DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
1 - PUGLIA, IL MOVIMENTO ROMPE «VIA DALLA GIUNTA, ORA PULIZIA»
Estratto dell’articolo di Francesco Strippoli per il “Corriere della Sera”
Via dalla maggioranza della Regione Puglia e rinuncia a tutti gli incarichi istituzionali. Dopo le tre inchieste che hanno scosso il centrosinistra barese, in ultimo anche l’arresto di un ex assessore regionale, Giuseppe Conte arriva in Puglia e comunica la più drastica delle decisioni ipotizzate: i 5 Stelle rinunciano all’assessora in giunta, alla consigliera delegata e al vice presidente del Consiglio. […] C’è qualcosa di più […] un «patto per la legalità» che i 5 Stelle consegnano nelle mani del governatore Michele Emiliano: un codice di condotta per introdurre percorsi rigorosi nella selezione delle candidature, nel controllo del personale politico, nella vigilanza sull’azione delle amministrazioni pubbliche.
In più si propone ad Emiliano l’istituzione di un assessorato per la Legalità. Se e quando quelle proposte saranno assimilate, si potrà discutere di rientro nei ranghi della maggioranza pugliese. Per ora occorre porre le basi «per la buona politica» perché «solo così battiamo la Meloni». Il centrodestra viene preso di mira ripetutamente da Conte. […]
In questa chiave torna la polemica contro l’esecutivo, in particolare il ministro Fitto, per l’abolizione del «controllo concomitante» (in corso d’opera) della Corte dei conti sulle attività del Pnrr. «Ci siamo ritrovati con oltre 200 inchieste della Procura europea della Corte dei conti e l’86% di queste inchieste sulle truffe del Pnrr riguardano l’Italia». Per di più Conte sottolinea che Meloni «non ha detto nulla sull’arresto di un esponente di FdI a Palermo» e «non ci ha messo la faccia quando è stato sciolto, per infiltrazioni mafiose, il Comune di Foggia» retto allora dal centrodestra.
Con il Pd l’aria resta tesa ma Conte riconosce ai dem «una chiara consapevolezza della direzione» da intraprendere. […] A Emiliano, la leader chiede «di aprire un netto cambio di fase». Conte, da parte sua, fa intendere che non rinuncia alla collaborazione con i dem. Lo dice esplicitamente: sui territori «non succederà nulla», anche se è necessario «tenere alta l’asticella» nelle scelte concrete e per il futuro pure nella selezione dei candidati. […]
In Puglia l’uscita del M5S non provocherà danni particolari, […] Il centrosinistra può contare su una maggioranza autosufficiente (quella uscita dalle urne, cui i 5 Stelle si sono aggiunti in un secondo momento). […]
2 - L’IRA DI SCHLEIN CON EMILIANO: CONTE NON DÀ LA LINEA, MA SI CAMBI LUI: NON POSSO RIMETTERCI SOLO IO
Estratto dell’articolo di Maria Teresa Meli per il “Corriere della Sera”
Elly Schlein si trova in uno dei momenti più delicati della sua segreteria. In Puglia si è aperto un vaso di Pandora di cui la leader dem non sapeva pressoché nulla, perché è alla guida del partito da relativamente poco tempo e ancora non ha preso le misure con le ramificazioni locali del Pd. E ora la segretaria sembra sospettare che tra Michele Emiliano e Giuseppe Conte, nonostante il secondo abbia annunciato l’uscita del M5S dalla giunta pugliese, il feeling non si sia interrotto. Il viaggio dei due in aereo da Bari a Roma, ieri pomeriggio, benché dovuto alla casualità, dà corpo ai timori della segretaria.
Tanto più dopo che Emiliano e Conte, nonostante la «rottura» dei 5 stelle in Puglia, si sono comportati da buoni amici, come dimostra il fatto che in serata il governatore abbia sentito il bisogno di fare questa precisazione: «Non era indispensabile l’uscita del M5S dalla giunta per ribadire i nostri comuni convincimenti».
Che l’aria non volgesse in suo favore, del resto, Schlein lo ha capito quando ieri mattina, alquanto irritata, chiama al cellulare Emiliano: «Non possiamo farci dettare la linea da Conte, basta inseguire il M5S, dobbiamo essere noi a dettare un’inversione di rotta, basta col trasformismo in regione», è il succo del ragionamento della segretaria. «Non posso rimetterci la faccia solo io», è la replica del governatore, che aggiunge: «Io ho un buon rapporto con Giuseppe e non intendo romperlo».
Il rapporto tra Schlein e Conte, invece, è ai minimi termini. L’ex premier non ha avvisato la segretaria del Pd della sua decisione di far uscire il M5S dalla giunta Emiliano (il governatore, invece, era stato avvertito per tempo). Certo, le intenzioni di Conte erano palesi e se ne parlava già da qualche giorno, ma non c’è stata nemmeno la tradizionale telefonata di cortesia. I due non si parlano più al cellulare dal giorno in cui Conte ha annunciato che i 5 stelle non avrebbero partecipato alle primarie di Bari.
E ora Conte è nero con Schlein: «Non ho digerito la sua accusa di slealtà. Questa ferita rimane aperta e lo rimarrà per molto. La sua è stata un’accusa gravissima. Ma Elly deve capire che per noi la battaglia sulla legalità non riguarda Bari bensì tutta l’Italia. Sono queste le nostre condizioni, se loro ci stanno bene sennò vuol dire che per ora resteremo lontani», si sfoga l’ex premier con i suoi. E la segretaria del Pd non è meno arrabbiata: «Ci dipinge come un partito di trasformisti, ma si è dimenticato che il governo con Salvini lo ha fatto lui, se non è trasformismo questo, ditemi che cos’è», sbotta con i fedelissimi.
michele emiliano giuseppe conte
Comunque, pur non inseguendo Conte, Schlein cerca di correre ai ripari in Puglia e decide di espellere tre indagati eccellenti: Maurodinoia, Caracciolo e Mazzarano. La telefonata che Schlein fa al segretario regionale dem Domenico De Santis per un repulisti nel partito viene descritta da entrambe le parti come burrascosa. La leader vorrebbe «tolleranza zero» verso gli indagati e una più ampia «pulizia», De Santis le consiglia «prudenza». La leader comunque sa che quelle espulsioni non bastano. L’elettorato è disorientato. E a quanto pare lo è anche il Pd pugliese. […]
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