Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera
GIUSEPPE CONTE CON ENRICO LETTA
Un braccio di ferro da alleati. Enrico Letta e Giuseppe Conte si incontrano alla sede dell'Arel a Roma: un faccia a faccia di due ore per discutere dei (molti) punti che dividono Pd e Cinque Stelle in questa fase. Un incontro che si è concluso con un nulla di fatto, con i due leader che rimangono sulle loro posizioni, salvo ribadire l'importanza dell'asse progressista. «Io l'ho considerata un'ottima discussione, le divergenze le assumiamo ma abbiano voglia di andare avanti insieme», commenta a caldo Letta intercettato dai cronisti alla Camera. M5S e dem diffondono poi una nota fotocopia che pone l'accento sulla volontà di proseguire un cammino comune.
Al tavolo, però, il confronto tra Conte e Letta è serrato.
Specie su due punti: il termovalorizzatore di Roma e le posizioni differenti sulla guerra in Ucraina. Proprio su quest' ultimo punto lo scontro è stato particolarmente aspro. È Letta che spiega a Conte: «Sul conflitto noi non abbiamo cambiato rotta, la nostra posizione è chiara ed è la stessa sin dall'inizio. Bisogna moltiplicare gli sforzi per un negoziato ma non dobbiamo mai dimenticare che c'è un popolo, quello ucraino, che è stato aggredito e che va sostenuto e supportato nella sua resistenza». Una posizione che però è incompatibile con quella dei Cinque Stelle.
enrico letta e giuseppe conte 1
Non a caso, dal Movimento rimarcano che Conte ha ribadito a Letta che i Cinque Stelle non hanno intenzione di cambiare linea, ma vogliono continuare a indirizzare fortemente l'azione del governo, senza arretrare di un millimetro su guerra e transizione ecologica. Per l'ex presidente del Consiglio i temi su cui il Movimento si sta battendo e sui cui c'è attrito con i dem - ha spiegato al segretario del Pd - sono questioni di primaria importanza per il Movimento perché corrispondono a valori identitari.
«Non c'è quindi nessuna possibilità che il Movimento, ad esempio sulla guerra, sulla transizione ecologica, sul salario minimo, possa rivedere le sue posizioni», spiegano fonti M5S. E anche sul passaggio di Draghi in Parlamento riferiscono che Conte sia rimasto sorpreso di essere stato l'unico a sostenere la necessità di un confronto parlamentare, che dovrebbe essere del tutto scontato a distanza di oltre due mesi dall'inizio del conflitto.
Letta a sua volta è stato categorico sulla questione rifiuti. «Guarda che anche per noi i termovalorizzatori non sono certo il futuro, e questo lo abbiamo spiegato chiaramente, ma per Roma bisogna fare un'eccezione, visto qual è la situazione della Capitale, senza contare il fatto che nel 2025 ci sarà il Giubileo con un ingente afflusso di pellegrini e quindi bisognerà fare fronte al problema», ha detto il dem all'ex premier.
giuseppe conte enrico letta
Nel corso dell'incontro i due leader si sono rinfacciati i continui attacchi reciproci. Conte ha detto a Letta: «Dal tuo partito mi sono state rivolte molte accuse in questo periodo». Il segretario dem ha replicato: «Potrei dire altrettanto ma così non se ne esce. Piuttosto dobbiamo rafforzare la cooperazione tra di noi, tanto più che il centrodestra è diviso come non mai».
Secondo Letta sarà «difficile» riuscire a cambiare la legge elettorale prima del voto e quindi non bisogna assolutamente mettere a rischio l'alleanza con i Cinque Stelle. Il segretario del Pd lo ha chiarito anche ai suoi: «Le divergenze ci sono, è inutile negarlo, ma dobbiamo evitare strappi e rotture perché la prospettiva è sempre quella del campo largo, tanto più in vista delle prossime elezioni politiche». Intanto a creare ulteriore tensione tra gli alleati è la dichiarazione di Andrea Marcucci.
giuseppe conte
Il senatore dem a Un giorno da pecora su Rai Radio1 replica così alla ipotetica candidatura di Luigi Di Maio nelle liste del Pd: «Mi risulta che sia iscritto al M5S, dopo di che Di Maio è molto maturato e ha dato buona prova di sé al governo. Se il Pd deciderà di avere delle autorevoli personalità esterne, in questo caso sì». Tra le novità spunta anche la delibera con cui la Commissione di garanzia degli statuti ha ammesso il Movimento al due per mille: la votazione non è stata all'unanimità ma di misura. Su cinque componenti due hanno votato contro l'ammissione.
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