Emanuele Buzzi per corriere.it
giuseppe conte luigi di maio
«Sicuramente ci sarà una rivoluzione interna»: alcuni big dei Cinque Stelle sono certi che la partita sulle commissioni porterà degli strascichi nel Movimento. Da una giornata di fuoco ne esce indebolita la compagine contiana del M5S e, in prospettiva se le cose dovessero peggiorare, risulta più incerto l’apporto per l’esecutivo.
Nel mirino ci sono i direttivi di Camera e Senato, ma l’attenzione è soprattutto sui vertici di Montecitorio, ritenuti i veri artefici di una trattativa che sta scontentando molti nel M5S. «La stragrande maggioranza delle gruppo è contraria, ma come si fa a essere favorevoli? Passiamo da 17 presidenze a 14, è stato penalizzato anche il gruppo Senato a causa loro e dobbiamo pure ingoiare Marattin presidente», dicono i deputati.
conte di maio
Il Movimento ribolle, sono tantissime le fonti parlamentari che si lamentano per l’intesa «a prescindere dall’esito del voto». E la soluzione più probabile è uno strappo: una fetta di deputati è pronta a sottoscrivere una sfiducia nei confronti del capogruppo Davide Crippa e del suo vice, l’ortodosso Riccardo Ricciardi, messo sul banco degli imputati anche per i risultati «più che deludenti» della comunicazione.
Molti hanno chiesto in via informale le dimissioni, ma la soluzione più probabile — vista la staffetta con un nuovo direttivo prevista in autunno — è una votazione anticipata al rientro dalla ferie estive, ai primi di settembre. Diverse sono le mail di protesta come quella dei deputati della Commissione Esteri, che esprimono «dissenso».
ZINGARETTI - CONTE - DI MAIO
Nonostante la giornata infuocata e i malumori il direttivo ha preferito andare avanti con l’intesa raggiunta con le altre forze politiche. «La trattativa fallimentare ha portato ad accordi improponibili come quelli per De Luca in commissione Ambiente e Marattin in commissione Finanze», commenta una fonte, che svela:
«La presidenza di De Luca è saltata perché il direttivo ha saputo che sarebbe arrivata una lettera infuocata di oltre 100 parlamentari. Per eleggere Marattin invece hanno dovuto sostituire d’imperio i dieci membri della commissione finanze. Un gesto inaudito, antidemocratico e contrario a tutti i principi e valori dei Cinque Stelle».
davide crippa
E c’è chi come Alvise Maniero, spesso etichettato come sovranista M5S, non ha gradito la sua sostituzione forzata in commissione Finanze e ha ricordato quando il Movimento parlava di «atto autoritario» per la stessa operazione voluta da Matteo Renzi (all’epoca premier) ai danni di dieci dissidenti dem agli Affari Costituzionali nel 2015.
Con l’ala contiana ridimensionata, resta il fatto, che — a meno di una soluzione a breve termine di larga maggioranza - l’equilibrio interno al gruppo M5S della Camera, il più numeroso con 201 esponenti, sia ora più labile e più instabile, come dimostra anche la fronda «spontanea» che si è schierata per Emilio Carelli nei giorni scorsi per l’elezione ad Agcom. Parallelamente ieri si è di fatto chiusa un’altra partita per i contiani: quella dell’alleanza con i dem in Puglia. Sul blog è stato annunciato un voto (per oggi e domani) su un asse con le liste civiche. Un addio al Pd.
riccardo ricciardi