Alice Castagneri per “la Stampa”
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Sembra uno schizzato, uno scappato di casa. Forse perché gli piace correre nudo nei boschi e non si fa problemi a fare le interviste in mutande. Ma Blanco non è pazzo, vive solo fuori dagli schemi: «Correre mi dà adrelina e farlo senza vestiti non è così folle. Mi fa sentire in contatto con la natura. In fondo siamo nati nudi». Fino a qualche anno fa, Riccardo Fabbriconi scriveva canzoni in cantina, quasi al buio, e ora - a soli 18 anni - è in vetta a tutte le classifiche con il suo disco d'esordio Blu Celeste. È nato e cresciuto a Cavalgese della Riviera, un paesino di tremila anime del Bresciano: «Quando ero piccolo non mi piaceva perché c'era poca gente. Adesso lo apprezzo molto, è un posto tranquillo dove posso fare quello che voglio».
la canzone nostra blanco e salmo
Vive ancora in quell'angolino di provincia, con i genitori, e probabilmente non ha ancora ben realizzato che il suo album è il più venduto in Italia ed è stato il terzo più ascoltato al mondo su Spotify nelle prime 72 ore dall'uscita: «Sono molto felice di questi risultati, ma per me non è cambiato nulla. Vado sempre in giro con i soliti quattro amici. Nella mia testa è tutto uguale, ma meglio così». Dice che non c'è mai stato un momento in cui ha pensato di svoltare: «Faccio musica perché mi rende felice. Certo, mi sono dato degli obiettivi, ma non ho mai avuto aspettative».
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La svolta, però, è arrivata prima conLa canzone nostra con Salmo e Mace (che ormai è in classifica da 36 settimane), e poi con Mi fai impazzire con Sfera Ebbasta, colonna sonora dell'estate. Il singolo Notti in bianco ha fatto il resto. Nella copertina di quel pezzo Blanco è nudo.
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Nessun simbolo, niente Rolex al polso o collane d'oro al collo, al contrario di tanti suoi colleghi. Anche nella cover di Blu Celeste è così come mamma l'ha fatto: si trova sott' acqua sospeso tra il fondo e la superficie, illuminato solo dai raggi del sole che attraversano il mare. Le dodici tracce - tutta la top ten dei singoli più venduti - sono un insieme di opposti: romantico e selvaggio, delicato e irruento, scuro e innocente. Blanco passa dal sussurrare con un filo di voce in Mezz' ora Di Sole «sono in quel parco nel 2018, sporco di fango, mi volevo ammazzare», a urlare in Pornografia «tu che ti tocchi e mi fissi da un'ora. È pornografia».
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Il dolore emerge più volte qua e là, non solo con le strofe sul suicidio. La canzone che dà il titolo al disco, dedicata a una persona che non c'è più, che l'artista chiama «il fratello che vorrei», è una poesia piena di sofferenza. Anche il tema del sesso, raccontato in modo viscerale, carnale, ritorna più volte nei testi: «Lo descrivo così perché secondo me è più naturale. La vera natura dell'uomo è quella: siamo selvaggi. Ognuno, però, lo è a modo suo».
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A livello sonoro il disco è un miscuglio di pop, rap, elettronica, punk. Non segue una regola ed è impossibile da etichettare: «I miei riferimenti sono Celentano, Battisti e Battiato. Ma voglio sempre essere me stesso, senza snaturarmi. Nella musica, così come nella vita, se segui sempre uno schema perdi un po' di emozione. Meglio godersi il viaggio e viverla come viene».
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A dare un tocco magico ai brani ci ha pensato il produttore Michele Zocca, in arte Michelangelo: «Ci siamo conosciuti tre anni fa, a Milano. Non ci siamo presi subito, ma dopo un po'. Mi ha fatto crescere anche come persona. Ora siamo come fratelli. Ricordo quando abbiamo registrato Ladro di fiori: siamo entrati in studio alle 9 di mattina e siamo usciti alle 4 di notte. Fuori nevicava, è stato bellissimo». Adesso a Blanco manca solo un live, di quelli veri, con la gente scatenata: «Spero si possa fare presto, la pandemia è stata dura per tutti. Voglio vedere la gente pogare».
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