1 - «IL PD FACCIA CHIAREZZA SU ALLEATI E IDENTITÀ» I PALETTI DI BONACCINI (E L'OMBRA DI NARDELLA)
Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
STEFANO BONACCINI
Nel Pd che si prepara al congresso resta un'unica vera incognita: cosa farà Dario Nardella? Il sindaco di Firenze, che domenica a Roma terrà una grande convention a cui parteciperanno molti primi cittadini e anche esponenti di altre forze politiche, non scopre ancora le sue carte: «Ora sto lavorando sodo per questo evento, poi deciderò sulla candidatura».
Secondo Matteo Renzi, che qualche tempo fa ha avuto un colloquio con lui, si candiderà: «Io ho capito così». E anche molti dem la pensano così. Il suo amico Beppe Sala sarebbe favorevole: «Quello di Dario è un profilo importante e interessante. È una persona preparata ed è alla fine del suo mandato quindi è legittimo che pensi ad altro». Poi il sindaco di Milano tira una stoccata a Stefano Bonaccini ed Elly Schlein: «Vedo una partita che può portare nuovamente a una radicalizzazione delle proposte».
schlein bonaccini
Dunque Nardella potrebbe scendere in campo non solo in ticket con Elly Schlein ma direttamente in proprio, sottraendo alla leader di Occupy Pd consensi anche di maggiorenti dem (innanzitutto di Dario Franceschini, il cui candidato all'inizio era proprio il sindaco di Firenze). Schlein, sia detto per inciso, ancora non ha preso una decisione definitiva e intanto non ha più il sostegno - che tutti, anche tra i dem, davano per certo - di Romano Prodi.
Nel frattempo, Bonaccini è già partito. Con lui diversi primi cittadini: quello di Mantova Mattia Palazzi, il sindaco di Torino Stefano Lo Russo e quello di Bari Antonio Decaro.
Senza contare l'appoggio dei primi cittadini di Reggio Emilia, Rimini, Ravenna e Piacenza.
MATTEO RENZI E STEFANO BONACCINI
In un'intervista all'Aria che tira in onda su La7, il governatore dell'Emilia-Romagna fissa le linee del «suo» Pd che dovrà essere «un partito popolare, non populista». E si rivolge a M5S e Terzo polo , senza far loro sconti: «Dovrebbero pensare a come fare opposizione al governo anziché criticare il Pd. Il M5S ha più che dimezzato i voti di 5 anni fa e Renzi e Calenda hanno la metà dei voti del Pd, così criticato. Starei molto attento a presentare come vincenti forze che hanno perso come e più di noi».
Quindi Bonaccini prosegue così: «Noi siamo ancora il secondo partito di questo Paese, il primo partito fra le opposizioni. I sondaggi contano poco, contano i voti nelle urne.
Ora abbiamo il dovere di fare bene opposizione e pretendere anche dalle altre opposizioni che si faccia opposizione a questa destra e a questo governo. Terzo polo e M5S si mettano in testa che senza Pd non c'è coalizione in grado di battere la destra».
Ma il governatore dell'Emilia-Romagna ammonisce anche il suo partito: «Il Pd deve precisare la propria identità, essere molto chiaro, non regalare la rappresentanza della sinistra a Conte e quella dei moderati al Terzo polo».
Quanto alle alleanze, «non si studiano a tavolino: vedremo chi ci vorrà stare».
DE LUCA EMILIANO LETTA 3
Di sicuro, ribadisce quindi Bonaccini, «se il centrosinistra rimarrà diviso questa destra governerà per i prossimi venti anni. Perciò io vorrei che il Terzo polo e il M5S a un certo punto spiegassero e dicessero all'Italia cosa vogliono fare dei voti che hanno raccolto. Tenerli in una cassaforte per dire che hanno ragione loro o provare a discutere nel merito, seriamente, di cosa serve al Paese». Le frecciate di Bonaccini al Terzo polo non sono piaciute al leader di Azione Carlo Calenda che su Twitter sfida il governatore a dire «qualcosa di riformista» su Jobs Act, reddito di cittadinanza e armi all'Ucraina. Ma Bonaccini, dopo aver ricordato di aver parlato «più volte» di questi temi, chiude la polemica con queste parole: «Diventeremmo surreali io e a te a discutere di cose così serie su Twitter».
