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    MASSAGGIO CONTAGIOSO – IL GENERALE RAPETTO: “MENTRE CHIUDIAMO SCUOLE, TRIBUNALE E STADI, NESSUNO SI È MAI PRESO LA BRIGA DI METTERE IL NASO IN UNO DEI TANTI ‘CENTRI MASSAGGI’ DI CUI SONO PIENI LE NOSTRE CITTÀ”– PANICO NEI SALONI A LUCI ROSSE DOVE OPERANO ESCORT ORIENTALI: GLI AFFARI VANNO A RILENTO E SI RISCHIA DI RIMANERE A BOCCA ASCIUTTA...


     
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    Coronavirus, nelle case del sesso psicosi virus

    Rita Bartolomei per www.quotidiano.net

     

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    Ma nei centri massaggi, chi controlla? Sì, dietro quelle vetrine che – come dimostrano decine e decine di inchieste, da Trento a Pescara, passando per Emilia Romagna, Lombardia e Lazio – spesso nascondono saloni a luci rosse, con giri di prostituzione molto proficui. Tra le ultime operazioni quella di Monfalcone (Gorizia), sigilli a sei attività e un arresto.

     

    Contagio inarrestabile, come difendersi

    «Tanti centri, ad esempio in Veneto, già dalle vacanze di Natale hanno chiuso le saracinesche – fa notare un investigatore –. Psicosi da coronavirus? Può essere. Ma sono aumentati molto anche i controlli. Di solito chi lavora qui è regolare, i tempi di permanenza da noi sono medio-lunghi. Anche se le ragazze cambiano spesso, passano da una città all’altra. Il vero problema sono le case».

     

    CENTRO MASSAGGI CENTRO MASSAGGI

    Appartamenti in tutta Italia, spesso intestati a prestanome compiacenti, trasformati in prigioni. Giovanissime segregate e ritmi da schiave del sesso, da mattina presto a notte fonda. Irregolari dalla provenienza ignota. Eccolo, il vero rischio. Profilo basso, prestazioni scontate, presenza capillare nelle città. Dall’organizzazione criminale al problema di salute il passo è breve.

     

    Comuni 'infetti' blindati, salta lo sport: le misure speciali

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    I controlli sanitari sono praticamente impossibili, ammettono gli inquirenti: «Questo è un tema che riguarda in genere tutto il mondo della prostituzione e anche le nigeriane, unica etnia che si trova ancora su strada». Le attività delle case chiuse cinesi di solito sono pubblicizzate in rete. Arduo dimostrare il reato di sfruttamento.

     

    Di certo le ragazze non denunciano. Escono di casa solo se autorizzate. Il traffico si rigenera in tempi rapidissimi, più forte delle indagini che pure colpiscono pesante. Inchieste dai nomi fantasiosi – vedi ‘Lussuria orientale’ –, processi e intercettazioni che non lasciano dubbi. Call center per smistare le richieste. In tasca alle ragazze, guadagni decurtati delle spese, dal supermercato alla farmacia.

     

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    Da Trento a Pescara, da Modena a Milano a Prato a Savona, 30 euro per un happy ending, immaginate voi cosa voglia dire quel finale felice che sembra la parola in codice più ripetuta, a tutte le latitudini. L’ultima relazione della Dia (direzione investigativa antimafia) al capitolo criminalità orientale segnala che «lo sfruttamento della prostituzione, in particolare, mostra segnali evolutivi ed oggi non si rivolge solo a favore della clientela cinese».

     

    Lo sa bene la moglie che a Nuoro si era presentata con il marito in un centro massaggi e poi aveva avvisato le forze dell’ordine: «Altro che terapie! A lui hanno proposto ben altro». Salone sequestrato, il processo è iniziato pochi giorni fa.

     

    CORONAVIRUS: gli angeli del focolaio?

    Umberto Rapetto per www.infosec.news

    UMBERTO RAPETTO UMBERTO RAPETTO

     

    Tutti a chiedersi da dove sia cominciata la italianizzazione del coronavirus, tutti a dare la caccia al “paziente zero” quasi fosse la Titina che nella storica melodia non è trovata da chi la canta.

    La minaccia del contagio – esasperata da una fraintesa libertà di parola sulle piattaforme social – ha monopolizzato ogni conversazione ed è riuscita ad ammutolire chi a tavola con gli amici parlava di pietanze in un loop gastroculturale.

     

    In mezzo a tante chiacchiere (ma nella piena consapevolezza che di chiacchiere si trattava) un amico dermatologo – forse triste per l’assenza di bubboni che in altre pestilenze per lui sarebbe stati forieri di business – ha indotto i commensali ad una riflessione elementare ma suggestiva. Il tema è lo stesso che nel frattempo è stato ripreso da qualche quotidiano che punta il mirino su un ipotetico centro massaggi dove sarebbe scoccata la scintilla.

     

    Un centro massaggi? Uno? Mentre chiudiamo scuole, tribunali e stadi, nessuno (non solo adesso ma anche e soprattutto prima) si è mai preso la briga di andare a mettere il naso (il naso sicuramente no…) in uno dei tanti “esercizi commerciali” che erogano prestazioni di varia natura che sarebbero in qualche modo legate alla “wellness”.

     

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    Se si digita “centro massaggi” all’interno di un motore di ricerca che sia capace di localizzare quelli nei dintorni dell’utente potenzialmente interessato ad “opportunità di benessere”, ci si accorge che la mappa della città è costellata da una miriade di “segnalini” pronti ad indicare nei rispettivi punti la presenza di una “struttura” corrispondente alla richiesta.

     

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    Avvezzi un tempo ad immaginare il “focolare domestico” (riscoperto dai cittadini delle località in quarantena), dinanzi allo schermo del computer o al display dello smartphone ci si accorge della sbalorditiva densità di “angeli del focolaio”. E se si pensa che molte attività di quel genere non amano promuovere le proprie iniziative commerciali (non solo la pubblicità è l’anima del commercio), è facile comprendere che larga parte delle operatrici non compaiono nella ricerca online o almeno non in quella “tradizionale”.

     

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    Un qualunque controllo sulla liceità delle imprese in questione e magari sulle condizioni igienico sanitarie oggi arriverebbe tardi e sono in parecchi ad essere curiosi di conoscere le statistiche (non mancano mai) degli accertamenti ispettivi svolti dagli organi di polizia e dalle autorità sanitarie sullo specifico settore. In un momento in cui tutti strombazzano la prevenzione come fede assoluta, è legittimo domandarsi cosa abbiano fatto prima che scoppiasse il caos di questi giorni.

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    Complice il periodo carnevalizio, gli spargitori di terrore si sono preoccupati di raccomandare l’acquisto e l’uso mascherine che sono immediatamente a ruba (con l’unico vero risultato di recare un danno significativo alle coppie scambiste e ai verniciatori delle carrozzerie automobilistiche) e di lavarsi attentamente le mani.

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    La gente, nel frattempo, bistratta e malmena i cinesi colpevoli di essere cinesi, e sta alla larga dai “listolanti” che un mese fa erano sempre gremiti. Chissà se la fuga da certi contesti etnici ha riguardato anche quei locali finora indisturbati e dove ora farà capolino la proposta di un “massaggio rilassante all’Amuchina”….

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