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    “COSA HO IMPARATO DA BILLIE HOLIDAY? STATE LONTANI DALL’EROINA” - BOMBASTICA INTERVISTA A QUINCY JONES, IL RE DELLA MUSICA CHE A 88 ANNI SI RACCONTA: “SONO SEMPRE ARRAPATO. POVERO ME, HO AVUTO ANCHE DELLE FIDANZATE LEONE, MA QUELLE NON SCHERZANO” – “ A 7 ANNI MIA MADRE È STATA RICOVERATA IN UN OSPEDALE PSICHIATRICO, MA MI ROMPEVA LE PALLE, CERCAVA DI IMPEDIRMI DI PORTARE AVANTI LE MIE COSE, PER LEI IL JAZZ ERA ROBA DEL DEMONIO” – IL GIORNO IN CUI TRUMAN CAPOTE LO CHIAMÒ NEGRO, IL PRESERVATIVO SUL MICROFONO DI JUDY GARLAND (“LEI MIMÒ DI METTERSELO IN BOCCA”) E… - VIDEO


     
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    Seth Abramovitch per “Sette - Corriere della Sera”

     

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    Nella villa di Bel Air, le pareti della sala di proiezione narrano la storia della popular music americana: gli album di Frank Sinatra in cornice si susseguono, intervallati alla certificazione di 30 volte disco di platino per Thriller e alla partitura manoscritta di We Are the World.

     

    Al centro della stanza, avvolto da una tuta in vellutino nero impreziosita da un motivo a foglie, lui: Quincy Jones Jr., l’uomo che ha reso possibile tutto questo. Si puo dire che non vi sia capitolo della musica pop a cui Quincy Jones, 88 anni, non abbia messo mano o non abbia in qualche modo influenzato.

     

    Per non parlare delle opere a sua firma candidate a Oscar ed Emmy, inserite in pietre miliari del piccolo e grande schermo, come Il colore viola e la miniserie Radici. A vederlo seduto li, deliziato da quanto la sorte gli abbia sorriso, sembra quasi che lui stesso non si capaciti di aver vissuto un’esistenza tanto straordinaria.

    quincy jones paul mccartney quincy jones paul mccartney

     

    Certamente, ci sono stati intoppi e controversie, e ci sono alcuni argomenti che Jones molto semplicemente non intende affrontare, tra cui le accuse di reati sessuali rivolte a uno dei suoi piu leggendari collaboratori, Michael Jackson.

     

    Per contro, questo big di Hollywood notoriamente alla mano ha ancora molto da dire su tantissime altre questioni: dalle lezioni apprese in gioventu da colossi del jazz come Billie Holiday e Bird-Charlie Parker, al razzismo spudorato con cui ha dovuto fare i conti, fino all’appuntamento settimanale con Elon Musk per le loro cene tra vicini di casa.

     

    Cos’ha li, appoggiato sulle ginocchia?

    quincy jones miles davis quincy jones miles davis

    «Eh, delle foto da urlo. Guardi un po’ chi e venuto a trovarmi l’altro giorno». (foto di lui con Paul McCartney...).

     

    Ma non mi dica.

    «Eh si, siamo amici da quando lui aveva tipo 21 anni»

     

    Come si riconosce un talento?

    «Amico mio, e una questione di personalita. Ai miei tempi mi bastava dire “voglio gente che quando canta mi faccia capire chi e dopo 15 secondi”. Perche i cantanti, quel tipo di identificazione, o ce l’hanno o non ce l’hanno. E io ho lavorato con tutti. Santo cielo, ho lavorato con Billie Holiday a 14 anni».

     

    Cos’ha imparato da Billie?

    «Per l’amor di Dio state alla larga dall’eroina. A malapena riusciva a salire sul palco, mamma mia, faceva persino fatica a camminare, ma Bobby Tucker era come un fratello per me. Alla fine e diventato il suo direttore artistico: quando e uscita, ci ha colto una venerazione tale che ci siamo scordati di suonare i fiati. E lui “cazzo leggete la musica, oh! I fiati!” Avevamo 14 anni. Non so se mi spiego: Billie Holiday».

     

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    Charlie Parker, 1951, appena arrivato a New York.

    «Tutto quello che avevo erano 17 dollari... 17 dollari. Abbiamo preso il taxi per andare nei quartieri alti, sulla 138a, e lui mi ha detto: “Sbarbatello, rimediamo un po’ di erba”. E io “dai, andiamo”, ma non era erba quella che voleva lui. Mi ha lasciato fuori al freddo, e sono dovuto tornare a piedi dalla 138a alla 44a, fino all’America Hotel (mentre Parker era dentro a farsi di eroina).