2 - PD, IL PESO DEI CAPICORRENTE SULLA SFIDA DELLA VIA EMILIA GLI SCHIERAMENTI IN CAMPO
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
elly schlein bonaccini
Ci mettiamo dentro personalità esterne oppure anche politici? La discussione che anima il Pd adesso è concentrata sulla direzione di giovedì, quando Enrico Letta dovrà comunicare i nomi dei componenti della commissione costituente, circa 30-40 persone che nelle prossime settimane lavoreranno a una nuova carta dei valori e dei principi del Pd, cominciando poi a buttare giù le regole per arrivare alla seconda fase del percorso, quella congressuale e delle primarie.
Il segretario uscente avrebbe preferito individuare solo nomi di area, intellettuali o accademici, senza tessere o ruoli. Ma in queste ore c'è un certo pressing per arrivare a una composizione mista, con esponenti di partito. Coinvolgendo nella ricerca anche le realtà esterne che stanno partecipando al processo, da Articolo 1-Mdp a Demos, oppure singoli esponenti come Elly Schlein. Si fanno molti nomi: Luigi Manconi, Massimo Bray, Enrico Giovannini, Fabrizio Barca, l'ex segretario della Fim-Cisl Marco Bentivogli oppure qualcuno vicino alla Cgil, tra giuslavoristi e membri di centri studi o fondazioni culturalmente vicine alla sinistra.
nardella franceschini
E però la cronaca dice che il percorso che porterà all'elezione di una nuova assemblea nazionale (per l'80 per cento composta dal vecchio Pd, per il 20 dai "nuovi") rischia di venire offuscato dall'antipasto delle primarie. «Logica avrebbe voluto che le candidature si presentassero dopo la costituente ma non è scontato che in politica si segua una logica...», dice il vicesegretario Peppe Provenzano.
Il riferimento è ovviamente alla candidatura annunciata domenica da Stefano Bonaccini, il presidente dell'Emilia-Romagna che al momento non è il favorito ma poco ci manca. Oltre a lui, sono in corsa anche la ex ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli e più o meno ufficiosamente il sindaco di Pesaro Matteo Ricci, atteso per domani a Legnano, in provincia di Milano, e venerdì a Roma, due eventi pubblici che segneranno con ogni probabilità il lancio anche della sua candidatura.
bonaccini renzi
Insomma, si doveva andare oltre il Pd, o perlomeno provarci, e invece tira già aria di congresso, con le correnti che di fatto si stanno sgretolando. Domenica ad esempio è prevista un'altra convention, stavolta del sindaco di Firenze Dario Nardella. Si candiderà anche lui? Oppure potrebbe convergere su Bonaccini, magari opzionando per sé la presidenza del partito?
A quel punto un Pd così disegnato sarebbe sempre più quello dei territori e degli amministratori, guidato da un presidente di Regione e da un sindaco. «Il rilancio del Pd adesso passa soprattutto dalla forza creativa, innovatrice e credibile dei sindaci italiani », diceva Nardella ieri da Milano, presentando il suo libro con Beppe Sala. Bonaccini per adesso può contare sull'appoggio della destra interna, cioè Base riformista. Matteo Orfini fa sapere che invece l'area dei Giovani turchi non ha ancora una posizione chiara, «faremo una riunione interna la prossima settimana, vorremmo capire meglio la questione dei programmi. E poi mancano ancora tutte le candidature, difficile decidere così».
goffredo bettini andrea orlando foto di bacco
C'è anche da vedere come si evolverà la "questione meridionale", ovvero se Vincenzo De Luca e Michele Emiliano, presidenti di Campania e Puglia, si faranno avanti contro il piano nordista e pro-autonomia di Bonaccini. Spaccature trasversali, perché sul fronte più di sinistra bisogna capire se a parte Schlein si candiderà anche un esponente laburista, come ad esempio Andrea Orlando o un altro ligure, il capogruppo della delegazione europea Brando Benifei.
La neodeputata emiliana sulla carta ha già il sostegno di Dario Franceschini, che ha un peso non da poco nelle dinamiche interne. Anche se finora l'unico appoggio pubblico è arrivato dalla sardina Mattia Santori, che però è anche lui un indipendente del Pd. «Schlein potenzialmente pesca più fuori dal partito che dentro - è l'analisi di un parlamentare ben addentro - E sul piano politico poi quale sarebbe la discontinuità con Enrico Letta? A parte la guerra, hanno posizioni simili su praticamente tutto». Un eventuale endorsement di Letta non sembra molto conteso. Di sicuro il reggente non ha alcuna intenzione di esporsi, perlomeno in questa fase costituente che si concluderà il 20 gennaio.
ORLANDO GIOCA A CALCIO
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