Estratto dell’articolo di Giulia Pilotti per “Domani”
succession e i murdoch
Tutte le cose belle finiscono. L’amore finisce, i massaggi finiscono, e ora ci tocca pure andare avanti senza la prospettiva di una nuova stagione di Succession o della Fantastica signora Maisel. […]
Succession, perfetto dramma un po’ commedia sulle guerre fratricide della famiglia Roy (che in origine trae blanda ispirazione dalle vicende dei Murdoch e di altre due dinastie, Redstone e Maxwell, come ha raccontato il creatore Jesse Armstrong al Guardian qualche giorno fa), è finita per sempre alla quarta stagione, dimostrando non solo che quelli bravi sanno quando fermarsi – ovvero al culmine della figaggine, allo zenit della perfezione – ma anche che l’aggettivo “shakespeariano”, che è stato usato senza parsimonia negli ultimi anni per descriverla, non le è stato appiccicato addosso a sproposito.
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La puntata finale di Succession, un’ora e mezza di groppo in gola e culo strettissimo che sapevamo avrebbe chiuso questa saga famigliare con la nomina dell’erede al trono dell’impero dei media dei Roy, ce l’ha spoilerato Re Lear 400 anni fa.
Ingombrante e crudele Succession riesce a fare molte cose difficili insieme, non ultima intrattenerci per 39 episodi con giochi di potere tra azionisti, consigli di amministrazione, cessioni di quote, e altri espedienti noiosissimi che diventano oltremodo avvincenti se mescolati a pornografia immobiliare, vacanze su barche abbastanza grandi da avere una pista d’atterraggio per gli elicotteri, ma soprattutto ai drammi esistenziali dei quattro fratelli, quattro anime in pena (chi più chi meno) devastate dalla ricerca ossessiva e infinita dell’approvazione di un genitore ingombrante e crudele […]
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Così ci ritroviamo a tifare per l’uno o per l’altro, dimenticandoci che stiamo compatendo persone orribili, che gli stiamo augurando ogni bene, che ci stiamo commuovendo per le sorti di quattro miliardari fuori dal mondo che usano il loro potere per far eleggere un presidente degli Stati Uniti filonazista.
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[…] Più ci avviciniamo alla fine più i fratelli Roy sono patetici, meschini e irrimediabilmente destinati a fallire (pronto, Re Lear?), ma come dice il più patetico dei quattro, Kendall, nell’ultima puntata: «cunt is as cunt does», stronzo è chi lo stronzo fa. Ci troviamo in un mondo in cui gli stronzi vincono e anche se tutti e quattro, più o meno dichiaratamente, ci provano a essere stronzi come il padre, a occupare lo stesso posto a tavola, a credere di poter acquisire lo stesso peso, a vincere, nessuno di loro può ambire alle vette di Logan Roy […]
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L’unica morale In Succession non ci sono morali e non esistono i buoni. Sono tutti spregevoli, che è come dire che nessuno lo è
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Niente a che vedere con l’universo della signora Maisel, dove invece sono tutte brave persone, persino gli scagnozzi della mafia. Il marito adultero si redime e diventa l’uomo ideale, i genitori conservatori si ricredono fino a radicalizzarsi in direzione opposta, il maschilismo e il razzismo sono cancellati dagli anni Sessanta. Il bene trionfa, il talento viene premiato e nella quinta e ultima stagione ci viene detto con una serie di flash forward che attraversano vari decenni che andrà tutto bene: Midge Maisel sarà la star mondiale della stand up comedy che si merita di essere.
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[…] La fantastica signora Maisel non condivide molto con Succession ma […] si parlano anche su un altro piano: quello dei cattivi genitori. Perché anche se Maisel ci distrae con le gonne a ruota e i colori pastello e le carte da parati e la chinoiserie, se guardiamo bene Midge piace a tutti tranne che ai suoi figli, un’altra cosa che scopriamo dai salti avanti nel tempo dell’ultima stagione. Successo e famiglia a quanto pare non si mischiano tanto bene, l’avevamo già imparato da Logan Roy, l’avevamo già imparato da Shakespeare. […]
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Logan Roy e Midge Maisel si sono risposti senza indugio: hanno preferito essere i migliori nel mondo, piuttosto che i migliori a casa propria. Il che non costituisce nessuna lezione, neanche di femminismo, merito che si tende invece ad attribuire al personaggio della signora Maisel (che bello sarà quando finalmente potremo guardare storie di donne senza apporvi la targhetta “storia di donna”), ma rappresenta semplicemente un ottimo materiale narrativo. Quindi godiamone tutti e viva gli stronzi.
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