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Marco Bonarrigo per corriere.it - Estratti
Il caso Sinner non è chiuso. Ieri mattina di buon’ora la segreteria del Tribunale di Arbitrato Sportivo (Tas) di Losanna aveva comunicato di non aver ricevuto alcun ricorso da parte dell’Agenzia Mondiale Antidoping (Wada) riguardo alla sentenza di proscioglimento di Jannik Sinner dalle accuse di doping entro il termine ultimo di 21 giorni dalla sentenza, ovvero le 24 di lunedì 9 marzo.
Per la doppia positività al Clostebol durante il Master 1000 di Indian Wells, il tennista era stato assolto dall’Itia (International Tennis Integrity Agency) il 19 agosto per «mancanza di colpa o negligenza» e l’assenza di ricorso avrebbe chiuso definitivamente la pratica.
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Tre ore dopo, obtorto collo e solo su richiesta pressante del Corriere della Sera, la Wada ha ammesso che il procedimento contro Sinner è tutt’ora «in corso di elaborazione» da parte dell’ufficio legale interno che deve esprimersi sull’eventuale ricorso.
Dalla sede canadese dell’agenzia spiegano di aver sfruttato le clausole 13.2.3.5 del Codice Antidoping e 13.8.1.1 del Regolamento specifico del tennis chiedendo all’Itia (che ha confermato) materiale supplementare sul caso e facendo così valere il termine dei 21 giorni dal momento in cui il materiale è stato ricevuto, che la Wada curiosamente rifiuta di rendere noto ammettendo solo che è compreso tra il 2 e il 7 settembre. Il limite per presentare appello slitta quindi almeno al 23 settembre.
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I motivi per cui è stata utilizzata la proroga non sono chiari nemmeno agli esperti. Alla clausola 13.2.3.5 (privilegio esclusivo Wada non utilizzabile dalla difesa) si fa ricorso in genere nelle situazioni in cui le questioni analitiche sono molto complesse e chimici e biologi devono esaminare con cura i referti di laboratorio per redigere le loro memorie.
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Se c’era qualcosa da discutere (come succede sempre nei casi di contaminazione) è la catena logica con cui si ammette o esclude il grado di colpa nell’attenzione al rischio con elementi evidenti nel report iniziale.
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Perché la Wada abbia deciso di tirarla per le lunghe, quindi, sfiancando la resistenza psicologica di un Sinner già provato non è chiaro. Cinque anni fa l’Agenzia non appellò un caso di scuola: l’assoluzione del nuotatore brasiliano Gabriel da Silva Santos (Clostebol anche per lui) assolto perché la contaminazione sarebbe avvenuta tramite contatto con le lenzuola della casa del fratello dove l’atleta si era recato occasionalmente a dormire, non sapendo che costui usava la pomata. Il principio di «confidenza totale nei propri familiari o nel proprio staff ristretto se si è inconsapevoli del rischio e si prendono tutte le precauzioni» è lo stesso alla base del proscioglimento di Sinner.
Cosa rischia in caso di colpevolezza
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Aspettando la decisione Wada, in caso di ricorso il Tas dovrà aprire un procedimento di arbitrato. I tempi per l’inizio delle udienze raramente sono inferiori ai tre mesi. Se fosse accertata la mancanza di precauzioni da parte di Sinner (dimostrando che l’atleta era consapevole del rischio e non ha fatto di tutto per evitarlo) la pena potrebbe andare dai tre ai sei-otto mesi, partendo dalla data del primo controllo positivo (10 marzo) e cancellando risultati, premi e punti Atp fino a sospensione scontata. Insomma, se la stagione degli slam di Sinner sui campi da tennis si è conclusa in modo trionfale, quella davanti ai tribunali sportivi ha ancora un poco gradevole seguito.
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