Lorena Loiacono per leggo.it
scuola figlio conte
Un giorno di lezione a settimana, forse due. La scuola non è riuscita ad assicurare niente di più ai suoi studenti. E i genitori, indignati, protestano.
Accade a Roma, nell’elegante quartiere Prati dove, questa mattina di fronte all’istituto comprensivo frequentato dal figlio del Premier Giuseppe Conte, un gruppo di genitori ha protestato contro la mancata organizzazione della ripresa delle lezioni in classe. «Abbiamo invitato anche il Presidente del Consiglio - racconta un papà - non tanto a protestare quanto ad ascoltarci. I nostri figli non hanno ripreso la scuola. Purtroppo è così».
Alla base della protesta c’è la mancanza di docenti a scuola, per cui le lezioni in presenza non sono garantite. E quelle a distanza, con la didattica digitale integrata, in una scuola media o elementare non si possono fare. Solo alle superiori. Quindi ora che si fa? Si sta a casa e i giorni di lezione saranno andati perduti.
conte figlio
L’orario funziona decisamente a singhiozzo: le classi di prima e terza media frequentano due giorni a settimana per tre ore circa al giorno. Pochissimo per chi deve intraprendere un nuovo corso di studi, come le prime classi, e per chi a fine anno dovrà sostenere l’esame di Stato, in terza media appunto. Ma quei due giorni di presenza a scuola sono comunque invidiabili per coloro che, invece, ne frequentano solo uno: le classi di seconda media tornano tra i banchi solo per tre ore a settimana.
«Se continua così - assicura una mamma - portiamo via i nostri ragazzi. Purtroppo non ci sono altre scuole medie in zona che potrebbero accoglierci tutti, dovremo andare alla scuola privata: praticamente questo è il fallimento della scuola pubblica».
scuola figlio conte
«Ho due figli, uno in prima e uno in terza - denuncia un’altra mamma - praticamente sono sempre a casa. Come posso andare a lavorare? A chi devo chiedere aiuto? Non sappiamo neanche quando si risolverà la situazione: siamo stati avvisati dell’ingresso a scuola dei nostri figli ieri per oggi. Non c’è programmazione e così non possiamo neanche organizzarci».
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