Estratto dell'articolo di Giuseppe Guastella per il “Corriere della Sera”
fabrizio corona
La pena finirà tra due mesi e terminerà anche l’affidamento terapeutico in detenzione domiciliare ottenuto per curarsi dai disturbi psichiatrici. Fabrizio Corona è in dirittura d’arrivo di un lungo, sofferto percorso quando alle 3 di mattina i carabinieri bussano alla porta della sua abitazione milanese.
Sono lì per la perquisizione ordinata dalla Procura di Palermo nell’inchiesta che ha portato all’arresto del carabiniere Luigi Pirollo e del consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo che avrebbero cercato di vendere all’ex re dei paparazzi file di indagine sull’operazione che portò alla cattura del boss Matteo Messia Denaro. «Mi sono comportato da persona corretta e vengo trattato in questo modo. È stato grazie a noi che hanno arrestato le due persone», afferma. C’è il rischio che anche questa ultima disavventura pregiudichi gli ultimi scampoli dell’affidamento.
fabrizio corona
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Si rivolgono alla Squadra mobile di Palermo, Pisto dice che Corona è d’accordo a denunciare. In base a questa ricostruzione, Chiesa non riesce a capire perché il suo cliente «sia stato perquisito e indagato per tentata ricettazione, un’ipotesi di reato che definire una fantasia è un eufemismo». Non solo: telefono e pc sono stati sequestrati per estrarne copia forense dei dati.
La vicenda sarà valutata anche dal Tribunale di sorveglianza di Milano, anche perché dalle indagini emergerebbe che Corona avrebbe violato le rigorose prescrizioni dei giudici. Ha ottenuto la misura alternativa al carcere a maggio 2022 dopo che gli era stata revocata l’anno precedente.
MATTEO MESSINA DENARO
(...) In carcere la prima volta nel 2007 per l’inchiesta Vallettopoli di Potenza, poi arrivarono condanne per estorsioni tentate e una compiuta, per spendita di monete false, per bancarotta, per la corruzione di un agente di polizia penitenziaria che gli aveva portato una fotocamera in cella e per una violazione fiscale, l’unico reato rimasto legato ai soldi trovati nel controsoffitto della casa di una collaboratrice e che aveva accumulato in nero.
Quando i carabinieri bussano alla sua porta, l’avvocato Cristina Morrone lo convince a placarsi per evitare che sbotti in uno dei suoi celebri eccessi d’ira.
FABRIZIO CORONA IN TRIBUNALE FABRIZIO CORONA