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    CONTE, GUARDA COME RINCULA – MATTARELLA HA INFILATO TRE SUPPOSTE A TRE PUNTE NEL SEDERINO DI CONTE – LA PRIMA: LA VELINA DI CASALINO, “MAI PIÙ CON RENZI”, È FINITA NEL CESTINO DI TRAVAGLIO – LA SECONDA: LA TENTAZIONE DELLA SFIDA IN AULA A COLPI DI RESPONSABILI È STATA STRACCIATA – LA TERZA (LA PIÙ DOLOROSA): PER AVERE IL CONTE-TER DEVE DIMETTERSI, ACCORDARSI CON RENZI E CON LA MAGGIORANZA DEL PD CHE SE NE FREGA DI ZINGA-BETTINI E FARE UN RIMPASTONE (ADDIO ALL’AVVOCATO PIO TUTTO…)


     
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    alessandra locatelli con sergio mattarella e giuseppe conte alessandra locatelli con sergio mattarella e giuseppe conte

    Marco Conti per "il Messaggero"

     

    Era uscito dal bunker e dopo la conferenza stampa di Matteo Renzi ci è rientrato con lo stesso umore di Donald Trump dopo il riconteggio in Georgia.

    Giuseppe Conte aveva lasciato palazzo Chigi nella tarda mattinata di ieri per seguire i consigli filtrati dal Nazareno che suggerivano al premier di recarsi al Quirinale e poi di aprire a Iv in modo da correggere quel «mai più con Renzi» fatto filtrare il giorno prima.

     

    ANDREA ORLANDO ANDREA ORLANDO

    LA SFIDA Anche se con qualche perplessità, Conte ha seguito tutti i consigli, salvo poi trovarsi impallinato alle sette di sera dal senatore di Rignano che, anche se non ha mai chiuso all' ipotesi di un Conteter, è andato giù pesante confermando come il livello di fiducia reciproco sia al lumicino e che i continui rinvii non stanno certamente aiutando la ricomposizione.

     

    La tentazione della sfida in Aula a colpi di responsabili è stata accantonata anche a seguito del colloquio con Sergio Mattarella, ma il premier mastica amaro e non esclude di andare in Parlamento per spiegare al Paese la sua versione, ma prima c' è chi consiglia di tentare la strada del ter anche a seguito delle rassicurazioni ricevute dal Pd e dal M5S che con Andrea Orlando e Alfonso Bonafede fanno quadrato intorno al premier. Andare in Aula, dove la rissa è assicurata, rischia di chiudere a Conte la strada per un accordo con i renziani.

    ALFONSO BONAFEDE ALFONSO BONAFEDE

     

    Il Capo dello Stato si è trattenuto ieri mattina con Conte per quasi un' ora. Da giorni osserva preoccupato lo svolgersi dello scontro, ma oltre gli inviti a chiudere in fretta le questioni aperte, invitando le forze politiche al senso di responsabilità, non può andare. La crisi formalmente non si è ancora aperta anche se Mattarella si aspetta che a breve il presidente del Consiglio risalga sino al Quirinale.

     

    «Purtroppo questa sera Iv si è assunta la grave responsabilità di aprire una crisi di governo». Un rammaricato Conte ieri sera ha aperto così il Consiglio dei ministri. Sa che deve fare in fretta e che se anche prenderà l' interim delle due ministre dimissionarie, non può tirarla per le lunghe.

    giuseppe conte sergio mattarella giuseppe conte sergio mattarella

     

    LA SPIAGGIA Il passaggio al Quirinale, forse già nella giornata di oggi, è inevitabile sia in caso in cui decida di rassegnare le dimissioni e uscire di scena o, come molto più probabile, decida di avere margini per ricomporre gli strappi nella maggioranza e chieda al Presidente della Repubblica tempo in vista di dimissioni e un possibile nuovo incarico.

     

    La preoccupazione del Capo dello Stato per una crisi al buio, e per i tempi lunghi che rischia di avere, rientra nel novero delle cose da evitare e raccomandate al premier nel corso del colloquio. Insieme alla necessità di scongiurare la messa insieme di una maggioranza fatta da presunti responsabili.

     

    conte mattarella conte mattarella

    Tramontata quest' ultima ipotesi - anche a seguito della riunione a distanza tra Berlusconi, Meloni, Salvini, Toti e Cesa - priva il premier di un' arma nei confronti di Renzi anche se ora nel Pd c' è chi pensa di trovare i responsabili proprio tra le fila renziane.

     

    Dalla sua Conte ha però la pressione del Quirinale su tutte le forze politiche della maggioranza - renziani in testa - per chiudere rapidamente la crisi ed evitare l' arrivo a palazzo Chigi di un esecutivo tecnico che traghetti il Paese alle urne.

     

    GIOVANNI TOTI GIOVANNI TOTI

    Ieri notte tutti gli esponenti della maggioranza, esclusi ovviamente i renziani, hanno fatto a vario titolo quadrato intorno al premier, ma il tempo per trovare una soluzione è poco e occorre smaltire in fretta le scorie velenose della lunga contrapposizione proseguite sino a notte con accuse tra Conte e Renzi su chi deve fare la prima telefonata.

     

    Si inizia però ad avvertire il pressing dell' opposizione e rischia di tornare d' attualità il peso che ha la riforma costituzionale su un Parlamento che tra qualche mese dovrà scegliere il nuovo Capo dello Stato.

     

    La strada per ritrovare un accordo è stretta ma non impossibile e poggia anche sul post rilanciato da Beppe Grillo che invita ad una ricomposizione con «i costruttori» dell' attuale maggioranza.

    beppe grillo luigi di maio beppe grillo luigi di maio

     

    Dopo lo strappo renziano nel Pd si mastica amaro. Tutti, o quasi, lanciano strali contro Iv, ma i dem tornano a ritessere la tela interrotta qualche giorno fa e che prevedeva le dimissioni di Conte nelle mani di Mattarella solo dopo aver trovato un nuovo accordo nella maggioranza in modo da ricevere un nuovo incarico.

     

    Dopo giorni di resistenze, la strada del rimpasto va in soffitta e anche ieri notte sono proseguiti i contatti tra Pd e Iv per arrivare ad un' intesa che non sia troppo penalizzante per il presidente del Consiglio. «Ai colleghi europei che mi chiamano per chiedere spiegazioni dico questo: che Mattarella è la garanzia della tenuta politica e sociale del Paese», ha sostenuto ieri in tv il ministro Enzo Amendola.

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