Alberto D’Argenio per “la Repubblica”
MERKEL ORBAN
Finalmente - dopo settimane di negoziati - Parlamento europeo e (a nome dei governi) presidenza tedesca dell'Unione raggiungono l'accordo su come vincolare i fondi europei allo Stato di diritto. È il primo passo per l'approvazione finale del Recovery Fund. Resta il nodo Bilancio Ue 2021-2027, che l'Assemblea vuole rinforzare mentre i governi nicchiano. Si spera di chiudere anche questo capitolo entro la prossima settimana, ma già un nuovo ostacolo sembra frapporsi all'esborso dei 750 miliardi per la ripresa decisi a luglio dai leader: Polonia e Ungheria minacciano il veto per via del meccanismo sulla rule of law .
paolo gentiloni valdis dombrovskis
«Il Parlamento europeo la smetta di ricattare l'Ungheria», è la reazione della ministra della Giustizia di Budapest, Judit Varga. Esplicito anche il collega polacco Janusz Kowalski: «Veto o morte è lo slogan-simbolo della difesa della sovranità polacca ». L'opposizione dei "due Visegrad" rischia di rendere vano lo sforzo negoziale di queste settimane: quando ci sarà accordo anche sul Bilancio, il pacchetto verrà votato dagli ambasciatori Ue, che potranno decidere a maggioranza aggirando il potenziale veto di Budapest e Varsavia.
Ma poi toccherà ai ministri, e li ci vorrà l'unanimità. Non solo, una volta congedato, il tutto dovrà essere ratificato dai parlamenti nazionali e una singola bocciatura manderebbe tutto all'aria. La scommessa degli altri governi e dell'Europarlamento è però che Polonia e Ungheria bluffino, visto che bloccando Recovery e Bilancio Ue perderebbero i generosi fondi Ue a loro assegnati.
URSULA VON DER LEYEN
Quindi resta la speranza di chiudere anche sul budget entro la prossima settimana e consentire ai parlamenti di iniziare le ratifiche. Se tutto andasse liscio, il Recovery partirebbe a febbraio, con un mese di ritardo rispetto al calendario. «I primi fondi - ha spiegato il commissario all'Economia Paolo Gentiloni - arriverebbero a tarda primavera ».
Un ritardo non drammatico, anche se l'economia europea ha bisogno di sostegno. Lo dimostrano le previsioni economiche pubblicate ieri dalla Commissione Ue, secondo le quali la seconda ondata di Covid, dopo un rimbalzo estivo della crescita superiore alle attese, ha bloccato la ripresa, azzerando l'economia nel quarto trimestre dell'anno. Con il risultato di rallentare il reddito nel 2021. Per Bruxelles significa che l'economia italiana «non tornerà a livelli pre pandemici entro il 2022».
giuseppe conte roberto gualtieri
Solo Germania e Polonia potrebbero riuscirci. Secondo la Ue, dunque, a fine anno l'eurozona registrerà lo storico calo del Pil del 7,2%, dato migliore rispetto a quello previsto in primavera (-8,7%) proprio a causa del rimbalzo estivo. Tuttavia le nuove misure restrittive anti Covid fiaccano il rimbalzo del 2021: la ripresa del Pil sarà del 4,2%, meno del 6,1% stimato a luglio. Identica dinamica per l'Italia: la perdita di reddito nel 2020 sarà del 9,9% anziché dell'11,2%, ma nel 2021 il rilancio sarà del 4,1% e non del 6,1% (con disoccupazione all'11,6%). Previsioni oltretutto soggette a enormi rischi al ribasso, come spiegava Gentiloni: «La pandemia potrebbe durare più a lungo, in questo caso nel 2021 occorreranno misure di contenimento più stringenti e prolungate con crescita più bassa e disoccupazione più elevata ». Ci sono anche possibili fattori al rialzo: un buon accordo commerciale post Brexit, un vaccino in tempi rapidi o un eccellente uso del Recovery da parte dei governi.