TIZIANO RENZI MATTEO RENZI SERRACCHIANI
«Se un carabiniere falsifica prove, se un agente dei servizi segreti si intrufola dove non dovrebbe e c’è chi usa un presunto scandalo contro un esponente delle istituzioni, la verità prima o poi arriva. Hanno provato a colpire me ma verrà colpito chi ha tradito il senso dello Stato».
Parola di Matteo Renzi che da Milano interviene sulla vicenda Consip alla luce dei nuovi sviluppi che hanno coinvolto la pm Musti e il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo. «Lo scandalo Consip è nato per colpire me, finirà per colpire chi ha falsificato le prove contro il presidente del Consiglio» spiega. «C’è un giudice a Roma e ci fidiamo del giudice. Piena e totale fiducia nel lavoro della procura e di quel giudice». «Pretendiamo che la verità venga fuori», aggiunge.
HENRY JOHN WOODCOCK
La difesa del Capitano Ultimo
«Non ho mai svolto indagini per fini politici. Soprattutto, non ho mai parlato di Matteo Renzi con nessuno, nemmeno con la dottoressa Musti». Si difende così il colonnello dei carabinieri Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Totò Riina tirato dentro l’inchiesta Consip dall’audizione della procuratrice di Modena Lucia Musti. La circostanza apre un nuovo filone nell’inchiesta sulla Centrale acquisti della pubblica amministrazione.
Le accuse della pm
Michele Adinolfi
A far vacillare la posizione di «Ultimo» (che non sarebbe ancora indagato, ma potrebbe essere iscritto nel registro nelle prossime ore) le dichiarazioni della procuratrice di Modena Musti che durante l’audizione tenuta a luglio scorso al Csm ha riferito che durante alcuni incontri tra lei, De Caprio e il maggiore del Noe Gianpaolo Scafarto (già indagato per numerosi falsi e violazioni del segreto nell’inchiesta Consip) i due le avrebbero detto: «Dottoressa, lei, se vuole, ha una bomba in mano. Lei può far esplodere la bomba. Scoppierà un casino. Arriviamo a Renzi». Scafarto e Ultimo sono descritti durante la seduta come due personaggi «spregiudicati» e «esaltati».
CAPITANO ULTIMO CON L AQUILA
Il contenuto dei colloqui
Gli ex ufficiali del Noe avrebbero spiegato alla procuratrice che le due “bombe” erano rappresentate dall’inchiesta sulla Cpl Concordia, e dall’indagine su Consip.
I colloqui sarebbero avvenuti nella primavera del 2015: ad aprile di quell’anno, infatti, la procura di Modena aveva appena ricevuto gli atti dell’inchiesta sugli affari della coop Cpl Concordia, aperta dalla procura di Napoli e poi trasmessa per competenza territoriale nella città emiliana. In quelle carte c’era anche la conversazione tra l’ex premier Matteo Renzi e il generale della Guardia di Finanza Michele Adinolfi. La Musti ha spiegato di essersi sentita più volte sottopressione soprattutto sull’inchiesta sulla Cpl Concordia.
Il papà di Renzi
CAPITAN ULTIMO1
Il legale di Tiziano Renzi, l’avvocato Federico Bagattini, ritiene che quanto sta emergendo sull’inchiesta Consip dopo l’audizione della procuratrice di Modena rende la situazione «ancora più inquietante, soprattutto se l’attacco era al presidente del Consiglio attraverso un uso distorto dell’apparato giudiziario: siamo in un terreno che si chiama eversione». Il procuratore Giuseppe Pignatone, l’aggiunto Paolo Ielo e il pm Mario Palazzi che hanno acquisito le carte dal Csm si riuniranno la settimana prossima a piazzale Clodio per analizzarle. Solo dopo una prima valutazione i pm romani decideranno se iscrivere o meno nuove persone sul registro degli indagati.
PIGNATONE