Carlo Bertini per “la Stampa”
letta conte calenda
«È ora che le opposizioni si coordinino per creare un'alternativa a questo governo sovranista», dice Beatrice Lorenzin del Pd. «Un'intesa del "tutti contro" non serve a nulla», la gela la capogruppo del Terzo polo, Raffaella Paita. C'è un motivo semplice dietro il no di Carlo Calenda - e di Giuseppe Conte - all'offerta di Enrico Letta di costruire un fronte delle opposizioni. Entrambi vogliono mangiarsi le spoglie del Pd, che nei sondaggi continua la sua discesa (al 17 per cento) e che ha di fronte sei mesi di limbo in attesa di un congresso che ne ridisegni i connotati.
carlo calenda enrico letta 2
Solo che Calenda (assieme a Renzi) ha già dichiarato guerra, sfoderando ieri una frase che ha fatto drizzare le orecchie a molti. Alla festa del Foglio a Firenze, è andato giù piatto lanciando un'opa a cielo aperto: «La parte riformista del Pd deve smetterla di fare l'area di dissenso interno, che non conta nulla, e prendere atto che l'alleanza con il M5s è già nei fatti. Questo pezzo riformista del Pd deve prendere coraggio e aiutarci a costruire un'area riformista, liberale, europeista». Insomma, venite da noi, perché nel Pd siete nell'angolo.
E chi è questa «parte riformista» del Pd se non gli ex renziani che non hanno seguito Matteo nella scissione? Ovvero quell'area larga di riformisti cattolici moderati che fanno capo a Lorenzo Guerini? I quali come ovvio hanno risposto picche, ma l'operazione è già avviata, tanto che qualcuno parla di possibili «interlocuzioni» ad hoc di Renzi con lo stesso Guerini.
CONTE LETTA
Alessandro Alfieri, coordinatore della corrente Base riformista, uomo vicino al ministro della Difesa uscente, respinge le sirene terzopoliste, con l'argomento che «è alle porte un congresso che serve a investire sull'identità del Pd sotto il profilo programmatico e noi la battaglia riformista la facciamo dentro un grande partito plurale, non in partiti a leadership personale». Fatto sta che questa area ha in Stefano Bonaccini il candidato di punta, che ieri ha confermato la sua discesa in campo e vorrebbe fare le primarie al più presto. Proprio perché sa che stare fino a marzo nel limbo consente a terzo polo e M5s di provare a mangiare nel piatto del Pd, rubando consensi e parlamentari.
MATTEO RENZI - ENRICO LETTA
Ma Calenda ne ha detta anche un'altra a dimostrazione del suo disegno: ha proposto ai dem di allearsi alle regionali, evocando il nome di Cottarelli per la Lombardia e dell'assessore alla Sanità Alessio D'Amato, che «sarebbe un ottimo profilo per il Lazio».
Un ex cossuttiano, stimato anche da Letta, che dovrà gestire il primo nodo politico: i grillini non amano D'Amato (schierato a favore dell'inceneritore) e Conte poi vuole un «nome terzo» per fare un accordo. Se il Pd sceglierà il Movimento per un accordo sul Lazio (dove la destra potrebbe candidare Fabio Rampelli), Calenda avrà dimostrato ai «riformisti» dem ostili ai 5stelle che è inutile restare in quel partito. Viceversa, avrà imposto la sua linea al Pd. -
GIUSEPPE CONTE ENRICO LETTA