     

    Un’amarezza... mi ha spezzato il cuore, era il mio idolo. New York: non c’e scuola migliore, glielo dice uno che ci e rimasto 20 anni. Stessa popolazione di Los Angeles, ma in un decimo dello spazio».

     

     Ho come l’impressione che le piaccia stare in mezzo alla gente.

    «Non sempre. Nella mia vita non sono mai stato solo, non mi sono mai annoiato, e immagino che sia cosi perche non ho avuto una madre. La mia e stata internata in un ospedale psichiatrico a Manteno, in Illinois, per demenza precoce (termine usato un tempo per indicare la schizofrenia) quando avevo 7 anni, quindi non ho mai avuto una mamma, e da allora non ho fatto altro che cercare di trovarne una».

    billie holiday billie holiday

     

    E mai stato in terapia?

    «Neanche per sogno. Ma una cosa come la demenza precoce e tosta. Gesu, quando e entrata siamo andati a trovarla in quella struttura, a Manteno. La prima volta che siamo andati c’era una tipa, in piedi su una sedia, che teneva in mano una zuppiera piena di feci. L’aveva fatta li dentro e ripeteva a tutti gli altri pazienti: “Non mangerai la torta! Non mangerai la torta!”».

     

    Sua madre pero ha continuato a metterle i bastoni tra le ruote, lavorativamente parlando. Come quella volta che, con una lettera astiosa, ha minacciato di far causa alla Universal per il suo primo lavoretto a una colonna sonora.

    «Mi rompeva le palle, cercava di impedirmi di portare avanti le mie cose, per lei il jazz era roba del demonio. Ma io ero inarrestabile, diamine. Il jazz e stato la mia mamma, su questo non c’e dubbio. Crea una dipendenza assurda, ed e anche rivoluzionario: ha messo insieme tantissime coppie interrazziali».

     

    quincy jones frank sinatra quincy jones frank sinatra

    Le manca quel periodo del jazz?

     «Hai voglia! Si, me lo sono proprio goduto. Ho capito prestissimo perche Dio ci ha dato due orecchie ma una sola bocca: voleva che ascoltassimo il doppio e parlassimo la meta. Abbiamo queste 12 note che aleggiano per tutto l’universo ormai da 720 anni, e sono le stesse 12 che avevano gia Brahms, Bach e Beethoven.

     

    Quando mi sono trasferito a Parigi nel 1957, la mia insegnante era la rinomata teorica della musica Nadia Boulanger e vedevo tutti i giorni Stravinsky. Anche lui studia- va con lei».

     

    Cos’ha fatto suo del mondo della musica classica?

    «Il contrappunto, la struttura, la scienza, l’emisfero sinistro. Quello destro e per i sentimenti, no? Le emozioni. Dobbiamo imparare tutto sulla musica, perche e il piu meraviglioso, il piu magico dei doni. Non si puo vivere senza musica. Come l’acqua, lo sa? Lei, per esempio, potrebbe vivere senza musica? Io no di certo. Di che segno e?».

     

    Leone.

    quincy jones nastassja kinski quincy jones nastassja kinski

    «Grande. Io sono Pesci, ascendente Leone e ho la luna in Scorpione. Niente di meglio (ride), sempre arrapato. Povero me, ho avuto anche delle fidanzate Leone, ma quelle non scherzano».

     

    Ha un astrologo di fiducia?

    «Ho studiato con John Glenn. Un giorno mi ha preso da parte e ha deciso di insegnarmi tutto cio che sapeva di astrologia, dal punto di vista di un astronauta».

     

    Se non sbaglio, lei e Frank Sinatra avete prodotto la prima canzone suonata sulla luna.

    «Puo dirlo forte! Era Fly Me to the Moon; l’ho registrata con Count Basie in quattro quarti. Inizialmente l’aveva scritta in tre quarti. (canta) “Fly... me to the moon...” Un due tre, un due tre. Ma lo swing non si puo fare in tre quarti. Sinatra mi ha detto: “Mi piace come l’hai fatta con Basie, in quattro quarti. Ti potrebbe interessare lavorarci insieme?”. E io: “Si, tutta la vita!”. Cosi ho dovuto passare la notte a scrivere quell’arrangiamento, nella mia stanza d’hotel a San Remo.

     

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    Senza pianoforte, senza niente. Quando Frank l’ha sentita, gli e piaciuta da morire. E io scoppiavo di gioia, era la prima cosa che facevo per lui. Avevo 29 anni. Quelli la ne avevano 50 o 60.

