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    LE ALTRE VITTIME DEL CORONAVIRUS – UN’INFERMIERA DEL REPARTO DI TERAPIA INTENSIVA DI JESOLO SI È SUICIDATA LUNEDÌ SCORSO. SI ERA SENTITA MALE DOPO GIORNI DI TURNI MASSACRANTI, AVEVA LA FEBBRE ED ERA IN ATTESA DEL TAMPONE – QUANDO IL SUO CORPO È STATO RITROVATO SUL PIAVE DA UN PESCATORE NESSUNO VOLEVA CREDERE CHE FOSSE LEI…


     
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    Vera Mantengoli per “la Repubblica”

     

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    Ce l' aveva messa tutta per realizzare insieme ai colleghi e alle colleghe le aree di Degenza e Terapia intensiva dedicate ai contagiati Covid-19 nell' ospedale di Jesolo, come chiesto lo scorso 10 marzo dalla Regione. Si era dedicata notte e giorno per essere, ancora una volta, un punto di riferimento per i compagni di corsia e per i pazienti, quei pazienti che curava con tanto amore da quando aveva scelto di fare l' infermiera.

     

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    Un lavoro durissimo in questo periodo, ma che non l' aveva mai scoraggiata, anzi. Tuttavia qualcosa nella sensibilità di S.L., 49 anni di Cortellazzo, si è incrinato. La roccia che aveva sempre dimostrato di essere si è per qualche motivo sgretolata al punto da portarla a compiere un gesto che rimane ancora inspiegabile, mettere fine alla sua vita. Lunedì scorso S.L., dopo intensi giorni di lavoro in Terapia intensiva, si era sentita poco bene.

     

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    Aveva la febbre e chi, meglio di una persona che lavora in ospedale, sa che è proprio la febbre uno dei possibili sintomi del Covid-19. I medici le avevano fatto il tampone che, a ieri, non aveva dato ancora nessun risultato. Rimane un mistero che cosa possa aver turbato S.L., sola nella sua casa di Cortellazzo. Quel giorno a casa, dopo turni di lavoro massacranti, è stato fatale. La roccia ha iniziato a cedere, pezzo dopo pezzo, fino a scomparire nelle acque del fiume Piave. Il suo corpo è stato trovato all' alba di ieri mattina da un pescatore e recuperato dalla Guardia costiera. Quando è stata riconosciuta, nessuno ci voleva credere. Nessuno.

     

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    Certo, aveva lavorato tantissimo ed era stanca, a ripensarci bene aveva dato dei segni di affaticamento, ma nessuno dei suoi colleghi avrebbe pensato a tanto. «Era una persona dedita al lavoro, una risorsa insostituibile per i colleghi e per la nostra azienda sanitaria» afferma il direttore generale dell' Ulss 4, Carlo Bramezza. «I colleghi che in questi giorni sono in prima linea sul fronte del coronavirus sono rimasti scossi e colpiti dall' accaduto.

     

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    A nome dell' azienda esprimo il più profondo cordoglio e vicinanza alla famiglia della nostra infermiera». La "nostra infermiera", dice. Quando si lavora uniti per sconfiggere una battaglia si diventa un unico corpo e un' unica anima. Ora S.L. non c' è più, ma quanto ha fatto è vivo e parte della squadra che ogni giorno si alza per aiutare chi non ce la fa. «Abbiamo visto foto di infermieri e medici distrutti dalla stanchezza al punto da addormentarsi sulla tastiera del computer, ma nessuno era pronto a vedere un crollo senza più ritorno».

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