1 – L’ULTIMO BACIO COME UN FARMACO. GRAZIE ROBERTO
Lettera di Alessandro Giammei, Francesco Leone, Lorenzo Terenzi, Raphael Luis Truchet, Riccardo Turrisi al “Corriere della Sera”
roberto saviano ai funerali di michela murgia 1
Roberto Saviano ha accudito Michela Murgia nelle ultime, difficilissime ore della sua vita con la devozione, il coraggio e la generosità di un fratello. Lo ha fatto con un rispetto e una dignità tali che al suo capezzale, al cospetto della malattia e della morte, nel riscaldamento globale che incendia quest’estate infernale, non si è mai tolto la giacca. Non si è tolto quella giacca durante la straziante veglia in casa, né durante il lungo e caldissimo giorno del funerale. In un dolore che ha scomposto chiunque, anche chi non aveva mai incontrato Michela, Roberto non ha trasgredito a questa regola di rispetto e umiltà d’altri tempi.
roberto saviano ai funerali di michela murgia
Oltre ai parenti che si è scelta, nell’ora della sua morte Michela ha voluto fisicamente nella stanza con sé solo Roberto. È lui che le ha tenuto il telefono vicino alla bocca perché potesse sussurrare, in sardo, le ultime parole alla sua famiglia di origine a Cabras. È lui che ha carezzato e vegliato Michela quando molti suoi familiari d’anima, come chi scrive queste righe a nome di tutt e , erano su aerei, treni, automobili, addirittura aliscafi per tornare da lei. È a lui che Michela ha chiesto un ultimo bacio di conforto: il bacio che tutte e tutti speravamo di darle, e che lui per ognuno le ha trasmesso, come un farmaco. L’ultimo possibile farmaco. Il più benefico.
roberto saviano porta il feretro di michela murgia
Che Roberto Saviano per Michela fosse più di un amico, più di un compagno di lotte e di un’ispirazione letteraria, più di un fratello, non c’è bisogno di dirlo noi. Lo ha detto lei, con la chiarezza esplicita e straordinaria di cui era capace come forse nessun altro in lingua italiana. Lo hanno registrato telecamere e radio, carte, profili social, piazze e memorie. È dunque una verità condivisa e innegabile.
Quel che possiamo aggiungere, non per l’interesse di nessuno ma per l’onore del vero, è che parlando al suo funerale Roberto ha esaudito un desiderio fortissimo di Michela, addirittura un mandato. Che lo ha fatto dunque per generosità, per rispetto di una volontà, a spese della sua fatica emotiva e fisica in un frangente devastante. E che lo ha fatto con le parole esatte che Michela Murgia avrebbe scritto se, come certo avrebbe desiderato, avesse potuto pronunciare lei stessa un discorso al proprio funerale.
roberto saviano chiara valerio ai funerali di michela murgia
La gratitudine che proviamo nei confronti di questo gesto ci comanda di chiedere a chiunque ami, o anche solo rispetti, l’eredità straordinaria di Michela Murgia di amare, o almeno rispettare, quel che ha fatto per lei e per noi Roberto Saviano il 12 agosto del 2023.
Siamo offesi a morte da chi, invece di ricevere il discorso di Roberto come il dono lucido, intelligente, sincero e necessario che è, sta cercando di gettarvi un’ombra estranea con metodi e retoriche fasciste. Da anni Michela ci esprimeva la preoccupazione per la solitudine in cui questo formidabile intellettuale è abbandonato, come tante volte è stata abbandonata lei, quando dice quel che è necessario sia detto.
roberto saviano foto di bacco (2)
Non denunciare con disgusto questa infamia sarebbe come uccidere Michela di nuovo. Siamo pronti a denunciare le altre infamie che verranno. E, con il coraggio che Michela ci ha insegnato, ci auguriamo che molte e molti siano con noi e con Roberto. Anche solo pensare, malignamente, che Roberto Saviano abbia tenuto un suo «comizio» al funerale, è irricevibile.
La buona creanza vorrebbe che si ignorassero simili interessate, volgari infamie all’indomani di una liturgia e di un commiato miracolosamente specchiati, corrispondenti allo spirito e alla volontà di una donna che ci è stata madre, sorella e sposa, una che gesti (non comizi) orgogliosamente politici li desiderava per il suo funerale e continua a sollecitarli con la memoria imperitura. Tuttavia Michela impone, col suo esempio, di anteporre la verità e l’amore alla buona creanza. E dunque desideriamo stabilire alcune cose vere, anche quelle che con eleganza sarebbe stato bello tacere.
2 – MURGIA SANTA SUBITO? NON È PROPRIO IL CASO
Estratto dell'articolo di Mario Iannaccone per https://lanuovabq.it/
foto di michela murgia
Michela Murgia «ricorda Sant’Agostino: l’esperienza personale diventa simbolo universale» declama, spericolatamente, Dacia Maraini su Huffington Post. Una fra le tante uscite ispirate dalla morte della scrittrice. La celebrazione pressoché unanime della Murgia da parte del mondo della cultura, della politica e dello spettacolo, ci fa comprendere che era investita di un ruolo importante nel comunicare la mentalità contemporanea di cui i principali media si fanno megafono.
Di fronte alla morte di una persona ancora giovane – spirata il 10 agosto, a 51 anni, pochi mesi dopo aver annunciato un tumore –, che ha mostrato coraggio e dignità di fronte alla propria morte, è difficile scrivere, soprattutto quando si va in direzione contraria al coro di lodi unanimi.
