Dagoreport
giuseppe conte parla al senato 12
Cosa abbiamo ascoltato oggi in Senato, durante le dichiarazioni di voto per la fiducia al governo? Un citazionismo continuo della prima Repubblica, con le evocazioni di Moro e Nenni, per nobilitare discorsi loffi, ridondanti e gravidi di retorica. C’è chi ci ha inflitto la fuffa letteraria sventolando Montale, chi ci ha sbomballato il sistema nervoso con una drammatizzazione emotiva sul Covid (“un killer invisibile si aggira per le strade”) e chi si è rifugiato in un pop di risulta citando la canzone “Un Senso” di Vasco Rossi.
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Emma Bonino strappa due-applausi-due, la calabrese Caligiuri legge con cadenza scolastica, Richetti spippola al cellulare (Tinder o Facebook?), Mario Monti non perde l’occasione di ricordarci chi è e definisce l’Italia “una Repubblica democratica fondata sul debito pubblico”. E poi parole, parole, parole. Discorsi inutili, inascoltati, utili come un kleenex usato. Di cui frega nulla ai più. Misteri d’aula: ma i peones parcheggiati in Parlamento solo a pigiare tasti, perché si sentono in dovere di prendere la parola per torturarci con le loro banalità, nei momenti più delicati?
MATTEO RICHETTI SPIPPOLA MENTRE PARLA LA BONINO
Menzione speciale per i grillini, grandi maestri della friggitoria ideologica, che tuonano su scienza e vaccini come novelli Burioni. Proprio loro che hanno portato almeno una no vax (Sara Cunial) in Parlamento. Non solo: i senatori pentastellati riveriscono Liliana Segre, dopo aver difeso Elio Lannutti quando twittava sul finto complotto giudaico-massonico dei Savi di Sion.
(https://twitter.com/valentinivaler/status/1351488951287209985)
senato
Se volete darvi un tono a cena con gli amici, rigiocatevi le untuose e avvolgenti cotonature linguistiche del leguleio Conte. Ecco i “tag” da segnare: “A tacer d’altro”, “sintesi superiori”, “gravità dell’ora”, “il tornante della storia umana”, “piccolo florilegio”, “empowerment femminile”, “non una estrinseca adesione ma un convinto ancoraggio”, “il campo dell’opinabile”. L’aggettivo del giorno è “indefesso”. E cà nisciun è fesso.
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