Valentina Conte per la Repubblica
LANDINI E CAMUSSO CONTRO RENZI
Sostenevano il Sì al referendum del 4 dicembre. Ora dicono no alle elezioni in autunno. Con identica motivazione: stabilità. E una sola eccezione: la Cgil, allora schierata contro la riforma costituzionale, oggi contro le "rotture traumatiche", in nome della battaglia per il lavoro. L' establishment economico- sindacale non vuole le urne anticipate. Non tanto per il possibile rinvio della legge di Bilancio. Quanto per l' accanirsi della speculazione. Borse in rosso - ieri un assaggio con Milano giù del 2% spread in risalita (ieri a 189 da 175), mercati che vendono Italia a mani basse, scommettendo sull' ingovernabilità. Uno scenario da evitare ad ogni costo.
VINCENZO BOCCIA CONFINDUSTRIA
Confindustria lo dice esplicitamente. «Abbiamo bisogno di governi stabili, non di tornare a una società consociativa e corporativa», ripete il presidente Vincenzo Boccia. Gli industriali temono come la peste l' interruzione di legislatura. E soprattutto il dopo disordinato, senza un governo possibile in grado di mettere in sicurezza i conti, abbassare le tasse sul lavoro, rinnovare gli sgravi di Industria 4.0. Il ministro Calenda, coccolato come il Macron italiano, al momento pare il solo nell' esecutivo Gentiloni a condividere le loro tesi: «Alle elezioni bisogna arrivarci nei tempi giusti, evitando l' esercizio provvisorio». Più esplicito di così.
CARLO CALENDA1
Anche i grandi banchieri sono in fibrillazione. Votare tra quattro mesi, con l' estate di mezzo, significa lasciare in mezzo al guado il dossier più caldo di tutti: gli istituti di credito in difficoltà. In primis, la ricapitalizzazione di Mps e delle banche venete. La delicata trattativa in corso con Bruxelles necessita di nervi saldi, autorevolezza e continuità. Se l' Italia fosse il primo paese europeo ad applicare il bail in, portando al fallimento Popolare Vicenza e Veneto Banca, la situazione precipiterebbe così in fretta da non riuscire a immaginare neanche un piano B.
ignazio visco
Per questo negli ambienti finanziari si guarda a Bankitalia. Il governatore Visco dovrà pronunciarsi domani, nella sue "Considerazioni finali" e, proprio davanti alla platea del no voto: industria, finanza, sindacato. La speranza di un autorevole richiamo all' esigenza di "preservare le condizioni per la stabilità finanziaria" è altissima. Concetto caro a Visco, mai parco nell' additare il «costo economico dell' incertezza» che deriva dalle fibrillazioni politiche.
Tace, al momento, l' altro interlocutore dell' economia italiana. «Elezioni anticipate in Italia? Scenario che non mi riguarda », ripete il ministro "tecnico" Padoan. Dietro le quinte però avanzano le prime ansie. Non tanto per il calendario dei conti pubblici: nota di aggiornamento al Def da presentare entro la fine di settembre e legge di Bilancio entro metà ottobre. Sia la Germania, al voto il 24 settembre, che la Spagna in tempi recenti hanno ottenuto deroghe da Bruxelles.
PADOAN
«Un governo in carica per gli affari ordinari non può fare la Finanziaria, al limite solo l' aggiornamento del quadro economico», ragionano fonti ministeriali. «E la legge si deve approvare entro il 31 dicembre, c' è tutto il tempo senza bisogno di sforare nel 2018 con l' esercizio provvisorio». Il vero nemico in agguato, il più temuto in via Venti Settembre, è la speculazione. I mercati che annusano l' avanzata dei populisti anti-euro e perciò puntano tutto sul "caos istituzionale". Lo spread sull' ottovolante. Piazza Affari sotto assedio. L' idea di Renzi - affacciata nell' intervista al Messaggero - di una finanziaria estiva viene considerata alla stregua di battuta. «Si va a votare prima proprio per evitare gli effetti deleteri di una manovra pesante. O no?».