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    “SE VOLETE INTERNATEMI, MA LA PANDEMIA DI PANICO SUL CORONAVIRUS È FOLLE” – L’ECONOMISTA GIULIANO CAZZOLA: “LA MIA GENERAZIONE HA CONOSCIUTO ALTRE EPIDEMIE/PANDEMIE. ERO UN RAGAZZO QUANDO, NEL 1957, SCOPPIÒ “L’ASIATICA”, CHE PROVOCÒ PIÙ DI UN MILIONE DI VITTIME. POI NEL ’69 ARRIVÒ LA “HONG KONG”: 5MILA I MORTI, CENTINAIA DI MIGLIAIA DI AMMALATI” – “A ME (CHE, RICORDO, DI ANNI NE HO 79) NON SEMBRA AFFATTO CHE OGGI SIA IN ATTO UNA CATASTROFE UMANITARIA, QUANTO PIUTTOSTO UNA TREMENDA DIFFICOLTÀ DI REGGERE DA PARTE DELLE STRUTTURE SANITARIE” – VIDEO


     
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    INFLUENZA SPAZIALE - IL VIDEO DELL'ARCHIVIO LUCE: QUANDO MAO STARNUTA IL MONDO SI AMMALA

    Giuliano Cazzola per Il Riformista

     

    terapia intensiva terapia intensiva

    Premetto che sono disponibile e pronto a essere sottoposto a una perizia psichiatrica come succedeva ai dissidenti nell’Urss; tuttavia, non riesco a capacitarmi della pandemia di panico che accompagna la diffusione del Coronavirus. Ho compiuto 79 anni, quindi sono partico-larmente a rischio, ne voglio sottovalutare la gravita di un contagio che ha origini sco- nosciute, manca di cure appropriate e speci-fiche e provoca infezioni polmonari molto acute.

     

    GIULIANO CAZZOLA GIULIANO CAZZOLA

    La polmonite, anche prima del Covid-19, non e mai stata una patologia da sot- tovalutare. Questa malattia ha segnato la storia della mia famiglia: mio fratello mag- giore mori di polmonite quando io ero appena nato.

     

    l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce

    Ma allora era in corso la Seconda guerra mondiale, non c’erano quei medicinali essenziali che, in seguito, cambiarono la storia della medicina. Senza tornare in- dietro di un secolo e risalire agli effetti del- la “Spagnola” (di cui mori il nonno materno) la mia generazione ha conosciuto altre epidemie/pandemie. Ero un ragazzo quando, nel 1957, scoppio “l’Asiatica”; se ben ricordo ne fui anche affetto. Quell’influenza, in tutto il mondo, provoco piu di un milione di vittime. Anche allora, l’Alto Commissario all’Igiene e Sanita pubblica (allora non era ancora stato istituito il ministero) Angelo Giacomo Mott, medico, affermava (la sua intervista era diffusa dai cinegiornali che precedevano la proiezione dei film): «E bene raccomandare a tutti i colpiti, anche ai leggeri, di curarsi per evitare complicazioni che potrebbero essere veramente dannose».

     

    Un amico mi ha inviato, da Facebook, un post

    ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus ospedale reparto di terapia intensiva coronavirus

    del cinegiornale (tratto dall’Archivio Luce) in cui era inserita quell’intervista. I commen- ti della voce fuori campo, oltre alla palese disinformazione, rasentavano l’incoscienza. Per spiegare i sintomi della malattia vi era- no delle vignette di un disegnatore molto in

    voga in quel periodo. Il tono era addirittura scherzoso: «Tra i colpiti l’attrice Gina Lollobrigida: del resto mettetevi nei panni di un bacillo, non le sareste saltati addosso?».

    l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce 3 l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce 3

     

    L’itinerario del bacillo, proveniente dalla Cina, transitato attraverso l’Africa e approdato in Europa dalla Spagna, era descritto attraverso il fumetto di partita di calcio tra gli ometti caratteristici del vignettista, con conclusione nella rete dell’Italia. Anche allora furo- no prese particolari misure nell’Aeroporto di Ciampino, benche i voli fossero eventi eccezionali.

