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    COSA FARANNO PD E M5S A ROMA? SIAMO SICURI CHE RAGGI&CO DOPO ESSERE STATI CANNONEGGIATI PER ANNI DAI DEM AL SECONDO TURNO DIROTTERANNO I LORO VOTI SU GUALTIERI NEL CASO IN CUI VADA AL BALLOTTAGGIO CON MICHETTI? – C'È CHI PARLA DI RAPPRESENTANTI 5STELLE NELL'IPOTETICA GIUNTA DELL'EX MINISTRO DEM. IL PATTO (A META’) TRA PD E GRILLINI...


     
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    Alberto Gentili per “il Messaggero”

     

    virginia raggi foto di bacco virginia raggi foto di bacco

    L'impegno è solenne e ripetuto. Enrico Letta e Giuseppe Conte si sono giurati, a più riprese, fedeltà da qui al 2023 per fronteggiare «le destre». «Inizia un percorso comune», disse il segretario dem a fine aprile. E il nuovo capo a 5Stelle non si sottrasse, pur usando il condizionale: «Contro Salvini e Meloni il MoVimento potrebbe rivelarsi una forza di sinistra progressista».

     

    Ma, a conti fatti, è riuscito a metà il patto tra Pd e M5S in vista delle elezioni comunali del 3 e 4 ottobre a Roma, Milano, Napoli e Bologna e per le suppletive a Siena e nel quartiere romano di Primavalle. A pesare sull'intesa promessa, su quel «campo largo» ipotizzato da Letta e Conte, è lo scontro per il Campidoglio.

     

    confronto tra candidati sindaci di roma 7 confronto tra candidati sindaci di roma 7

    A Roma il MoVimento non ha voluto rinunciare a Virginia Raggi e il Pd, dopo aver cannoneggiato per anni la sindaca grillina, ha deciso di puntare sull'ex ministro dell'Economia Roberto Gualtieri in una partita senza esclusione di colpi. Con una speranza: riesumare l'alleanza al ballottaggio, nel caso (probabile) che la sfida finale fosse riservata al candidato del centrodestra voluto da Giorgia Meloni, Enrico Michetti, e a Gualtieri.

     

    Tant' è, che già c'è chi parla di rappresentanti 5Stelle nell'ipotetica giunta dell'ex ministro dem. Altrove, invece, il patto in fieri già si vede. Alle suppletive per un posto di deputato a Siena, Letta si è candidato alla guida di un'alleanza di cui i 5Stelle sono parte integrante. Ma per evitare maldipancia, il segretario dem ha rinunciato a presentarsi con il simbolo del Pd. Diverso, ma non troppo, il discorso per Primavalle.

    enrico michetti roberto gualtieri virginia raggi carlo calenda foto di bacco (2) enrico michetti roberto gualtieri virginia raggi carlo calenda foto di bacco (2)

     

    Qui i dem hanno deciso di far correre il segretario cittadino Andrea Casu e i 5Stelle, spiazzati dall'autocandidatura dell'ex ministra della Difesa Elisabetta Trenta, alla fine hanno rinunciato a presentare un proprio candidato.

     

    Dunque la partita per il seggio della Camera sarà tra Casu, Trenta, l'ex magistrato Luca Palamara e il rappresentante del centrodestra Pasquale Calzetta, ex presidente dell'11° municipio. Lo schema di Siena è stato adottato, dopo tanti tormenti, anche a Napoli, dove Pd e 5Stelle sostengono l'ex ministro e rettore dell'università Federico II, Gaetano Manfredi. A Bologna, città nella quale i grillini hanno deciso di convergere su Matteo Lepore, vincitore delle primarie del centrosinistra. E in Calabria: dopo il passo indietro di Maria Antonietta Ventura, Conte e Letta hanno scelto Amalia Bruni, direttrice del Centro regionale di neurogenetica. Insomma, per trovare una via di uscita, sono stati scelti candidati senza (Siena e Bologna a parte) etichette di partito.

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     «Il risultato è ottimo. Appena due anni fa non c'era un solo accordo tra noi e i 5Stelle», dice Francesco Boccia, responsabile Enti locali del Pd, «a ottobre invece i due partiti si presenteranno assieme a un centrosinistra unito a Napoli, Bologna, Calabria e in almeno una trentina di Comuni oltre i 15mila abitanti».

     

    DESISTENZA MASCHERATA

    roberto gualtieri foto di bacco (3) roberto gualtieri foto di bacco (3)

    Per il resto la scelta è stata quella di non farsi troppo male. E' il caso di Torino e di Milano. Nella città della Mole la sindaca grillina Chiara Appendino con ogni probabilità dovrà lasciare il Comune a Paolo Damilano (centrodestra) o a Stefano Lo Russo (Pd): l'impalpabile candidata 5Stelle Valentina Stanga è data praticamente per spacciata. Stesso schema a palazzo Marino, dove i pentastellati hanno cercato inutilmente di essere imbarcati nella coalizione che sostiene il sindaco uscente Beppe Sala, per poi ripiegare su Layla Pavone, manager considerata senza possibilità di vittoria.

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