Si teme di apparire inopportuni, stonati. Tuttavia, la Murgia era un personaggio pubblico e se viene celebrata come una grande intellettuale, addirittura «indispensabile», una «lottatrice» per i diritti degli ultimi, «attivista», «teologa», «filosofa», «innovatrice», «grande scrittrice» o «grande cattolica» allora è giusto esprimersi e ricordare gli elementi della sua vicenda che risultano critici a chi abbia una visione differente da quella propagandata dalla scrittrice sarda.
tweet di fulvio abbate su Michela Murgia
Su Repubblica Giulia Santerini definisce la Murgia una scrittrice «cattolica». Se si può scrivere tanto è perché l’identità cattolica è in crisi, attaccata anche dall’interno della Chiesa. Nessuno può dare patenti di cattolicità perché è la dottrina che definisce e lei non può essere definita, per le dottrine che propagandava, cattolica, se ha ancora un senso la parola.
Il Sole 24 Ore la ricorda come scrittrice «antagonista contro il patriarcato», dimenticando che non siamo negli anni Sessanta e il patriarcato è smantellato da tempo e la Murgia ne combatteva il fantasma eliminando le vocali finali delle parole.
MICHELA MURGIA
Diceva di essere scomoda ma l’11 agosto Rai 3 ha presentato in prima serata una programmazione a lei dedicata, un onore mai concesso agli scrittori scomodi. I palinsesti di ogni media si sono riempiti di sue riapparizioni, celebrazioni, letture, lodi senza contraddittorio. Persino Giorgia Meloni, con tutto il governo schierato, ha fatto il suo dovere istituzionale delle condoglianze che si presentano alle grandi personalità.
Michela Murgia, in fondo, aveva scelto di stare dalla parte del potere anche se lo negava con sdegno; quel potere che, attraverso le lotte che lei appoggiava, sta rimodellando le nostre vite abolendo confini fra sessi, nazioni, proprietà. Quel potere che, attraverso istituzioni comunitarie, favorisce il traffico di uomini attraverso le Ong e i loro complici scafisti. […]
MICHELA MURGIA E ROBERTO SAVIANO
La scrittrice sarda esprimeva un pensiero fazioso e violento, irridente e blasfemo, persino feroce. Però era chiara: definiva amici e nemici con chiarezza. Dunque, riabilitarla, portarla dalla propria parte anche da quella “destra” – vera o sedicente – che lei individuava nei cattolici lontani dalle innovazioni creative degli ultimi anni o in mentalità politiche da lei vituperate, o lontane dalla sinistra neoliberista prodotto del marxismo culturale, non ne rispetta la volontà.
Le va dato atto di non essere stata ipocrita: ha sempre attaccato, morto o vivo che fosse, chiunque andasse contro le sue idee. Non avrebbe gradito riabilitazioni da chi disprezzava.
elly schlein al funerale di michela murgia foto di bacco
Sino alla fine ha “combattuto” con segni e rituali forti, come il matrimonio “queer” della famiglia allargata. Ma se i segni hanno un valore, allora il fatto che il suo vestito da cerimonia sia stato impreziosito dalla scritta ricamata God Save the Queer della stilista di Dior, Maria Grazia Chiuri, avrà un significato. Il marchio del lusso Dior, come tutti i marchi importanti, appoggia le idee che sono maggioritarie come la grande finanza, le multinazionali dei media, le grandi istituzioni appoggiano le medesime lotte care alla Murgia.
roberto saviano ai funerali di michela murgia 1
Quello del 15 luglio fu «matrimonio» fatto «pur non credendo nel matrimonio», aveva chiarito. Le teorie radical-femministe, “intersezionali”, della Murgia sono una vecchia conoscenza della cultura europea che demolisce il bello e il passato; ma lei era riuscita, partecipando a trasmissioni televisive e usando il suo talento comunicativo, a farle tornare novità. Il suo odio per un fascismo più immaginario che reale e contro una Chiesa “vecchia” era implacabile.
La teologa Marinella Perroni sull’Osservatore Romano ne loda l’amicizia e l’umanità: «Non avrebbe certo potuto scrivere in God Save the Queer le pagine davvero magiche di teologia trinitaria, se non avesse fatto questa esperienza di Dio e degli umani».
funerali di michela murgia 6
Su Avvenire – che ha dedicato molti articoli alla Murgia in poche ore – Roberto Carnero insiste soprattutto sull’«inclusività» della sua teologia delle «periferie», perché il cattolicesimo è religione dell’«et-et», non dell’«aut-aut». Vero, ma ci sono dei limiti: in un’intervista su Repubblica definiva la Trinità «due uomini e un uccello», «patriarcato tossico» e meglio sarebbe una Trinità di «tre donne». Sono concetti «illuminanti» di teologia trinitaria? È l’applicazione dell’et-et? Lo lasciamo giudicare al lettore.
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funerali di michela murgia 12
La scrittrice sarda verrà ricordata soprattutto per i suoi pamphlet polemici Stai zitta, Morgana o Ave Mary, testi brevi, rapsodici, taglienti che ritagliava fra le sue collaborazioni giornalistiche, le rubriche sulle riviste femminili. Come diventare fascisti polemizzava contro un fascismo parodistico, felliniano. Della sua opera letteraria si può ricordare Accabadora (2009) che ha grazia di scrittura, il romanzo breve L’incontro (2014) e Tre ciotole (2023), racconti ispirati alla malattia. Probabilmente, Michela Murgia più che scrittrice era donna di spettacolo, attivista moderna, spesso in televisione, spessissimo alla radio e nei teatri.
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