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    I TERRORISTI DE’ NOANTRI - CONDANNATA A 4 ANNI ALICE ‘’AISHA’’ BRIGNOLI, ANCHE NOTA COME ‘’MAMMA ISIS’’ – NEL 2015 ERA PARTITA DA LECCO VERSO LA SIRIA CON IL MARITO MAROCCHINO E I TRE FIGLI DI 2,4 E 6 ANNI ‘’PER FARLI DIVENTARE FUTURI COMBATTENTI’’ – E’ STATA RIPORTATA IN ITALIA INSIEME AI FIGLI GRAZIE A UNA COOPERAZIONE DI CURDI, FBI, MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI E AISE - LA DONNA ERA CONVINTA DELLA SCELTA CHE...


     
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    Gabriele Carrer per "la Verità"

    alice brignoli mamma isis e marito alice brignoli mamma isis e marito

     

    È stata condannata a 4 anni di carcere per associazione a delinquere con finalità di terrorismo internazionale Alice Brignoli, la foreign fighter italiana arrestata il 29 settembre 2020 in Siria, dove era scappata con il marito, Mohamed Koraichi, e i figli.

     

    Lo ha deciso ieri la gup di Milano Daniela Cardamone, che ne ha disposto anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici. Il giudice ha stabilito inoltre una provvisionale, immediatamente esecutiva, di 5.000 euro per ognuno dei quattro figli della donna.

     

    Nel processo con rito abbreviato, i pm Alberto Nobili e Francesco Cajani avevano chiesto una pena a 5 anni. Le motivazioni saranno esse note tra 30 giorni. La difesa, invece, aveva chiesto l' assoluzione perché non sarebbe provata la sua partecipazione allo Stato islamico.

    alice brignoli mamma isis alice brignoli mamma isis

     

    Per la pubblica accusa quella di Alice Bignoli, diventata Aisha e ribattezzata «mamma Isis», è una storia di «fanatismo». Un viaggio iniziato nel settembre 2015, a pochi mesi dalla proclamazione della nascita dello Stato islamico, quando con il marito di origine marocchina e i tre figli di 2, 4 e 6 anni partirono da Lecco per raggiungere la Siria.

     

    Una «scelta strategica», quella di portare i figli «per farli diventare futuri combattenti, come è successo al più grande dei loro bambini».

     

    Aisha non era vittima dell' estremismo del marito. Era convinta della sua scelta radicale, di quei progetti che con il marito condivideva: «Con grande entusiasmo, addestra e indottrina i figli in tenera età ed è talmente fiera che la sua foto profilo di Whatsapp mostra i tre figli vestiti da combattenti con il dito alzato», ha spiegato l' accusa.

     

    Ma non è tutto. La donna avrebbe «cercato di convertire la madre e altri familiari», hanno ricostruito gli inquirenti.

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    Il magistrato Nobili, a capo del pool dell' antiterrorismo milanese, ha spiegato che la donna «ha ringraziato noi e il Ros che si è attivato con tutte le sue forze e con il massimo dell' impegno non solo personale ma anche tecnologico, informatico e strategico», per individuare, tra oltre 4.000 persone, lei e i suoi figli in un campo, come quello di Al-Hol in Siria.

     

    Un luogo «in cui è complesso parlare di futuro e in cui ci sono realtà veramente dure anche perché la politica internazionale si muove con diverse prospettive e omogeneità. Non tutti seguono la linea italiana di recupero dei cittadini all' estero». E infatti, ha aggiunto il magistrato, «lei stessa si è resa conto di quanto sia stato importante il suo ritorno in Italia per la sua vita e per il suo futuro».

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    Prima della sentenza, la donna ha reso alcune dichiarazioni spontanee dicendosi «una persona diversa rispetto a come mi descrivono: non ho mai avuto intenzione di fare soffrire i miei figli e vorrei ripartire da capo con loro se mi venisse data la possibilità di farlo».

     

    «Brignoli ha iniziato un percorso» per uscire dalla radicalizzazione e per «recuperare la sua identità che secondo le sue stesse parole era stata smarrita per strada», ha sottolineato il pm Nobili. «Nel suo percorso», ha continuato, «è molto aiutata» dal rapporto con i quattro figli, «che quotidianamente le è consentito di sentire e di chiamare».

     

    «La condanna non fa bene a nessuno», ha aggiunto. «L' obiettivo non era quello, speriamo davvero invece che questo inizio di percorso di recupero della Brignoli possa concludersi in modo positivo».

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    Quella di Aisha è una storia non soltanto di fanatismo. Ma anche di cooperazione internazionale. Infatti, è stato grazie al coinvolgimento di curdi, Fbi, ministero degli Affari esteri e Aise che è stato possibile «riportare alla vita quattro ragazzini e la mamma», come aveva spiegato il pm Nobili.

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