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    CONTE, PRENDI NOTA: BRUXELLES VUOLE IL DEFICIT ALMENO AL 2% DISARMANDO RIFORMA DELLE PENSIONI E REDDITO DI CITTADINANZA – IL GOVERNO E’ DISPOSTO A RIDURRE I 16 MILIARDI STANZIATI PER LE DUE RIFORME MA...


     
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    Andrea Bassi e Marco Conti per “il Messaggero”

     

    La strada sarebbe ormai decisa. Il governo dovrebbe presentare un emendamento che ridurrà i 16 miliardi di euro stanziati per la riforma «Quota 100» delle pensioni e per il Reddito di cittadinanza. Ma la modifica non arriverebbe subito, ma soltanto nel passaggio al Senato. Perché se la cornice è stata sostanzialmente decisa, il quadro resta ancora tutto da disegnare.

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    Ieri a Palazzo Chigi c' è stato un nuovo vertice, l' ennesimo, tra il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, i due vicepremier, Luigi Di Maio e Matteo Salvini e il ministro del Tesoro Giovanni Tria. Il summit ha preceduto la partenza per Buenos Aires dove si terrà il G20 e dove Conte, proseguirà la sua trattativa con il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker sulla manovra. I nodi da sciogliere sono ancora molti. Il governo è pronto a ridurre di 0,2 punti di Pil, ossia circa 3,6 miliardi, le spese della manovra, ammesso che basti a Bruxelles.

     

    Però non è stato deciso se quei risparmi saranno dirottati sugli investimenti, oppure si tradurranno in una riduzione secca del deficit. Ieri il ministro dell' Ambiente Sergio Costa ha lanciato il cuore oltre l'ostacolo e ha annunciato che i 3,6 miliardi si aggiungeranno ai circa 6,5 già stanziati per rispondere all' emergenza del dissesto idrogeologico. La scommessa è che l' Ue permetta di scomputare dal deficit questi interventi. Ma non è scontato. Il piano B è usare le minori spese per tagliare direttamente il deficit.

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    Una soluzione che Bruxelles, probabilmente, gradirebbe di più. Anche se non è scontato che basti. Anzi. Sempre che i 3,6 miliardi di risparmi si riescano a realizzare tenendo ferme le platee sia del Reddito che delle pensioni. Ieri il sottosegretario al lavoro Claudio Durigon, ha confermato che la prima finestra per il pensionamento anticipato sarà ad aprile. Per gli statali si aggiungerà un preavviso di 9 mesi.

     

    Ma con questi due paletti i risparmi sarebbero attorno al miliardo e mezzo. Facendo partire ad aprile anche il Reddito, si otterrebbe, secondo le ultime stime, un altro miliardo. Ne va trovato ancora un altro. Senza contare che dai ministeri sono piovuti 130 emendamenti ognuno dei quali aggiunge nuove spese. Al ritorno dal G20 Conte troverà il ministro Tria pronto con le tabelle e le valutazioni del Mef sull' impatto che avranno le misure contenute nella manovra nel 2019 e negli anni a venire.

     

    «La scelta la faranno premier e vice», si affrettano a sostenere in via XX Settembre dove c'è la consapevolezza che l'Europa si attende il doppio del taglio sul quale sta ragionando il governo. Lo 0,4% in meno, che si aspetta la Commissione, significa portare al 2% il rapporto deficit-pil e questo comporta un disarmo ancor più drastico sia del Reddito che di quota 100. Ma i due leader di maggioranza resistono e non considerano gli effetti che una rottura con Bruxelles avrebbe sul costo del debito pubblico.

     

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    Tensioni che partono dalle richieste dei ministeri contenute negli emendamenti e che coinvolgono il taglio alle cosiddette pensioni d' oro, che la Lega non vuole, e la stessa riforma delle pensioni che il Carroccio vorrebbe nella manovra e non con un ddl a parte, come sembra invece possibile per il reddito di cittadinanza. Tensioni che complicano il lavoro di Conte che a Buenos Aires avrà modo di toccare con mano le preoccupazioni per «il rischio Italia», come lo definisce il Fmi.

     

    Lunedì il governo incontrerà anche i sindacati - che hanno più volte espresso forti dubbi sulla manovra di Bilancio giallo-verde - proprio quando a Bruxelles l' Eurogruppo dovrebbe rendere pubblico il suo sostegno alla bocciatura della Commissione alla manovra. Giochi delle tre carte, non sembrano possibili, come dimostrano le parole del commissario Dombrovskis, e il rinvio di qualche mese di misure che avranno impatto anche negli anni successivi al prossimo, continuano ad essere osservate con molta preoccupazione da Bruxelles.

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