Paolo Baroni per “la Stampa”
DANIELE FRANCO MARIO DRAGHI
Dopo la Camera anche il Senato ha approvato la risoluzione di maggioranza sul Recovery plan e per il governo adesso scatta il rush finale. Tempi serratissimi per il varo entro fine mese del Piano nazionale di ripresa e resilienza, coi vari ministeri interessati chiamati a scremare i progetti, a mettere a fuoco gli investimenti da fare, dettagliando cronoprogrammi e benefici attesi, ed il ministero dell'Economia a supervisionare l'intero programma che entro il 2026 dovrà mettere a terra oltre 190 miliardi di investimenti.
daniele franco
Per l'8 di aprile è in programma l'incontro tra Draghi, i ministri e le Regioni; entro metà mese poi, raccogliendo i suggerimenti dei vari dicasteri, dovranno essere messe a punto le proposte per snellire le procedure, superare i tanti «colli di bottiglia» e assicurare tempi certi alla realizzazione dei tanti progetti («la sfida delle sfide», come l'ha definita il responsabile dell'Economia Daniele Franco) e che dovrebbero poi confluire in un decretone che conterrà anche le procedure per il reclutamento delle figure tecniche che si dovranno occupare dell'attuazione del piano.
MARIO DRAGHI MEME
Quindi, a ridosso della scadenza di fine mese, il governo tornerà in Parlamento per illustrare la versione finale del piano da spedire a Bruxelles.
Una strategia per il Paese
«La buona riuscita del piano richiede uno sforzo corale delle diverse istituzioni coinvolte e un dialogo aperto e costruttivo.
Mario Draghi
Richiede una strategia del Paese, una visione per quello che sarà l'Italia nel 2026, nel 2030 e possibilmente nei decenni successivi» ha spiegato ieri a palazzo Madama Daniele Franco, secondo il quale il Recovery plan «è una grande occasione per avviare un processo di crescita duratura per il Paese, che esce da circa un quarto di secolo di crescita piuttosto scarsa rispetto agli altri principali Paesi europei».
VITTORIO COLAO
Per Franco, in particolare, «con questo piano, bisogna far sì che giovani e imprese siano al centro del nostro sforzo di ripresa. Mi riferisco alle imprese di tutti i settori, innanzitutto il manifatturiero, i servizi, tra i quali ovviamente sono fondamentali il turismo e l'agricoltura. Il Piano deve aiutare trasformazione e rafforzamento del nostro sistema produttivo».
La risoluzione votata dal Senato (con 203 sì, 7 no e 24 astenuti, mentre alla Camera mercoledì i sì erano stati 412, con 11 no e 44 gli astenuti), in particolare, impegna il Governo a redigere la versione definitiva del Pnrr «tenendo conto degli orientamenti» contenuti nella relazione fatta dalla Commissioni Bilancio e Affari Ue, a «rendere comunicazioni alle Camere» prima della sua presentazione a Bruxelles, nonché ad «assicurare il pieno coinvolgimento del Parlamento nelle fasi successive».
mario draghi angela merkel
Da Camera e Senato sono arrivate decine e decine di richieste di modifica, a partire dalla necessità di privilegiare gli interventi a favore di giovani, donne e Sud, di non eccedere con la spesa corrente puntando di più sugli investimenti, di dettagliare tutti i cronoprogrammi e di monitorare con cadenze precise l'attuazione del piano con l'obbligo poi di tenere periodicamente informato il Parlamento. Sollecitazioni tutte accolte da Franco che ha ribadito il ruolo centrale delle camere, anche nel passaggio altrettanto importante delle riforme che dovranno accompagnare il Pnrr.
DRAGHI MERKEL RENZI
Quindi ha assicurato che «la governance prevista, che sarà snella e ben definita a livello centrale e delle autonomie territoriali, assicurerà adeguate modalità di aggiornamento del Parlamento». Fondo per i progetti esclusi Attraverso una piattaforma digitale centralizzata i dati relativi all'attuazione dei progetti verranno continuamente aggiornati, e a proposito dei fondi Franco ha specificato che «ogni euro che verrà impegnato ed ogni euro che verrà speso dovranno essere rendicontati».
mattarella dracarys
Infine ha ipotizzato una sorta di rete di protezione per quei progetti che pur meritandolo potrebbero restare fuori dal Pnrr, spiegando che «non saranno necessariamente accantonati». Per questi si sta infatti valutando la costituzione di «una linea di finanziamento ad hoc» attingendo ad altri fondi europei e nazionali.
VITTORIO COLAO RENATO BRUNETTA