Margherita De Bac per il “Corriere della Sera”
neonato
Meno bambini per colpa del coronavirus. Quest' anno potrebbero non nascerne 4.500, quelli che tra marzo e maggio sarebbero stati «messi in cantiere» grazie al felice esito di tecniche di PMA, la procreazione medicalmente assistita. Un' ordinanza del ministro della Salute Roberto Speranza, il cui contenuto è stato chiarito a più riprese (16 e 25 marzo, 3 aprile), ha sospeso infatti l' avvio di nuovi cicli.
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Significa che le coppie già prenotate per avviare presso i centri della fertilità un percorso di fecondazione assistita dovranno rimandare i loro progetti. Sono ritenute indifferibili soltanto le procedure «esclusivamente per pazienti già in trattamento che devono effettuare prelievo di ovociti e trasferimento di embrioni» già programmati. La stima dei neonati che mancheranno dalle culle, già troppo vuote in un' Italia afflitta dalla bassa natalità, è di Antonino Guglielmino, presidente della società italiana della riproduzione umana, la Siru.
Antonino Guglielmino
In Italia ogni anno vengono eseguiti circa 98mila trattamenti riproduttivi su 78.400 coppie. Quasi 14 mila bambini i bambini che vanno ad allietare la vita delle rispettive famiglie. Secondo il ginecologo di Catania «mantenere questi ritmi sembra molto difficile visto il prolungarsi delle misure di contenimento legate alla pandemia nel periodo primaverili, il più richiesto dai nostri pazienti». I mesi di sospensione potrebbero essere almeno tre.
Tutti i centri italiani della PMA sono fermi, il 98% dell' attività si è interrotta, hanno concluso il percorso solo le pazienti che avevano già cominciato le cure di stimolazione ormonale, propedeutica al prelievo di ovociti.
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Ferme anche le importazioni di cellule riproduttive dall' estero destinate alle coppie candidate alla fecondazione eterologa. Lo stop è scattato l' 11 marzo. Gli scambi per l' ovodonazione avvenivano soprattutto con la Spagna attualmente nel pieno dell' emergenza.
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Gli specialisti del settore sono molto preoccupati soprattutto per le pazienti ultra 40enni , costrette a rimandare i sogni di un nastro da appendere fuori dalla porta. Ermanno Greco, direttore del centro European Hospital, uno dalle migliori performance a livello nazionale: «Dopo quest' età le percentuali di successo della PMA si dimezzano. Sarebbe opportuno inserire tra le prestazioni indifferibili quelle che riguardano pazienti con certe caratteristiche. Prevedendo dunque delle eccezioni come avviene per le donne che devono eseguire il prelievo degli ovociti allo scopo di preservare la fertilità prima di chemioterapia».
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È quanto sostengono gli autori di un articolo pubblicato sulla rivista Sterility & Fertility: «La raccolta di ovociti dovrebbe essere ritenuta urgente non solo per le pazienti oncologiche ma per tutte le situazioni sensibili come quelle di donne in età materna avanzata e con ridotta riserva ovarica».