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    COSA PENSERÀ DE CHIRICO VEDENDO LA SUA OPERA CHE SVENDEVA, REGALAVA, FALSIFICAVA PER PAGARE I DEBITI NEI SUOI PRIMI 40 ANNI, È DIVENTATA PREZIOSA PIÙ DELL'ORO? 'IL RITORNANTE' VENDUTO PER 11 MILIONI DI EURO... - PANZA RACCONTA LA VITA DEL PITTORE: IN TV SI DIVERTIVA A PRENDERE IN GIRO I COLLEGHI COME MATISSE, VAN GOGH E ANCHE MODIGLIANI, CHE CON LUI SI CONTENDE LA PALMA DI PIÙ FALSIFICATO


     
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    Pierluigi Panza per “Liberi Tutti - Corriere della Sera

     

    IL RITORNANTE GIORGIO DE CHIRICO IL RITORNANTE GIORGIO DE CHIRICO

    Bello morire se la tua opera, che svendevi, regalavi, falsificavi per pagare i debiti, nei tuoi primi quarant' anni è diventata preziosa più dell' oro? Godi se ora, dall' alto, osservi Il ritornante valere 11 milioni di euro? Tu non ritorni da quel 20 novembre 1978 quando ti deposero con un crocefisso d' argento, lo spadino e la nera feluca d' accademico di Francia prima di portarti per i funerali in Sant' Andrea delle Fratte, come gli artisti d' un tempo. Novant' anni, poiché eri nato il 10 luglio 1888 a Volos, in Tessaglia, patria di Achille, Giasone e dei mitologici centauri. Tuo padre, un ingegnere siciliano, si era trasferito lì per costruire ferrovie.

     

    Pierluigi Panza Pierluigi Panza

    «Case sulle piazze / case in capo al mondo / al vicino orizzonte / dei nostri lontani desii / amici veniste una sera », scrivesti come tua ultima visione. E nei mesi precedenti, molto dolore; forse il ricordo della vita passionale ai tempi di Raissa o di quella pacificata con Isabella... dai, ti dicevano, disegna un cavallo che abbiamo le bollette da pagare! La colpa, se i soldi non c' erano, era sua. Di Giorgio De Chirico, il Pictor Optimus .

     

    Sottostimava le sue opere, le regalava agli amici che scrivevano su di lui come Apollinaire o Raynal, oppure le svendeva a Eluard e Breton - che se ne approfittavano. Durante la guerra, a Ferrara - ma ritenuto inabile finì a scrivere in un convalescenziario e incontrò De Pisis e Carrà -, per pagare l' affitto dove viveva incaricò un suo vicino di casa, tale Giuseppe Ungaretti, di trovare dei compratori che gli dessero qualche soldo.

     

    Cose da Bohème , da gelida manina... Dopo la morte del padre, nel 1906, la famiglia De Chirico sì trasferì a Monaco, poi a Milano, Torino, Firenze e, dal 1911, a Parigi. Qui Giorgio esordì esponendo tre tele al Salon d' Autirne, dove lo scambiarono per un pittore spagnolo. Nacquero qui, ma sullo sfondo del Castello Estense, Ettore e Andromaca e Le Muse inquietanti , ovvero la Pittura Metafisica. Solo dopo la Guerra De Chirico scoprì l' antichità romana e le collezioni fiorentine di Raffaello.

    GIORGIO DE CHIRICO AUTORITRATTO GIORGIO DE CHIRICO AUTORITRATTO

     

    Nel periodo in cui eseguiva La partenza degli Argonauti e II figliuol prodigo (primi anni Venti) copiava agli Uffizi il Tondo Doni di Michelangelo e a Palazzo Pitti La gravida di Raffaello. E veniva stroncato da Roberto Longhi, che lo chiamava il «Dio ortopedico». Come ricorda in un recente articolo Paolo Baldacci, in una lettera del 7 giugno 1924 Giorgio propose a Gala, moglie di Eluard, di passargli un fisso di 1.500 lire mensili per un numero tra i 40 e gli 80 quadri all' anno: una cifra ridicola.

     

    Nel 1924 conobbe la ballerina Raissa Calza che lo rapì completamente. Lui continuò a dipingerla ( Figura in verde 1926, L' ésprit de domination 1927, Ritratto di Raissa , 1930...); lei lasciò la danza per darsi all' archeologia. Risultato: matrimonio lampo, pochi soldi, separazione immediata. La crisi del 1929 lo sorprese, ma più ancora l' affermazione dei Surrealisti, che misero con le spalle al muro le sue piazze e i suoi manichini.

    GIORGIO DE CHIRICO GIORGIO DE CHIRICO

     

    Nel '33, messo malissimo, in occasione di una mostra alla Kunsthaus di Zurigo, realizzò opere che decise di retrodatare ai tempi della Pittura Metafisica come richiesto dal curatore. I mercanti si lamentavano di lui, perché vendeva sottoprezzo senza passare da loro e, talvolta, ne metteva uno contro l' altro. Diventò il pittore più copiato e falsificato: periodicamente le cronache giudiziarie si occuparono di falsi De Chirico.

     

    Alla fine del 1930 si innamorò di Isabella Pakszwer, sua seconda moglie, che gli restò accanto fino alla morte. Nel '36 si trasferì a New York dove la gallerista Julien Levy espose le sue opere e prese a collaborare con Vogue e Harper' s Bazar realizzando una sala da pranzo presso la Decorators Picture Gallery insieme ai detestati Picasso e Matisse. Sul giornale Il Meridiano d' Italia , diretto da Franco Servello, De Chirico attaccò frontalmente il pittore cubista. Del resto, nell' opera di De Chirico si evidenzia un vecchio adagio dell' Estetica: nell' Arte non c' è progresso.

     

    GIORGIO DE CHIRICO - COMPOSIZIONE CON AUTORITRATTO GIORGIO DE CHIRICO - COMPOSIZIONE CON AUTORITRATTO

    L' emozione che può darti una statua greca può essere superiore a ciò che trasmette un' opera contemporanea. I suoi quadri ci trasmettono solitudine («Ferrara, la città più solitaria della terra...», scriveva), enigma e un' inquietudine di marmo, geometrica.

    Dal '44 il Pictor Optimus si trasferì a Roma, da dove mai più si mosse e dove assistette all' accrescersi della sua fama. Nel suo atelier, ovviamente in Piazza di Spagna, lavorò anche il giovane architetto Massimiliano Fuksas.

     

    Dall' atelier di Piazza di Spagna andava nel pomeriggio al Caffè Greco, due passi, a polemizzare con critici e collezionisti, a denunciare falsi. Nel grande quadro che raffigura l' interno di questo caffè, Renato Guttuso lo collocò accanto a Buffalo Bill, al fratello Savinio, a Gide e Apollinaire, spiegando: «È l' ultimo dei grandi personaggi, come il Greco è l' ultimo dei grandi locali» (il ricordo viene da Giovanni Testori).

     

    In tv si divertiva a prendere in giro i colleghi come Matisse, Van Gogh e anche Modigliani, che con lui si contende la palma di più falsificato. L' incipit del più celebre Lamento di Erinna sembra immortalarlo: « I bianchi cavalli smaniosi / si levavano dritti sulle zampe / con grande strepitio e il suono della cetra / batte in eco sotto il portico vasto della corte ».

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