     

    ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus ospedale REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA coronavirus

    Nel 1969 ci fu un’altra epidemia chiamata la ‘’Hong Kong’’ (e iniziata nel luglio 1968 in Ci- na). Arrivo in Italia nell’inverno del 1969. In questo caso il Post e piu ricco di fonti: sono ripresi titoli dei principali quotidiani e le cronache di un telegiornale dell’inizio del 1970 che inseriva il bollettino di guerra dell’epidemia come notizia tra le altre. I dati erano forniti un po’ all’ingrosso: un italiano su quattro era stato contagiato, 5mila i morti, centinaia di migliaia di ammalati nelle principali citta, ospedali (si vedevano le immagini) stracolmi, con ammalati ovunque (i letti in rianimazione non esisteva- no neppure). Una notizia della durata di un minuto e 43 secondi insieme all’annuncio di una riforma amministrativa a Roma, una visita del sindaco di Milano, Aldo Aniasi, a una fabbrica occupata, una mostra d’arte a Chieti e il campionato di motocross in Ungheria.

     

    l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce 1 l'influenza spaziale nel video dell'archivio luce 1

    Piu o meno come adesso i tg affrontano i drammi dei profughi, delle guerre e di tante tragedie dei nostri tempi che avvengo- no lontano da noi. E non ci toccano. Eppure, se qualcuno rievoca quei mesi e quegli anni lo fa per ricordare le grandi lotte sindacali, da cui prese avvio l’organizzazione di gran- di manifestazioni di massa, i cortei dentro e fuori dalle fabbriche, gli spostamenti di de- cine di migliaia di persone in treno e in pullman. Nessuna quarantena, nessun blocco della produzione (se non per scioperi), nessun allarme, nessuna chiusura delle scuole, dei parchi, dei cinema e di quant’altro e stato messo in quarantena nell’attuale circostanza. Annibale non era alle porte, la vita continuava.

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    Io non intendo affermare che quello era un modo appropriato per affrontare del- le calamita che facevano vittime, spesso trattate solo come numeri. A sentire adesso quei commenti viene la pelle d’oca. Ma non vi erano segreti; l’informazione era vigile e l’opinione pubblica era consapevole, ma accettava queste sciagure come eventi

    reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan reparto di terapia intensiva all'ospedale di wuhan

    – possiamo dirlo? – naturali.

     

    Lo spettacolo doveva proseguire comunque. Quanto ha in- fluito la comunicazione, in queste settimane, nel determinare una psicosi oggettivamente esagerata nell’opinione pubblica, fino al punto di mettere a rischio piu la vita di domani che quella di oggi? Perche non siamo capaci di individuare una relazione oggettiva per gli eventi che nella societa moderna mettono a rischio la nostra incolumita?

     

    RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA RESPIRATORE PER LA TERAPIA INTENSIVA

    Non si muore solo di coronavirus. E la morte e solo un episodio dell’esistenza. La Protezione civile ha reso noti dei dati che dovrebbero farci riflettere : 1) l’eta media dei decessi e pari a 80,3 anni; 2) i deceduti soffrivano di altre gravi patologie; 3) soltanto in due casi il decesso e dipeso dalla sola presenza del coronavirus. Un tg ha indicato come vittima del contagio un famoso architetto deceduto alla veneranda eta di 92 anni.

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    A me (che, ricordo, di anni ne ho 79) non sembra affatto che –a fronte di queste statistiche – sia in atto una catastrofe umanitaria, quanto piuttosto una tremenda difficolta di reggere da parte delle strutture sanitarie che, per questioni meramente organizzative, si trova- no a dover gestire degli ammalati quando la loro condizione si e particolarmente aggravata,perche in precedenza la persona contagiata resta in una zona grigia sospesa tra un semplice raffreddore e una polmonite.

     

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    Se si riuscisse a individuare un filtro in que- sto cruciale passaggio ci risparmieremmo di sovraccaricare gli ospedali (a cui si portano dei malati ormai all’ultimo stadio) ed eviteremmo questa sciagura di una quarantena generalizzata. Da ottobre dell’anno scorso ai nostri giorni ben 8,6 milioni di italiani sono rimasti a letto a causa dell’influenza stagio nale. Sono gli stessi virologi a riconoscere che i decessi per questa ‘’banale’’ e fami- gliare patologia saranno superiori di quel- li derivanti dal Covid-19.

     

    Per fortuna le parti sociali hanno trovato il coraggio e la respon- sabilita di individuare – in questo ‘“8 settem- bre” planetario – un percorso che si prefigge di salvaguardare la salute dei lavoratori sen- za fermare del tutto la produzione. Non e detto che questa iniziativa riesca a raggiun- gere i suoi obiettivi. Ma almeno qualcuno ha provato a non arrendersi.

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    Le organizzazioni sindacali, le associazio- ni datoriali, insieme al governo, il 14 marzo, hanno scritto una pagina gloriosa nella sto- ria del Paese.

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