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    PERCHE’ TEHERAN NON RISPONDERA’ CON FORZA ALL’ATTACCO DI ISRAELE  I MISSILI ISRAELIANI HANNO COLPITO SOLO LE BASI MILITARI IRANIANE, I DANNI SEMBRANO ESSERE LIMITATI E KHAMENEI HA FATTO VEDERE DI SAPERSI DIFENDERE CON UNA CERTA EFFICACIA – IN QUESTO MODO ISRAELE E IRAN SONO ARRIVATI A UN PAREGGIO E UNA GUERRA TOTALE NON CONVERREBBE A NESSUNO - MA C’È DI PIÙ: GLI EQUILIBRI IN QUELLA FETTA DI MONDO STANNO CAMBIANDO. TEHERAN HA CORTEGGIATO I PAESI ARABI E HA PROMESSO "MODERAZIONE" IN CAMBIO DI…


     
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    1. L'ATTACCO CALCOLATO PER METTERE "IN PAUSA" IL CONFRONTO MILITARE

    Estratto dell’articolo di Stefano Stefanini per “La Stampa”

    Ali Khamenei Ali Khamenei

    Possibile che un'azione di guerra, con danni e vittime anche se limitati, riduca i rischi di conflitto anziché aumentarli?

    Eppure, l'attacco missilistico di Israele all'Iran di ieri notte sembra calcolato apposta per mettere "in pausa" il confronto militare diretto fra Teheran e Gerusalemme.

     

    […] Le reciproche azioni di guerra dirette, due per parte da aprile ad oggi, sono state condotte trattenendosi per le falde della giacca.

    L'attacco di ieri notte non fa eccezione. Non è una escalation e non obbliga l'Iran a una contro-escalation. Non è una sorpresa per nessuno, a cominciare dagli iraniani. Era previsto, annunciato e scontato.

     

    BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO DI ISRAELE ALL IRAN BENJAMIN NETANYAHU - ATTACCO DI ISRAELE ALL IRAN

    Se Teheran non era stata proprio avvertita poco ci manca. Primo, ha preso di mira esclusivamente basi militari, così come avevano fatto i 200 missili iraniani lanciati contro Israele il 1mo ottobre; la "proporzionalità" dell'offensiva se non del risultato – quella israeliana sia arrivata in parte a destinazione – è mantenuta. Secondo, permette a Israele di dimostrare la capacità di colpire l'Iran in profondità e con una certa efficacia. Deterrenza ristabilita al quadrato. Terzo, permette all'Iran di dimostrare la capacità di difendersi con una certa efficacia – la contraerea iraniana che abbatteva alcuni missili israeliani era su tutti gli schermi mondiali dalle prime ore del mattino. Il combinato disposto può permettere a entrambi di dichiarare il pareggio.

     

    ismail qaani ali khamenei ismail qaani ali khamenei

    Israele l'ha fatto immediatamente: per noi basta così, ma se l'Iran risponde colpiremo ancora. Teheran denuncia ma sorvola sul cosa farà – o non farà. Si limita a parlare del successo nella difesa antimissilistica riconoscendo di aver subito danni limitati e quattro militari vittime dell'attacco.

    Deve ancora decidere e potrebbe benissimo scegliere l'escalation. Conta anche l'entità del danno subito, che non conosciamo. Ma l'opzione di non far niente […] è sicuramente sul tavolo.

    RAID DI ISRAELE IN IRAN RAID DI ISRAELE IN IRAN

     

    L'Iran è in guerra indiretta con Israele da decenni, l'ha intensificata dopo il 7 ottobre, ma non vuole lo scontro diretto. Può continuare la prima senza avventurarsi nel secondo. […]

    Se Teheran e Gerusalemme mettono in naftalina la guerra totale, le conseguenze si avvertiranno su tre piani: mediorientale; dei rapporti israelo-americani; delle dinamiche internazionali. Israele può sostenere, con l'aiuto Usa, una guerra con l'Iran, e avere la meglio, ma a che costi? Ne ha già due in corso, con Hamas e Hezbollah. Non ha idee chiare su come gestire il dopo. Il nodo palestinese non si scioglie, non certo con le armi. Le occupazioni di Gaza e Cisgiordania vagheggiate dai coloni o la zona cuscinetto in Libano meridionale chiesta dagli abitanti al confine richiedono soldati in servizio.

     

    ali khamenei ali khamenei

    Il continuo richiamo dei riservisti penalizza già l'economia. In questa fase fa comodo non doversi occupare anche di Teheran […]

    Per una rara volta Netanyahu ha dato retta ai messaggi di Washington. Forse perché ci metteva voce anche il Pentagono. Fra militari ci s'intende. È una piccola schiarita dell'ultim'ora nei difficili rapporti con l'amministrazione Biden.

     

    Non gli dà la vittoria, né il beneficio elettorale (a Kamala Harris), di un cessate il fuoco a Gaza ma non è neanche un assist per Donald Trump. Col quale, se eletto, il primo ministro israeliano potrebbe ritrovarsi presto a parlare ci cosa fare con l'Iran specie se, dall'attacco di ieri, Teheran traesse la conclusione di dotarsi dell'arma nucleare senza perdere altro tempo.

     

    RAID DI ISRAELE IN IRAN RAID DI ISRAELE IN IRAN

    Israele si trova meno internazionalmente isolato sull'Iran di quanto non sia nelle altre due guerre, […] Per converso è l'Iran a essere isolato nel confronto con Israele. Il barlume di solidarietà araba è di facciata, nessun aiuto reale arriva dalla Russia che pure Teheran aiuta fortemente in Ucraina, la recentissima adesione ai Brics è un fiore all'occhiello senza dividendi. Se fra ayatollah e guardie rivoluzionarie prevale la linea dura dell'escalation, l'Iran è da solo o quasi.

