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    CORNUTO E MAZZIATO – RENZI AD ALFANO CHE PUNTA I PIEDI SULLA SOGLIA DEL 5%: “SE FAI CADERE IL GOVERNO SI VOTA CON IL CONSULTELLUM E CON UNO SBARRAMENTO DELL' 8% AL SENATO”. I MINISTRI DI ANGELINO NON SI VOGLIONO DIMETTERE E NON PUO’ FARE LA CRISI. IL “SENZA QUID” RESTA CON IL CERINO IN MANO


     
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    Tommaso Ciriaco per la Repubblica

     

    Faccia a faccia con un Angelino Alfano furioso, Matteo Renzi mette in chiaro il piano d' azione. E mette fine al sogno centrista del ministro. «Io voglio votare, l' hai capito? Non posso abbassare la soglia di sbarramento, perché ho un accordo chiuso con Berlusconi e Grillo sul 5%, ti pare che posso metterci mano?».

    ALFANO RENZI ALFANO RENZI

     

    È una mazzata alle ambizioni del capo di Area popolare. «Matteo, è evidente che spiegheremo all' opinione pubblica cosa significa questa tua scelta. E saremo conseguenti ». Come? Crisi ancora no, ma una frattura con il Pd che conduce in ogni caso alla fine dell' attuale maggioranza. «Se fai cadere il governo - è la gelida replica del leader di Rignano - si vota con il Consultellum e con uno sbarramento dell' 8% al Senato. Sia chiaro, a me non piace il proporzionale, ma questo è l' accordo con tutte le opposizioni. Il caso è chiuso».

     

    La partita, in effetti, sembra già chiusa. Nulla fa breccia nelle certezze di Renzi, neanche l' ultimo disperato tentativo di Maurizio Lupi e Gianpiero D' Alia - che sostengono Alfano nello sterile assedio - di salvare la baracca centrista: «Che cosa ti costa abbassare la soglia al 4%? Una nostra presenza parlamentare può tornarti utile dopo le elezioni». Niente, il segretario dem non concede neanche una briciola.

    ALFANO RENZI ALFANO RENZI

     

    Messo all' angolo, Alfano è costretto a valutare ogni scenario, compresa la crisi di governo. Avrebbe il pregio di rallentare ma non bloccare - la corsa verso il "tedesco", ma anche il difetto di mostrare le divisioni profonde nella delegazione centrista a Palazzo Chigi. E già, perché non tutti sono disposti a seguire Alfano in una resa dei conti così brutale. Alcuni big di peso come i ministri Enrico Costa e Beatrice Lorenzin, oltre al viceministro all' Economia Luigi Casero, hanno già fatto sapere al leader che non sono disposti a valutare la strada delle dimissioni.

     

    GIANNI LETTA LUCA LOTTI1 GIANNI LETTA LUCA LOTTI1

    Per trovare una soluzione, il responsabile della Farnesina li riunirà già oggi, riservatamente. «Io lascio di fronte a un provvedimento ultra giustizialista - ha spiegato in privato proprio Costa ad Alfano - certo non per una soglia di sbarramento». L' ultima parola arriverà domani, durante la direzione di Ap. E la linea che ha in mente il fondatore di Ncd configura comunque una pre-crisi: «Prometteremo mani libere nell' esecutivo e denunceremo l' instabilità sui mercati voluta da Renzi e Berlusconi. Bisogna votare nel 2018».

     

    carlo calenda carlo calenda

    La storia ha già virato nella direzione opposta, a dire il vero. E ieri il sistema proporzionale importato da Berlino ha spiccato il volo. La riunione del Pd con i grillini fila liscia che è una bellezza, tanto che i cinquestelle mostrano addirittura imbarazzo per un esito tanto positivo del summit: «È stato un incontro cordiale e distaccato », giurano, puntando comunque a migliorare la legge con un "premietto" di governabilità.

     

    GIANNI LETTA BOSCHI GIANNI LETTA BOSCHI

    Renzi, intanto, continua a oliare la maxi intesa parlamentare. Sente al telefono Silvio Berlusconi, mentre Lorenzo Guerini, Luca Lotti e Maria Elena Boschi continuano ad alternarsi nello studio di Gianni Letta. E c' è di più. Il leader prova a "coprirsi" anche al centro, avviando un percorso di disgelo con Carlo Calenda, il suo principale avversario nel governo Gentiloni, apprezzato da Berlusconi e a lungo corteggiato - senza risultati - da Alfano per guidare i moderati. È dei giorni scorsi un contatto tra l' ex montiano e il segretario dem, dopo mesi di tensioni.

     

    bersani pisapia bersani pisapia

    Chi invece lavora da tempo alla discesa in campo è Giuliano Pisapia. L' avvocato milanese lancerà nel week end il suo "Nuovo centrosinistra" (in alternativa si chiamerà "Alleanza per il cambiamento"), dopo un incontro milanese dal quale uscirà anche una forte presa di posizione a favore dell' unità progressista. Unità post elettorale, a questo punto, ma comunque un progetto radicalmente alternativo al contenitore ultra-antirenziano che ha in mente Massimo D' Alema.

     

    ENRICO LUCCI DALEMA EPIFANI ENRICO LUCCI DALEMA EPIFANI

    Ecco la linea di frattura della galassia sinistra. Proprio in quest' ottica, allora, l' ex sindaco di Milano ha bocciato ieri il modello tedesco, facendo denunciare dai suoi la «convergenza di molte forze verso una legge che condurrà molto probabilmente a un governo di larghe intese di cui questo Paese non ha bisogno». Eppure, chi lavora per il "listone anti Matteo" - da Sinistra italiana a Mdp difende il meccanismo e appoggia la soglia al 5%. «Noi la supereremo - ha profetizzato con i fedelissimi D' Alema - e saranno i voti decisivi per il prossimo governo ». Con chi ha in mente di farlo, però, è una storia ancora tutta da scrivere.

     

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