Marco Palombi per “il Fatto quotidiano”
informativa di giuseppe conte sull'emergenza coronavirus
Il cosiddetto "decreto aprile" andrà probabilmente ribattezzato "decreto maggio": "Se va bene diamo il via libera giovedì 30 aprile: così, anche se solo formalmente, ci evitiamo una figuraccia", spiega una fonte di governo. Sarà davvero una sfida sul filo dei minuti visto che il voto parlamentare sulla modifica dei saldi di bilancio, preliminare all' approvazione di una legge che aumenta il deficit, "credo ci sarà tra il 29 e 30 aprile", ha detto ieri il ministro dei Rapporti col Parlamento, Federico D' Incà. Insomma, quel testo finirà comunque in Gazzetta Ufficiale a maggio.
FEDERICO D'INCA' GIUSEPPE CONTE
Di cosa si parla? Del secondo decreto, annunciato in pompa magna da settimane, per alleviare gli effetti di una crisi già gravissima. Il ministro dell' Economia Roberto Gualtieri ne parlò già il 16 marzo presentando il primo decreto da 25 miliardi, il 20 marzo promise che il testo sarebbe stato pronto "prima della scadenza fiscale di metà aprile". Da allora, pur spesso evocato dai membri dell' esecutivo, del testo corporeo s' è persa ogni traccia anche se il lavorio dei tecnici del Tesoro - ci assicurano - è matto e disperatissimo (matto al punto, vorremmo dire, che le cifre totali sui giornali variano da 35 a 70 miliardi).
Roberto Gualtieri e Giuseppe Conte al lavoro sul Def
disoccupazione crisi
Ovviamente il ritardo del governo è un problema per tutti i soggetti in difficoltà e per il Paese in generale, ma la cosa che vorremmo sottolineare su tutte comporta un danno che sa di beffa e racconta plasticamente quanto poco la realtà sia stata compresa da un pezzo del potere burocratico-politico. Nel prossimo decreto dovrebbero infatti trovare posto i tre miliardi destinati al cosiddetto "reddito di emergenza" per tutti quelli che non hanno ricevuto finora alcun aiuto: un esercito, secondo le stime dello stesso governo, di 3 milioni di persone tra (ex) lavoratori in nero, disoccupati a cui sono scaduti in questi mesi gli strumenti di sostegno al reddito e le decine di altri casi possibili in una società complessa; a questa platea va aggiunta quella di colf e badanti assunte a ore che in questo momento non stanno lavorando (decine di migliaia).
giuseppe conte - coronavirus meme ELENA BONETTI
Il nome dato al provvedimento, d' altra parte, dovrebbe dire qualcosa anche a chi lo sta scrivendo, ma ci troviamo di fronte al paradosso per cui il "reddito di emergenza" sarà probabilmente erogato quando la fase più acuta dell' emergenza sarà passata e i danni pressoché irreparabili (come si paga l' affitto dopo due mesi senza entrate e, presumibilmente, senza risparmi in banca?). Non meno importanti sono le altre misure attese: dal rifinanziamento dei 600 euro per gli autonomi (che dovrebbero diventare 800) a quello del bonus baby sitter o dei congedi parentali; dai soldi "veri" per estendere le garanzie del "decreto liquidità" all' assegno per i figli proposto dalla ministra Elena Bonetti fino a ulteriori misure per le imprese (quelle del turismo, ad esempio). Cose che possono fare la differenza tra vivere e morire di dopo-virus e che pure continuano a essere rimandate lasciando nell' incertezza cittadini e aziende.
Giuseppe Conte pensosissimo durante il vertice virtuale con gli altri leader europei
Altrettanto paradossale il fatto che uno dei motivi del ritardo - insieme al solito delirio burocratico di un Paese in cui ci sono mille bonus ognuno per una categoria di cittadini - sia che al Tesoro stiano tentando di coordinare il nuovo decreto con le previsioni del Documento di economia e finanza che dovrebbe essere approvato domani: si tratta del quadro triennale dei conti pubblici che i governi sfornano ogni aprile per smentirlo una volta a settembre e una seconda a dicembre e che quest' anno è un esercizio totalmente inutile visto che nessuno può fare previsioni serie su quel che succederà quest' anno o, peggio, i prossimi due.
Roberto Gualtieri
Non manca, ovviamente, l' attesa - spasmodica. come usa, al ministero dell' Economia - delle decisioni del Consiglio europeo e dell' esito delle interlocuzioni con Bruxelles. Una subalternità culturale e politica che rischia di costare cara agli italiani prima e al governo poi. Non ai grand commis di via XX settembre però.
pignoramento conto corrente gualtieri e conte