Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
Giuseppe Conte Lorenzo Guerini Dario Franceschini
Enrico Letta e Giuseppe Conte non si parlano da più di due mesi, ma tra il Pd e il M5S i canali di comunicazione non si sono interrotti. Alla Camera tocca ad Andrea Orlando mantenere i rapporti con il leader 5 Stelle (con cui comunque parlano sia Nicola Zingaretti che Peppe Provenzano), al Senato è soprattutto Dario Franceschini a portare avanti relazioni di «buon vicinato» con l'ex collega di governo Stefano Patuanelli.
Del resto, come afferma Orlando, dovrebbe essere interesse delle opposizioni «fare un sforzo comune» per fronteggiare la nuova maggioranza che si appresta a governare.
E il primo banco di prova sarà rappresentato dalle vicepresidenze sulle quali (salvo incidenti di percorso, sempre possibili con questo Parlamento) non dovrebbero esserci problemi tra gli ex alleati del fu campo largo. Conte punta su Chiara Appendino alla Camera e Patuanelli al Senato, il Pd deve ancora chiarirsi le idee sui suoi candidati.
Lo farà all'inizio di questa settimana quando i dem decideranno chi dovrà guidare le loro pattuglie parlamentari. Se Debora Serracchiani andrà alla vicepresidenza dell'assemblea di Montecitorio, al gruppo le subentrerà Anna Ascani.
CONTE GUERINI
Stesso schema al Senato, dove al posto di Simona Malpezzi potrebbe andare Valeria Valente, fedelissima del segretario uscente. Questo a meno che Letta non ritenga più opportuno fare un gesto di cortesia nei confronti del suo successore, prorogando le attuali capogruppo in attesa che il leader che verrà faccia la sua scelta.
Ma non sono le vicepresidenze l'ostacolo nei rapporti tra 5 Stelle e Pd, bensì le commissioni la cui guida spetta per legge (Copasir) o per consuetudine (Vigilanza Rai) alle opposizioni. E più precisamente è il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica a creare qualche tensione.
Conte, infatti, a quanto raccontano i suoi, è contrarissimo all'idea che vada a presiederlo Lorenzo Guerini, che pure ha tutte le carte in regola per ricoprire quel ruolo. Il leader di Base riformista, infatti, ha già presieduto questo organismo ed è tutt' ora ministro della Difesa. Però il capo del M5S vorrebbe che quel posto fosse affidato a un altro.
LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE
Non a un grillino, perché l'ex premier punta alla guida della vigilanza Rai («È adatta a noi e alle nostre battaglie», dice), ma a un dem dal profilo meno atlantista di Guerini. Il titolare della Difesa è dichiaratamente anti-putiniano e ha sempre contrastato Conte sull'invio delle armi all'Ucraina. Senza contare il fatto che ha costretto il recalcitrante Movimento a far passare insieme al resto della maggioranza tutti e 5 i decreti per i rifornimenti militari a Kiev. Insomma, su questo incarico si sta svolgendo un braccio di ferro sotterraneo tra dem e 5 Stelle e sarà interessante vedere se alla fine, pur di riallacciare i rapporti con i grillini, il Pd cederà sul nome del «suo» ministro della Difesa.
CONTE LETTA
E questo benché mezzo partito sia convinto che siano stati i Cinque Stelle a votare Ignazio La Russa per impedire che in una situazione di stallo Letta riuscisse a portare Pier Ferdinando Casini alla presidenza del Senato. Per quanto riguarda la Vigilanza, invece, i dem sembrano propensi ad assecondare i desiderata dell'ex premier che vuole piazzare lì un fedelissimo. Conte teme però che Italia viva gli giochi qualche scherzetto, anche se Matteo Renzi fa mostra di volere per il Terzo Polo solo la presidenza della futuribile commissione di indagine sul Covid. Sembra perciò avere ragione Carlo Calenda quando dice che «l'unità delle opposizioni non esiste». Almeno al momento, in futuro chissà.
giuseppe conte carlo bonomi lorenzo guerini LORENZO GUERINI GIUSEPPE CONTE