Emanuele Bonini per www.lastampa.it
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«L'Europa sta vivendo uno shock economico senza precedenti dalla Grande Depressione». Le parole del commissario per l’Economia, Paolo Gentiloni, ben si sposano con numeri e cifre che raccontano l’Unione europea delle previsioni economiche di primavera. E’ recessione. Ventisette Paesi su ventisette avranno il «segno meno» davanti agli indici di crescita, alla fine del 2020.
paolo gentiloni ursula von der leyen
Il debito pubblico dell’area euro supererà il 100% in relazione al suo Pil, la disoccupazione crescerà ovunque. E potrebbe addirittura non essere che l’inizio. «Il pericolo di una recessione più profonda e più lunga è molto reale», avverte Maarten Verwey, direttore generale per gli Affari economici e monetari della Commissione. Permane l’incertezza, e dunque quelle prodotte «oggi dovrebbero quindi essere intese come solo una tra diversi possibili scenari».
PAOLO GENTILONI ROBERTO GUALTIERI
Crescita: 2020 da incubo, rimbalzo nel 2021
debito pubblico in ue - stime per 2020 - 2021
L’Europa si ferma. Crescita a -7,4% per l’UE quest’anno, con la zona euro che frena anche di più (-7,7%). Il Prodotto interno lordo dell’Italia a fine 2020 è atteso a -9,5%, ma la caduta libera della Grecia (-9,7%) permetterà all’Italia di scrollarsi di dosso la maglia nera d’Europa e non trovarsi più all’ultimo posto delle classifica di crescita. Una magra consolazione. Lussemburgo, Malta e Austria sono i Paesi che resistono di più, ma le loro economie perdono cinque punti e mezzo percentuali di Pil.
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E le cose sono andate anche bene, considerando il pacchetto di misure approvato dall’Europa in queste settimane. Tra il meccanismo europeo di sostegno all’occupazione, il meccanismo a sostegno delle imprese e finanziato dalla Banca europea per gli investimenti, il nuovo programma di acquisto di titoli pubblici della Bce, «senza queste misure, la contrazione del PIL dell'UE sarebbe stata circa 4,75 punti percentuali più profondi nel 2020», rileva Verwey. Vuol dire che invece del -7,4% l’Unione europea avrebbe conosciuto una contrazione del 12% circa.
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Ma se le cose dovessero andare come sperano a Bruxelles, tutto dovrebbe rimbalzare nel 2021. L’economia dell’Eurozona dovrebbe far registrare un +6,3%, con l’Italia a fare da traino. L’economia tricolore è prevista in ripresa a ritmi più elevati, al 6,5%, anche più di quella tedesca (5,9%).
L’incubo del debito: schizza in Italia e nell’eurozona
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La Commissione europea, per rispondere alla crisi prodotta dalla pandemia di Coronavirus, ha deciso di sospendere l’applicazione del patto di stabilità, dando via libera all’intento pubblico. La spesa pubblica, però, farà schizzare il debito ovunque. Nell’area euro passerà dall’86% in rapporto al Pil del 2019, al 102,6% alla fine di quest’anno. E’ la prima volta che il rapporto debito/Pil sfonda quota 100% nell’area della moneta unica. Tornerà a scendere nel 2021, se tutto va bene, per fermarsi al 98,8%.
MERKEL RUTTE fabbrica coronavirus 4
Esplode il debito italiano. Si passa da un rapporto debito/PIL del 134,8% del 2019 al 158,9% di fine anno, per scendere al 153,6% alla fine del 2021. Un aumento del 24 punti percentuali in un anno, che richiederà tempo per essere ridotto e che rischia di incidere sulle politiche di bilancio future. Aumenta anche il debito tedesco, di oltre 15 punti percentuali (dal 59,8% del 2019 al 75,6% del 2020), e sfonda la soglia del 100% anche il debito francese (dal 98,1% del 2019 al 116,5% del 2020).
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Allarme investimenti
L’Unione europea farà molta fatica a ripartire. C’è, nelle previsioni della Commissione Ue, una carenza di investimenti rispetto alle previsioni dello scorso autunno stimata attorno a 850 miliardi di euro nel 2020 e nel 2021. Queste risorse mancanti, unitamente al calo dell'occupazione, «ridurranno il potenziale di produzione dell'economia, impedendo un ritorno alla traiettoria precedente della produzione».
STIME DELL'FMI SULLA RECESSIONE DA CORONAVIRUS
Italia, il nodo del deficit e i rischi al ribasso
L’Italia non ha solo il problema del debito. Adesso di nuovo anche quello del deficit. Il Paese era riuscito negli ultimi anni a ridurre il livello di deficit all’1,6% in rapporto al PIL. Alla fine dell’anno questo valore toccherà quota 11,1%, per poi scende al 5,6% nel 2021, bel al di sopra della soglia del 3% prevista dal patto di stabilità e dal patto di bilancio europeo.
COPERTINA THE ECONOMIST 4 APRILE 2020 - A GRIM CALCULUS
Alla delicata situazione di bilancio, si aggiungono le incertezze. La Commissione europea vede la probabilità che data la situazione aumentino i crediti deteriorati delle banche, prestiti cioè che si fa fatica a farsi restituire. Queste condizioni «possono influire sulle condizioni di finanziamento» dell’economia reale. La Commissione considera anche la possibilità maggiori risparmi precauzionali dei consumatori che, unita a un prolungato crollo del mercato del lavoro, «potrebbe ulteriormente smorzare la domanda interna e danneggiare il tessuto economico italiano, frenando la crescita potenziale e interrompendo la ripresa prevista».
RECESSIONE
Il costo delle misure di Conte
L’Italia sconta il confinamento totale e lo spegnimento dell’economia decretati dal governo. La Commissione stima che la produzione reale dovrebbe ridursi di circa il 18% nella prima metà del 2020. Assumendo che da maggio si riparte gradualmente, «tra il crollo della domanda, l'esaurimento dei flussi di cassa e l'elevata incertezza, è probabile che le imprese ridurranno la spesa per investimenti». L’Italia dunque produrrà poco e investirà anche meno. A questo si aggiunge un crollo delle esportazioni, che «si ridurranno drasticamente nel 2020», e la crisi del turismo, tra i settori più colpiti.
Ripresa incompleta e asimettrica, rischi contagio
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Il problema però è che se la crisi è simmetrica, e che cioè ha colpito tutti, la ripresa rischia di non esserlo. Qualcuno recupererà di più, qualcun altro di meno. Quanto bene emergeranno i paesi dipenderà non solo dalla gravità della pandemia e dalla severità delle loro misure di contenimento, ma anche dalle loro specifiche esposizioni economiche e condizioni iniziali e dalle risposte discrezionali alla politica che i loro livelli di spazio politico hanno permesso loro di permettersi. «A causa delle loro forti interdipendenze, una ripresa incompleta in un paese si riverserebbe su tutti gli altri paesi e frenerebbe la crescita economica ovunque». Sarà dunque necessario non lasciare nessuno indietro.
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