Paolo Brusorio per “la Stampa”
GIANNI PETRUCCI CONI
A Verona la nazionale di basket prepara l' imminente mondiale. Da lì il presidente federale Gianni Petrucci ha seguito la querelle Governo-Cio in merito alla neonata legge dello Sport che allo stato dell' arte viola fondamentali punti della carta olimpica.
Presidente, teme l' esclusione dell' Italia da Tokyo 2020?
«Non sono molto preoccupato».
Non la fa un po' facile?
«Primo: quello che ho letto è una lettera non firmata da Bach in risposta alla richiesta del Coni e indirizzata ai membri del Cio. Secondo: i decreti delegati non sono decreti legge e quindi sono modificabili. E vedrà che il sottosegretario Giorgetti con sensibilità e intelligenza interverrà dove serve per chiarire i punti critici. E, per sgombrare il campo dagli equivoci, conoscono le mie idee politiche.
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Il Cio invita il governo italiano a presentarsi a Losanna per trovare una soluzione. Giusto andarci?
«Conosco Giorgetti, è una persona che dialoga»
Più in generale la pax che abbiamo visto a Losanna culminata con l' assegnazione dei Giochi 2026 all' Italia, è svanita. Il governo contro il Coni: non un grande spettacolo.
«L' esperienza mi ha insegnato che quando si gestisce un ente importante come il Coni bisogna tenere il volume basso. L' autoreferenzialità non serve, finisce per essere dannosa. In certi casi serve del realismo operativo».
malagò giorgetti
Si riferisce al presidente del Coni Malagò? Dove ha sbagliato?
«Non entro nel merito. La mia non è una battaglia contro Malagò. Ho diretto il Coni per 14 anni e ne vado fiero, i miei inizi con il governo Tremonti non furono facili eppure superammo i problemi. Bravura? Fortuna? Non so. Certo, non ho mai messo l' io davanti prima di confrontarmi con la politica».
Sprezzanti del deficit da contenere entro il 3% (solo per fare un esempio), incuranti della carta olimpica: la legge sullo sport verrà anche modificata, ma certo questo governo non ha grande attenzione per le norme. O no?
«È vero, potevano pensarci prima. Non l' hanno fatto. Ora è inutile andare al muro contro muro. Se poi ci sono due persone di cui fidarsi sono proprio Giorgetti e Sabelli, l' ad di Sport e Salute. Decisionisti? E che cosa devono fare, stare a guardare? Con il buonismo, diceva Alberoni, non si risolvono i problemi ».
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Malagò vuole difendere l' autonomia dello sport. Non è d' accordo?
«Si fanno le battaglie che si possono vincere. E questa, è chiaro, non si è vinta. Si devono rispettare le scelte anche se non condivise».
Sa di resa incondizionata.
«No, di intelligenza politica. Personalizzare le battaglie non è mai stato produttivo. Esiste il noi proprio per questo».
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Posto che la questione Cio rientri, resta una spaccatura dentro la spaccatura: cinque federazioni - basket, calcio, volley, nuoto e tennis - apertamente in contrasto con la gestione di Malagò. Come se ne esce?
«E se fossero gli altri in contrasto con noi? Mi dica come si fa a non tenere conto delle posizioni di cinque federazioni così importanti, come si fa a tirare dritti senza porsi delle domande».
Quindi?
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«Quindi il problema non si pone più. Con la nuova legge il Coni non è più di fatto il ministero dello sport, come lo è stato dai tempi di Onesti, ma solo di quello olimpico. Il resto da oggi verrà gestito diversamente».
Con tanti saluti all' autonomia dello sport?
«Senta, il governo ci dà 460 milioni, come si fa a parlare di autonomia. Quanto meno è parziale. E sottolineo, quanto meno».
Rimarrà il muro contro muro tra voi e il presidente del Coni?
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«Parlo per la mia federazione e dico che non si è fatto molto per recuperare il rapporto. Ho espresso una posizione e non sono stato preso in considerazione, ma forse non era così sbagliata. Non ho nulla di personale contro Malagò, ma i fatti sono questi».
Ottenuti i Giochi 2026, Malagò ha subito annunciato la propria ricandidatura a presidente del Coni. Ha fatto bene?
«No comment».
Lei però non viene da Marte, quattordici anni da presidente del Coni: possibile che funzioni male solo ora?
carraro malago petrucci cucci pescante zazzaroni
«Il Coni funziona e ha sempre funzionato. Con me e prima di me. Ora i tempi sono cambiati, è cambiato il mondo e in Italia il vento politico. Questo governo ha un' idea diversa sulla gestione dello sport, meglio sarebbe stato usare i toni bassi. E dialogare. Invece si è scelta una strada diversa, difficile lamentarsene poi».
Chiudiamo con il basket: la qualificazione ai Giochi passa anche dai prossimi Mondiali. L' Italia, dice lei, ci sarà: si può dire lo stesso della Nazionale di Sacchetti?
Petrucci uscita Malago
«È il mio sogno da quando sono seduto su questa poltrona».
Brucia ancora la delusione pre olimpica di Torino ?
«La digerirò solo quando sarò in Purgatorio».