Giuliano Foschini per “la Repubblica”
giuseppe conte gennaro vecchione
L'Italian gate non è finito. Anzi, forse è appena cominciato. Perché nei prossimi giorni l'ex premier Giuseppe Conte è possibile, anzi quasi certo, che dovrà tornare davanti al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, e rispondere alle domande dei parlamentari su quello strano Ferragosto del 2019 quando a Roma sbarcò il segretario della Giustizia, William Barr.
Dovrà spiegare, prima di tutto, come mai il suo capo dell'Intelligence, Gennaro Vecchione, non lo avvisò - questo ha detto Conte ieri in un lungo post su Facebook - di una cena che si tenne dopo l'incontro nella sede del Dis. Una circostanza sicuramente non neutra non fosse altro che la cena, come l'incontro, erano state concordate seguendo dei binari non esattamente istituzionali.
william barr
Non erano stati avvisati, infatti, i vertici delle due agenzie di intelligence (Aise e Aisi), non fu avvisato il Copasir. E soprattutto l'incontro fu deciso scavalcando tutti i protocolli in un passaggio in cui evidentemente la forma diventa sostanza.
Ma Conte non sarà il solo, probabilmente, a dover tornare al Copasir per chiarire una serie di elementi che, prima delle rivelazioni di Repubblica, erano stati taciuti. Come ha chiesto ieri il segretario del Comitato (oggi la richiesta verrà ufficializzata nel comitato di presidenza), Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, a tornare davanti ai parlamentari potrebbe essere anche l'ex capo del Dis Gennaro Vecchione - che ieri contattato non ha voluto rispondere - che dovrà spiegare perché non aveva mai parlato di questa cena. E come mai aveva ritenuto di non informare il presidente del Consiglio, come Conte ha raccontato ieri.
conte vecchione
Ma l'Italian Gate non è finito anche perché quello che è accaduto in queste ultime ore ha inevitabilmente riproposto, anche all'interno dell'intelligence italiana, una domanda rimasta fino a questo momento senza risposta. E cioè: cosa hanno chiesto gli americani in quell'incontro e poi dopo in quella cena? E soprattutto: cosa hanno detto di sapere gli italiani? Perché le date raccontano una storia fin qui non ancora chiara. Quello di Ferragosto non è stato il solo incontro tra Vecchione e Barr.
william barr pornhub
Mentre l'Italia era nel pieno della tempesta del Papeete, con il governo Conte che traballava come un cocktail poggiato sulle casse del lido-discoteca caro a Matteo Salvini, l'allora capo dei servizi italiani si impegna con i colleghi americani a rivedersi. Al termine della cena a Casa Coppelle i due si ridiedero un appuntamento dopo sei settimane.
Il 27 settembre. Fu soltanto allora che gli allora direttore delle agenzie - Luciano Carta che all'epoca guidava Aise e Mario Parente dell'Aisi - vengono a sapere dell'incontro, con una comunicazione scritta. E trasecolano.
giuseppe conte gennaro vecchione
In un incontro a Palazzo Chigi avvenuto il 26 spiegano a Conte e Vecchione di non essere a conoscenza di nessun ruolo di italiani, né tantomeno delle nostre istituzioni, nella vicenda del Russiagate. Ed è quello che diranno il giorno dopo agli americani che speravano invece in ben altre informazioni. Sul punto esistono informative precise firmate dai direttori delle nostre agenzie di intelligence che, a questo punto, è certo verranno acquisite dal Comitato parlamentare.
mario parente
Infine: l'Italian Gate non è finito perché è possibile che davanti al Copasir torni anche un altro ex premier, Matteo Renzi, colui che nella ricostruzione-bufala trumpiana avrebbe in qualche maniera collaborato con il governo Obama per fabbricare false prove. «Perché non va a riferire quel che sa?» ha detto ieri Conte. È possibile che oggi nel comitato di presidenza del Copasir, i 5 Stelle facciano la stessa richiesta al presidente Alfredo Urso. Che, come cultura istituzionale, mai in questi mesi ha respinto le istanze dei membri del Comitato.
luciano carta foto di bacco