    […]

     

    2.IL DOPPIO GIOCO NEL GOLFO

    Estratto dell’articolo di Giordano Stabile per "La Stampa"

    Ali Khamenei Ali Khamenei

    I Paesi arabi tirano un sospiro di sollievo e scommettono che questa volta Teheran non risponderà al raid israeliano. Dopo tutto, è il loro ragionamento, siamo due a due. […] Le indiscrezioni sui media del Golfo che la guida suprema iraniana Ali Khamenei consideri "chiusa la partita" e che non ci sarà alcuna rappresaglia in futuro vanno prese con cautela, ma racchiudono le aspettative che in questo momento dominano a Doha, a Riad e ad Abu Dhabi, come a Teheran. E questo è il frutto di una svolta cominciata nel 2021 e consolidata in questi tre anni.

     

    Khamenei, di fronte alla stagnazione economica e alle rivolte periodiche che hanno scosso l'ultima fase del suo lungo regno, ha scelto una politica dei due forni. Da una parte la corrente khomeinista si è concentrata sul rafforzamento delle milizie sciite arabe alleate, come prima linea di difesa e di pressione su Israele. Un'idea dell'ex capo delle forze speciali dei Pasdaran, Qassem Soleimani. Gli stessi Guardiani hanno sviluppato un arsenale missilistico di tutto rispetto, che costituisce la seconda linea. Forze armate e paramilitari forti di un milione di uomini costituiscono infine il terzo cerchio a difesa delle Repubblica islamica.

    ayatollah ali khamenei ayatollah ali khamenei

     

    Ma Khamenei ha anche cercato di spezzare l'assedio economico occidentale e di uscire dall'isolamento. Per questo si è prima affidato a un oltranzista ma pragmatico come Ebrahim Raisi, non certo un populista da quattro soldi alla Mahmoud Ahmadinejad. E, poi, dopo l'inaspettata scomparsa di Raisi in un incidente aereo, ha pilotato l'ascesa alla presidenza dell'outsider Masoud Pezeshkian. Con vari atout: rappresenta la minoranza curda e azera. Parla perfettamente il turco. E' un volto nuovo spendibile con i vicini regionali.

    Dalla sua elezione Pezeshkian è impegnato in tour senza fine tra i vicini arabi, la Turchia, fino al vertice dei Brics dei giorni scorsi a Kazan, in Russia.

    MASOUD PEZESHKIAN E VLADIMIR PUTIN MASOUD PEZESHKIAN E VLADIMIR PUTIN

     

    Ad affiancare Pezeshkian è il ministro degli Esteri Abbas Araghchi, garante dell'ala più conservatrice. Il tandem ha lanciato un corteggiamento serrato dei Paesi del Golfo e dell'Egitto, culminato con un vertice a Doha, due settimane fa, fra il presidente iraniano e il ministro degli Esteri saudita Faisal bin Farhan. E poi con la visita di Araghchi a Riad e al Cairo.

     

    ali khamenei ali khamenei

    […] Iran e Paesi arabi hanno raggiunto un'intesa riguardo l'imminente reazione israeliana, arrivata poi ieri prima dell'alba. E cioè che gli arabi avrebbero negato il loro spazio aereo agli asset israeliani e americani e in cambio gli iraniani avrebbero limitato al minimo, se non escluso del tutto, un'ulteriore rappresaglia, in base alla gravità dei danni subiti. Come garanzie del patto, i sauditi hanno chiesto e ottenuto di partecipare, la scorsa settimane, a manovre congiunte con l'Iran e altri Paesi regionali nel Golfo dell'Oman. Un evento pubblicizzato al massimo dagli iraniani, confermato pur senza enfasi dai sauditi, e impensabile soltanto due anni fa.

    Ebrahim Raisi e Mohammed bin Salman Ebrahim Raisi e Mohammed bin Salman

     

    La pace fra Riad e Teheran, siglata a Pechino nel marzo 2023, dopo sette anni di guerre per procura in Yemen, Bahrein, Iraq e Siria, comincia a cambiare gli equilibri in quello che gli iraniani non chiamano più Medio Oriente ma "Asia occidentale", definizione molto amata ai cinesi. Sull'altra sponda del Golfo hanno tre interlocutori con sfumature diverse. Il Qatar, massimo sostenitore di Hamas e dei palestinesi, si è trasformato da nemico ideologico, in quanto sponsor dei movimenti jihadisti anti-Assad in Siria, a mediatore con il mondo sunnita più oltranzista, in nome della causa comune della "liberazione di Gerusalemme".

     

    khamenei khamenei

    Gli Emirati giocano un ruolo importante nell'aggiramento delle sanzioni e nei rapporti con i Brics, gruppo nel quale sono entrati, come lo stesso Iran, a gennaio, e guardano con molto interesse al futuro sistema di pagamenti internazionale, alternativo al dollaro, che sarà probabilmente basato a Shanghai.

     

    mohammed bin salman giorgia meloni foto lapresse mohammed bin salman giorgia meloni foto lapresse

    L'Arabia Saudita ha invece declinato l'invito di far parte essa stessa del blocco a guida russo-cinese, si ritiene massima potenza sunnita e ha deciso di trovare un equilibrio regionale, con la distensione verso l'Iran, e mondiale, con l'indipendenza sia dall'America che dalla Cina, ma con buoni rapporti economici con entrambe. Su Israele, Mohammed bin Salman ha posto una condizione chiara e inamovibile: niente normalizzazione se non nasce prima uno Stato palestinese.

    ayatollah khamenei ayatollah khamenei

    Di fronte all'agonia dei 400 mila abitanti di Gaza Nord, la scelta appare poco discutibile.

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