     

    Puo spiegarci come funziona un’orchestrazione? Perche credo che molte persone brancolino nel buio. Bisogna saper suonare tutti quegli strumenti?

    «No. Anche se io suonavo praticamente tutti gli ottoni. Suonavo il susafono, il coRno, il corno francese, il trombone, tutto. Perche suonavo nella banda con le majorette».

     

    E riesce a crearsi in testa tutta questa sorta di “quadro” musicale?

    «Ho la sinestesia»

     

    quincy jones 16 quincy jones 16

     Cosa l’ha portata a Hollywood alla meta degli anni 60?

    «Mi hanno chiamato, nel 1965, per fare Mirage con Gregory Peck, ed e li che mi sono fatto notare. Avevo messo il mio abito preferito, e il produttore era venuto alla Universal per vedermi. Li lui e andato in panico totale: si blocca, poi fa dietrofront e va a dire a Joe Gershenson: “Ma non mi avevi detto che Quincy Jones e un negro”. Non prendevano compositori neri per i film, solo gente dell’Est Europa con nomi di tre sillabe, come Bronislaw Kaper o Dimitri Tiomkin.

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    C’era tanto, ma tanto razzismo. Ricordo che ero alla Universal, camminando nella hall, e ho sentito qualcuno dire: “Guarda li uno shvartze” in Yiddish, e io so cosa significa. E come la parola con la N. E poi Truman Capote... Oh, io ho fatto A sangue freddo. Un giorno lui prende il telefono, chiama il regista Richard Brooks e gli fa: “Richard, io non capisco proprio perche metti un negro a scrivere la musica di un film dove di gente di colore non ce n’e”. E lui: “Ma vaffanculo, la colonna sonora la fa lui”. Cosi e stato, e sono stato pure nominato all’Oscar».

     

    Capote le ha chiesto scusa?

    «Eh si, quando mi e arrivata la nomination mi ha richiamato»

     

    nat cole e quincy jones nat cole e quincy jones

    Piu avanti, ha prodotto Il colore viola. E stato lei a scegliere Oprah, vero?

    «Esatto, e ho anche messo il suo nome in cartellone. La stanza da basso si chiama “Suite Oprah” o semplicemente “Suite O”. L’ho realizzata per lei, con i suoi colori preferiti e tutto il resto. Abbiamo fatto cose molto belle. Continuavano a dirci che un film di neri non poteva fare piu di 30 milioni. E io rispondevo: “Vedremo, abbiamo un cast grandioso e anche Spielberg. Vedremo.” Abbiamo incassato 143 milioni di dollari».

     

    Qual era il suo film preferito da ragazzino?

    richard marx cynthia roads e quincy jones richard marx cynthia roads e quincy jones

    «Tutti! Quelli con Liz Taylor e Judy Garland. Tutte e due si sono rovinate a 12 anni perche hanno chiamato il Dr. Feelgood; ha detto che dava loro delle vitamine, cose cosi, e invece erano dexedrina e benzedrina».

     

    Ha mai conosciuto Judy Garland?

     «Scherza? Ci ho lavorato insieme al Newport Jazz Festival. Come dimenticarlo! Suonavo nello spettacolo serale con Duke Ellington; lei e uscita e il vento entrava nel microfono, allora Phil Ramone, il tecnico, e arrivato e ci ha messo sopra un preservativo per ripararlo dal vento. E Judy si e messa a fare cosi. (Mima il gesto di mettersi in bocca il microfono.) Glielo ricordo ogni volta».

     

    Come ha conosciuto Michael Jackson?

    quincy jones e i suoi figli quincy jones e i suoi figli

    «Lui aveva 12 anni, eravamo a casa di Sammy Davis e quando abbiamo deciso di fare I’m magic mi ha detto: “Ho bisogno che mi aiuti a trovare un producer. Mi sto preparando a fare il mio primo album da solista. Era uno che sapeva il fatto suo, che si trovasse accanto a Fred Astaire e Gene Kelly o che ne so, anche James Brown. In parte copiava anche Elvis: “il re del pop”, signori. Per favore! Ha mai lavorato con Elvis? «Non ho mai voluto lavorare con lui».

     

    Come mai?

    «Stavo scrivendo per il direttore d’orchestra Tommy Dorse: Anni 50. A un certo punto entra Elvis e Tommy fa: “Non voglio suonare con lui”. Era un razzista figlio di... mi tappo la bocca»

    quincy jones e sinatra 5 quincy jones e sinatra 5

     

    Quante lingue parla?

