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    IL VIRUS INFETTA I MERCATI – INIZIANO I GUAI SERI PER LA CINA E PER TUTTO IL MONDO: L’EPIDEMIA FA CROLLARE LA DOMANDA DI PETROLIO, L’OPEC È PRONTA A TAGLIARE LA PRODUZIONE DI GREGGIO. PECHINO POTREBBE ADDIRITTURA ABBASSARE L’OBIETTIVO DI CRESCITA PER IL 2020 E L’INDICE DEL MANIFATTURIERO SCENDE – A HONG KONG POTREBBE ESSERE CANCELLATA “ART BASEL”, CHE DOVREBBE APRIRE IL 17 MARZO. E IL GOVERNO DELL’EX COLONIA BRITANNICA CERTIFICA LA RECESSIONE…


     
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    1 – CORONAVIRUS: CROLLA DOMANDA CINESE DI PETROLIO, OPEC PRONTA AL TAGLIO. LUFTHANSA FERMA VOLI PER CINA FINO AL 29 FEBBRAIO

    Da www.ilsole24ore.com

     

    XI JINPING CON LA MASCHERINA XI JINPING CON LA MASCHERINA

    Effetto coronavirus sull’economia cinese, con l’attività manifatturiera che a gennaio è cresciuta al ritmo più lento degli ultimi cinque mesi e la domanda di petrolio in netto calo, mentre l’allarme blocca la ripresa delle attività economiche in alcune province dopo il Capodanno.

     

    La frenata della domanda di petrolio e il conseguente crollo delle quotazioni (con il Wti sceso intorno ai 50 dollari e il Brent a 54) starebbe spingendo l’Opec, secondo diverse fonti, a valutare un taglio immediato della produzione di greggio nell’ordine di 500mila barili al giorno. Martedì e mercoledì una riunione dell’Opec ne discuterà.

     

    coronavirus coronavirus

    Non solo, ma secondo quanto riporta l’agenzia Bloomberg la Cina sta valutando se abbassare l’obiettivo di crescita per il 2020. Il governo potrebbe mettere in campo una serie di misure a sostegno dell'economia, tra cui un innalzamento del tetto al rapporto tra deficit e pil. Il target annuale di crescita cinese viene generalmente reso noto a marzo. Secondo gli economisti la Cina dovrebbe puntare a una crescita «attorno al 6%» dopo la forchetta del 6-6,5% fissata per il 2019, chiuso con una crescita del 6,1 per cento. Ma anche l’obiettivo del 6%, alla luce degli ultimi sviluppi, potrebbe essere rivisto al ribasso.

     

    Indice Caixin in frenata

    ricercatori al lavoro per il vaccino sul coronavirus 1 ricercatori al lavoro per il vaccino sul coronavirus 1

    L’indice Caixin, che misura appunto l’attività manifatturiera, a gennaio è sceso dal 51,5 al 51,1 (le attese erano del 51,3), anche se rimane comunque superiore alla soglia dei 50 punti, che separa la crescita dalla contrazione. Segnali analoghi erano arrivati venerdì dall’indice Pmi, sceso a quota 50.

     

    Domanda di petrolio in picchiata

    un infetto dal coronavirus in un aeroporto cinese un infetto dal coronavirus in un aeroporto cinese

    Diversi analisti citati da Bloomberg riferiscono inoltre di un brusco calo della domanda di petrolio, calata circa del 20% (tre milioni di barili al giorno), secondo le stime dell’agenzia. La flessione è forse il maggiore shock subito dalla domanda di greggio dalla crisi finanziaria del 2008-2009 e potrebbe forzare la mano all’Opec e ai suoi alleati, che stanno considerando una riunione di emergenza per tagliare la produzione e arginare il calo dei prezzi.

     

    I titoli azionari con alti dividendi che battono il BTp decennale

    ospedale di wuhan 3 ospedale di wuhan 3

    La Cina è il maggior importatore mondiale di petrolio dopo aver superato gli Stati Uniti nel 2016 e consuma oggi circa 14 milioni di barili al giorno: in pratica il fabbisogno di Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito , Giappone e Corea del Sud messe insieme.

     

    Ferma l’attività in aree chiave

    La terza cattiva notizia per l’economia del gigante asiatico è la decisione di almeno 24 tra province e municipalità cinesi - tra cui Shanghai, Chongqing e il Guandong - che hanno rinviato la ripresa delle attività economiche e produttive a non prima del 10 febbraio per i timori di contagio del coronavirus. Si tratta di aree che nel 2019 hanno pesato per oltre l’80% in termini di contributo al Pil di Pechino e per il 90% sull’export.

    trump xi jinping trump xi jinping

     

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    I costruttori di auto rinviano la riapertura

    Le aziende internazionali si stanno adeguando e a loro volta rinviano la riapertura delle attività. L’ultima ad annunciarlo è stata Renault, che ha deciso di rinviare al 13 febbraio la ripresa della produzione nello stabilimento di Wuhan, che impiega 2mila persone. Altri costruttori con stabilimenti nell’area, come Psa, hanno preso decisioni analoghe.

