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Nicholas Hulot: “La crisi sanitaria è l’avatar di una crisi molto più profonda”
Articolo di “Le Monde” – dalla rassegna stampa estera di “Epr comunicazione”
In un’intervista a Le Monde pubblicata con grande risalto (“strillo” in prima, due intere pagine all’interno), l’ex-ministro dell’ambiente francese Nicholas Hulot, uno dei leader ecologisti più autorevoli ed ascoltati, spiega la sua visione e le sue proposte per un modello rinnovato di economia e di sviluppo che metta a frutto le “lezioni” della pandemia.
EMMANUEL MACRON NICOLAS HULOT
Questa crisi sanitaria – afferma Hulot – non è che l’avatar di una crisi molto più profonda, che mette in risalto i nostri fallimenti, i nostri eccessi, le nostre vulnerabilità. Tutto è legato: crisi economica, ecologica, sociale. E’ tempo di aggredire le radici del male, di trarre insegnamento dai nostri errori, di fare l’inventario di ciò che è virtuoso e di ciò che invece è velenoso. (…) La crisi del coronavirus ha evidenziato la nostra incapacità collettiva di prevedere. Si è aspettato che il virus varcasse le frontiere per cominciare a reagire come dovuto.
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emmanuel macron
Siamo capaci di reagire solo davanti a un pericolo tangibile e immediato. La crisi climatica, le cui conseguenze sono perfettamente documentate da tutte le istituzioni, viene tuttora affrontata con terapie omeopatiche. Abbiamo di fronte uno scenario catastrofico, di una gravità senza precedenti, ma evitabile. E per fronteggiarlo stiamo facendo molto meno di quanto facciamo contro il coronavirus”. “Come conciliare – chiede “Le Monde” – ecologia e ripresa economica?”. Questa la risposta di Hulot: “Come arrivare alla fine del mese e come scongiurare la fine del mondo sono obiettivi non semplici da tenere insieme. Nessuna delle due urgenze deve nascondere l’altra ma bisogna sapere che per molte persone, com’è legittimo e umano, la fine del mese preoccupa di più di tutto il resto”
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CONTE MERKEL SANCHEZ MACRON
Hulot passa poi ad illustrare le proposte concrete per affrontare insieme la crisi sociale ed economica determinata dalla pandemia e la crisi ecologica, da lui calibrate sul caso francese ma plausibili in linea generale: “Occorre versare un contributo straordinario di solidarietà, 250 euro al mese e a persona, a chi si trova in difficoltà e creare un fondo nazionale per aiutare quanti non ce la fanno a pagare i loro canoni d’affitto. Poi bisogna ragionare operativamente di misure finora considerate irrealistiche come l’introduzione di un reddito universale e di una tassa sulle transazioni finanziarie o la rilocalizzazione dentro i nostri confini di alcune attività e catene di valore particolarmente strategiche che come questa crisi ha dimostrato sono attualmente fuori dal nostro controllo”.
nicolas hulot su una paola eolica a gennaio angela merkel emmanuel macron
Ancora, per Hulot le somme che lo Stato pagherà per sostenere la ripresa andranno distribuite secondo criteri selettivi: “Il denaro pubblico che verrà speso dovrà esserlo secondo una prospettiva chiara. Se lo Stato andrà in soccorso dell’economia, e io me lo auguro, ciò non può avvenire senza contropartita da parte dei privati. Serviranno concertazione e pianificazione, con l’indicazione di obiettivi precisi. Alcuni obiettivi potranno avere una durata più breve, altri più lunga, ma dovranno essere declinati come obiettivi irreversibili. Per esempio, non si può certo cancellare il settore automobilistico, ma tenendo conto dei vincoli energetici e climatici, bisogna che esso si leghi ad obiettivi e questi devono essere messi nero su bianco. La società, che ha accettato senza colpo ferire di essere privata di libertà fondamentali, sogna di ritrovare fiducia nel futuro. Bisogna dunque fare le cose in grande, Il mondo di domani sarà radicalmente diverso da quello attuale. Alcune scelte rimarranno compatibili, altre non o saranno più”.
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Nel lungo colloquio con “Le Monde”, Hulot propone ancora una tassazione ambientale su scala europea che incentivi le attività favorevoli alla transizione ecologica e scoraggi quelle che la rallentano, e sottolinea l’urgenza di combattere le diseguaglianze sociali fissando limiti ai superguadagni e standard minimi di reddito. Per finanziare questo nuovo, inevitabile “interventismo” dello Stato bisognerà, dice, mettere da parte il dogma dell’austerità dei bilanci pubblici e cercare il denaro dove si trova, a cominciare dalle grandi ricchezze accumulate dal capitalismo finanziario. L’intervista di Hulot si chiude sulla politica. “Le idee che proponete – chiede “Le Monde” – sono la premessa per una vostra candidatura alle elezioni presidenziali del 2022?”. “Per me il 2022 – risponde Hulot – è al momento pura fantascienza., poiché tutto si giocherà nelle settimane e nei mesi prossimi. E’ l’ora della verità per l’Europa, per esempio. Deve decidere se continuare con l’attuale economia di mercato, in cui regna la legge del più forte, o se costruire un’Europa delle solidarietà, che tende la mano all’Africa. Se cioè precipitare in una deriva di fanatismo, ripartendo come se niente fosse, o imparare la lezione di questa crisi”.
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