    «Ventisei. Ne scrivo sette. Parlo serbo-croato, turco... Scrivo in arabo».

     

    Qual e il suo metodo?

     «Ma dai, chi sono le migliori insegnanti per le lingue? Devo dirglielo io?»

    Le donne?

    «Che mi venga un colpo, si! Nel 2008 ho prodotto le Olimpiadi di Pechino, era l’8 agosto 2008. Si ricorda che luci? E le percussioni! Una delle mie fidanzate una volta era sposata con uno di sangue blu la del posto. (Si zittisce.) No, meglio di no, questa e un’altra cosa che non voglio... un gran casino».

    quincy jones e sarah vaughan quincy jones e sarah vaughan

     

    Mi sembra di capire che non le piaccia la piega che hanno preso alcune delle interviste che ha fatto.

     «Le mie figlie mi hanno rimesso in riga. Oh, mi chiamavano QJBL, “Quincy Jones dalla bocca larga”. Mi hanno dato proprio una bella strigliata».

     

    Lei come amava spostarsi?

    «In aereo. Quando ero alla Warner Bros. avevo sei G5, bello mio, e due elicotteri Sikorsky S-76. Quando gli fai fare 300 milioni di dollari (e io gliene ho fatti fare 400) ottieni tutto quello che vuoi: le ville ad Acapulco e anche ad Aspen».

     

    Quante case ha?

     «Una. Non mi serve altro».

    E ancora felice qui a Bel Air?

    «Non c’e posto al mondo che preferirei. Quando guardo fuori, vedo Rupert Murdoch che vive sulla collina di fronte».

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    Non abitava qui vicino anche Elon Musk?

    «Proprio qui accanto. Se scende in macchina, c’e una casa proprio qui all’angolo: lui ha vissuto li 10 anni, e due o tre volte alla settimana andavamo a cena da lui insieme a Sergey Brin, Mark Zuckerberg, tutta quella ciurma. Tutti quanti».

     

    L’ha visto di recente, quando e stato al Saturday Night Live?

    «Si, ha fatto bene ad andare. Che cazzo, ha fatto vedere che ha il senso dell’umorismo. Non da sbellicarsi, ma e stato spiritoso, quantomeno ci ha provato».

     

    Visto che la prima canzone arrivata sulla luna e sua, ora deve fare anche la prima su Marte. «Lassu non ci vado. Richard Branson, Paul Allen ed Elon stanno cercando di convincermi ad andarci. Dicono: “Agli altri costa 250.000 dollari, per te e gratis”. Come no. Ma l’ha visto quell’affare quando decolla? »

    quincy jones e peggy lipton 2 quincy jones e peggy lipton 2

     

    Ha compiuto da poco 88 anni: come si sente?

    «Come se ne avessi 37. Ho perso 28 chili. Passavo molto tempo in Brasile, e non facevo altro che bermi vodka e succo di acai, ma poi ho chiuso con l’alcol e sono sceso da 110 a 79 chili. E ovvio che qui sto rimettendo su qualcosina. Non va bene».

     

    Parliamo della sua terza moglie, Peggy Lipton (con cui e stato sposato dal 1974 al 1989, scomparsa a 72 anni nel 2019).

    «Siamo stati insieme 12 ore, con le nostre figlie Rashida e Kidada, e il giorno dopo le hanno fatto l’iniezione. Aveva un tumore al colon, terribile. Un vuoto grande, grande... immenso, era una donna splendida. Seria. Siamo stati bene insieme».

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    Cos’ha pensato del movimento di protesta per George Floyd l’estate scorsa?

    «E una cosa che parte da molto lontano, caro mio. Anche se si sono tutti voltati dall’altra parte, per me e sempre la stessa cosa: la misoginia, il razzismo... A odiare deve insegnarti qualcuno, non penso che sia una cosa spontanea, proprio no, a meno che non ti alleni, e ritengo che sia una pessima abitudine. Questi razzisti, madonna mia. Prendiamo gli asiatici: come diavolo si fa a prendersela con una ragazzina asiatica?»

     

    Cos’ha in serbo per il futuro?

    «Voglio fare un libro sulla mia vecchiaia, sono stufo di vedere tutte quelle inesattezze e imprecisioni nelle informazioni che trovo su Internet. Mi manda fuori di testa, perche quando arrivi a 88 anni ci pensi, no? Quando il gioco si fa grosso, si prendono tutti il merito; se finisce in un macello, ti ritrovi li da solo».

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