    HUAWEI - LA SEDE DI SHENZEN 1 HUAWEI - LA SEDE DI SHENZEN 1

     

    Huawei avanti con la produzione

    Non tuttte le aziende si fermano. Il gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei Technologies Co Ltd ha ripreso la produzione dopo le vacanze del Capodanno lunare, in linea con una speciale esenzione che permette ad alcune industrie strategiche di rimanere in funzione. La maggior parte della produzione si trova nella provincia meridionale del Guangdong.

     

    Lufthansa: voli fermi fino al 29 febbraio

    XI JINPING XI JINPING

    LUFTHANSA LUFTHANSA

    Ancora tutto fermo invece sul fronte dei collegamenti aerei. Lufthansa ha annunciato il prolungamento dello stop di tutti i voli verso la Cina fino al 29 febbraio. Il gruppo tedesco, che controlla anche Swiss Air e Austrian Airlines, non effettuerà voli da e per Pechino e Shanghai fino al 29 di febbraio e fino al 28 di marzo da e per Nanchino, Shenyang e Qingdao. La compagnia aerea tedesca aveva annunciato in un primo tempo la decisione di sospendere i voli fino al 9 febbraio. Continueranno invece a essere assicurati i voli da e per Hong Kong. A regime Lufthansa e le sue controllate effettuano 54 voli verso la Cina e 19 verso Hong Kong.

     

    Hong Kong in recessione

    CORONAVIRUS CORONAVIRUS

    Chi già soffre per motivi diversi ma che con il coronavirus rischia di peggiorare è l’economia di Hong Kong. Il Governo ha certificato la recessione, con il Pil in calo dell’1,2% nell’intero 2019 a causa delle proteste di piazza contro Pechino. «Il coronavirus - osserva Martin Rasmussen, economista di Capital Economics - farà probabilmente restare in recessione Hong Kong anche nel 2020».

     

    L’influenza del coronavirus su Art Basel Hong Kong

    Roberta Pucci per www.exibart.com

     

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    La diffusione del coronavirus potrebbe mettere a repentaglio Art Basel Hong Kong. Bloomberg ha annunciato che le gallerie partecipanti hanno chiesto, con una lettera agli organizzatori, di annullare l’ottava edizione dell’evento a marzo.

     

    coronavirus allarme a milano coronavirus allarme a milano discorso di carrie lam 1 discorso di carrie lam 1

    A Hong Kong, dove sono stati confermati 10 casi, musei e scuole sono stati chiusi. La maratona di Hong Kong, che si sarebbe tenuta all’inizio del mese prossimo, è stata annullata. Il servizio ferroviario dalla terraferma è sospeso e i voli sono ridotti della metà.

     

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    Art Basel Hong Kong, che ha attirato 88.000 persone l’anno scorso, aprirà ai VIP il 17 marzo presso il centro congressi ed esposizioni di Hong Kong.  “Hong Kong è il posto dove nessuno vuole andare in questo momento”, ha affermato Janelle Reiring, co-fondatrice della Metro Pictures Gallery di New York. “A causa della politica, delle proteste e ora del virus. Nessuno vuole mandare le persone a lavorare lì dato lo stato attuale delle cose”.

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    “Questo è un momento difficile per tutti noi”, hanno detto i direttori della fiera in una lettera agli espositori giovedì. “La possibilità di rinviare o cancellare un evento di questa portata – che richiede un anno intero per essere prodotto – è un processo complesso, con molti fattori e molteplici stakeholder coinvolti”.

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    Ma le convinzioni dei galleristi restano, ad esempio Richard Nagy, il proprietario di un’importante galleria londinese, ha scritto in una mail agli organizzatori: “Purtroppo, crediamo che questa situazione abbia bisogno di una leadership decisiva e che Art Basel Hong Kong 2020, debba essere salvata da questa situazione rapidamente. Abbiamo raccolto delle informazioni e possiamo dirlo, nessuno dei nostri clienti stranieri parteciperà e sono sorpresi che la fiera sia ancora attiva.”

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    XI JINPING VIRUS XI JINPING VIRUS

     

    La risposta di Hong Kong

     In una lettera inviata agli organizzatori da parte di un gruppo di galleristi di Kong Kong si legge: “Negli ultimi sette mesi di sconvolgimenti politici, le nostre gallerie hanno lavorato duramente per ospitare aperture, simposi, conferenze e altri eventi per artisti, collezionisti e visitatori. Nonostante i continui cambiamenti nel flusso del traffico, i mandati del governo e l’affaticamento collettivo, questi programmi sono stati ben accolti e frequentati. La cultura e l’arte occupano un posto speciale all’interno della città e sappiamo che le arti continueranno a prosperare qui.”

     

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    Molti galleristi locali affermano che, dato l’avvicinarsi della scadenza dell’ultimo pagamento degli stand, le richieste di cancellazione da parte dei galleristi stranieri sono solo una mossa furba per chiedere uno sconto. L’unico timore fondato, infatti, potrebbe essere quello della mancanza di pubblico e di collezionisti, e quindi di un mancato incasso.

     

    La cancellazione di Art Basel Hong Kong, però, sarebbe un duro colpo per le gallerie della regione, molte delle quali non possono affrontare il costo della partecipazione ad altre fiere internazionali e fanno affidamento su Art Basel per avvicinare un pubblico nuovo ed internazionale

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