Massimiliano Jattoni Dall’Asén e Isidoro Trovato per www.corriere.it
giuseppe conte roberto gualtieri mes
Il Coronavirus potrebbe richiedere ai lavoratori subordinati di prendere le ferie «forzate» o congedi obbligatori fino al 3 aprile. Lo prevede il Dpcm firmato nella notte dell’8 marzo dal premier Giuseppe Conte , esteso a tutta Italia dal 10 marzo.
Il decreto riporta «Si raccomanda ai datori di lavoro pubblici e privati di promuovere, durante il periodo di efficacia del presente decreto, la fruizione da parte dei lavoratori dipendenti dei periodi di congedo ordinario e di ferie». La misura si «affianca», come specifica lo stesso Dpcm, all’invito a usufruire dello smart working, così come già consigliato per tutta l’Italia.
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Il decreto, nella versione entrata in vigore dal 10 marzo, prevede di evitare ogni spostamento non strettamente necessario in tutta Italia. Per questa ragione chi normalmente è abituato a recarsi sul posto di lavoro potrebbe vedersi essere costretto a ricorrere, come disposto dal datore di lavoro, al «lavoro agile» da casa, laddove possibile, oppure seguire l’invito a mettersi in congedo o in ferie fino almeno alla data prevista dall’attuale Dpcm, ovvero il 3 aprile. Un totale, dunque di 4 settimane che potrebbero significare il quasi totale esaurimento delle ferie annuali.
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Per quanto riguarda la soluzione dello smart working, il Dpcm prevede che possa essere attivata senza accordo individuale in tutto il Paese fino al 31 luglio (data finale dello stato di emergenza entro la quale si spera che l’epidemia di Covid-19 abbia raggiunto il suo picco e sia iniziata a scemare).
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Rimane l’obbligo di rispettare le norme che riguardano il lavoro agile, regolate dalla legge 81/2017 che prevedono assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi. Ai lavoratori deve essere garantita, inoltre, la parità di trattamento economico e normativo rispetto ai colleghi che eventualmente continuano a lavorare in modalità ordinaria. Il lavoro agile è però impossibile per operai e addetti alla pulizia e alla ristorazione. Per loro, le aziende, non possono che ricorrere alle ferie forzate o al congedo o agli ammortizzatori sociali di comparto, così come ripensati con un decreto di imminente emanazione.
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Ma si può forzare un dipendente ad andare in ferie? Il diritto alle ferie è disciplinato dal Codice Civile all’articolo 2109, che tutela sia le esigenze del lavoratore che quelle dell’azienda. Ferme le disposizioni del Ccnl, il datore ha però il potere di disporre delle ferie forzate secondo criteri di correttezza e buon senso. E questo anche prima che iniziasse l’emergenza Coronavirus e arrivasse il decreto dell’8 e del 9 marzo.
roberto gualtieri si congratula con giuseppe conte per l'informativa sul mes
L’invito è dunque quello di prendere congedo e ferie in accordo con colleghi e datore di lavoro. Ma se questo non è possibile, l’ultima parola spetterà sempre al datore. “ E’ un momento in cui deve prevalere il buon senso e la collaborazione – commenta Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro -. La gestione delle presenze nella sede di lavoro è delicata e va trattata con cura in modo da garantire sia la salute di tutti che la fornitura di beni e servizi”.
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