel proto-format, che ne rappresenta l’antico ceppo e suggerisce i migliori spunti. Reality che si fondano sulla necessità ingenua e velleitaria di raccontare la vita, così come essa è. Il “Costanzo Show”, invece, la trasferiva sul palcoscenico, col doppio filtro del teatro e della tv, come a ricordarci che se proprio vogliamo assistere alla “vita”, se è questo che ci interessa, paradossalmente non possiamo prescindere dal suo “spettacolo”.

    teatro parioli teatro parioli

     

    Il primo degli otto lunedì previsti viene dedicato a Giorgio Faletti, la cui scomparsa così Costanzo ricorda. L’artista dalle mille facce, ultima delle quali la scrittura romanzesca, con cui ha conseguito uno dei più grandi successi editoriali italiani di tutti i tempi, era divenuto popolare con “Drive in” ed era presente sul palco romano, soprattutto negli anni 80 e 90.

     

    MAURIZIO COSTANZO SHOW MAURIZIO COSTANZO SHOW

    Vedere spezzoni dello show, distribuiti negli anni, ha l’effetto spiazzante di contrarre la storia e l’evoluzione personale e artistica del personaggio, di appiattire brutalmente la diacronia nella sincronia, come se i volti che cambiano non fossero che diversi abiti di scena di un’unica serata. Inevitabile, la fitta nostalgica, il rimpianto di ciò che si è perduto. Anche se, nel caso di Faletti, la nostalgia è resa dolce dal carattere stesso della persona, che una sera confessò una colpa imperdonabile per il mondo dell’arte cui apparteneva: d’essere un buono.

     

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