1.MARCO TRAVAGLIO E LA CONFUSIONE FRA LIBRI E REQUISITORIE
Lettera di Marco Travaglio a “Libero Quotidiano”
MARCO TRAVAGLIO AL MARE
Caro direttore, Giacomo Amadori scrive su Libero, nell' intervista ad Antonio Ingroia: «Travaglio ha messo la copertina a una sua requisitoria e l' ha contrabbandata come un un proprio libro», senza «riconoscere la percentuale» a Ingroia.
Non so di quale requisitoria parli Amadori, collega solitamente informato. So invece a quale libro allude, lo stesso che ha fatto infuriare Calogero Mannino e i suoi coimputati: s' intitola "E Stato la mafia" e raccoglie il testo del mio recital teatrale omonimo, che ricostruisce la storia di 22 anni di trattativa Stato-mafia.
Quel testo l' ho scritto nell' estate del 2012 e l' ho portato nei teatri a partire dal febbraio 2013, aggiornandolo via via con tutte le novità che nel frattempo emergevano. Una mia ricostruzione giornalistica che prescinde dal processo attualmente in corso a Palermo, anche perché quando l' ho scritta le indagini erano ancora in corso (il rinvio a giudizio degli imputati è del 7 marzo 2013 e la prima udienza del dibattimento è del 27 maggio 2013).
MARCO TRAVAGLIO AL MARE
Quanto poi alla «requisitoria di Ingroia» che io avrei copiato limitandomi a metterci la copertina, semplicemente non esiste: Ingroia ha lasciato la Procura di Palermo alla fine del 2012, prima dell' udienza preliminare, e i suoi ex colleghi rimasti la pronunceranno solo al termine del processo, cioè prevedibilmente l' anno prossimo.
Non pretendo che il collega Amadori veda il mio recital o legga il mio libro, ma siccome ha deciso improvvisamente di occuparsene con tanta passione, gliene invierò volentieri una copia: scoprirà che è tutta farina del mio sacco. E che ho raccontato tutti i favori fatti alla mafia dai vari governi di centrodestra e di centrosinistra nell' ultimo ventennio, tema totalmente estraneo al processo; così come lo è il tema di un altro corposo capitolo, quello della guerra ingaggiata dal Quirinale con Giorgio Napolitano contro le indagini.
stefano esposito e marco travaglio
Del resto, per capire il senso del mio lavoro, basta leggere quello che scrivo nell' introduzione: «L' informazione non deve fondarsi soltanto sugli atti giudiziari (che riguardano solo i reati provati al di là di ogni ragionevole dubbio), ma anche e soprattutto sui fatti accertati (indipendentemente dalla loro rilevanza penale). Fatti che stanno in piedi da soli, senza alcun bisogno di sentenze che li confermino.
pippo baudo marco travaglio pietrangelo buttafuoco
Fatti che continuerebbero a esistere anche se il processo non si celebrasse, e persino se gli attuali imputati dovessero finire tutti assolti. Fatti che possiamo raccontare già oggi, a prescindere dal processo». C' è una bella differenza tra il ricostruire una vicenda storica cruciale, su cui si sta anche celebrando un processo, e il copiare una requisitoria che, peraltro, ancora non c' è.
2. LA REPLICA
GIACOMO AMADORI
Il direttore Marco Travaglio, collega solitamente informato, questa volta ha sbagliato bersaglio, evidenziando scarsa memoria per la propria copiosa produzione letteraria. Il libro a cui ho fatto riferimento non è "È Stato la mafia" bensì "L' amico degli amici" così sottotitolato: «Perché Marcello Dell'Utri è stato condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. La requisitoria dei Pm e la memoria della difesa».
In copertina è ben evidenziato che il volume, edito dalla Bur, è «a cura di Peter Gomez e Marco Travaglio». Devo però ammettere che, non essendo né un mafiologo né un travagliologo, ignoravo l'esistenza di tale tomo e che la domanda incriminata mi è stata suggerita con un tono divertito dallo stesso intervistato.
Con stima Giacomo Amadori
ANTONIO INGROIA CON LA FIDANZATA GISELLE