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    COSA SI NASCONDE DIETRO LE MURA VATICANE? – IL FRATELLO DI EMANUELA ORLANDI CONTINUA A CERCARE A LA VERITÀ SUL RAPIMENTO DELLA SORELLA: “IN VATICANO C’È CHI SA E CONTINUA A TACERE - HO SCRITTO A PAPA FRANCESCO PER INFRANGERE IL MURO DI SILENZIO SULLA SCOMPARSA DI MIA SORELLA E MI HA RISPOSTO DI RIVOLGERMI AL PROMOTORE DI GIUSTIZIA DEL VATICANO CHE PERÒ NON CI HA MAI RICEVUTI” – ALI AGCA E QUEI RIFERIMENTI A PAPA GIOVANNI PAOLO II. MENTRE UN SODALE DI DE PEDIS (BANDA DELLA MAGLIANA) TIRA IN BALLO L'EX SEGRETARIO DI STATO AGOSTINO CASAROLI...


     
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    Giacomo Galeazzi per www.lastampa.it

     

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    «Un anno fa ho scritto a Papa Francesco per infrangere il muro di silenzio sulla scomparsa di mia sorella Emanuela Orlandi e mi ha risposto di rivolgermi al promotore di giustizia del Vaticano, Alessandro Diddi che però non ci ha mai ricevuti. Chiediamo di poter essere ascoltati per verbalizzare i nuovi elementi di cui siamo in possesso», spiega alla Stampa.it Pietro Orlandi, fratello della cittadina vaticana scomparsa quasi 40 anni fa. E aggiunge: «Non c’è voglia in Vaticano di raccogliere quanto abbiamo da dire. Ormai non mi meraviglio più di niente.

     

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    Nell’audio del 2009 reso noto adesso ci sono riferimenti diretti a Giovanni Paolo II. Ma non c’è alcun riscontro diretto. Così come per le ipotesi che dal 2010 mi ripete a voce e per mail Ali Agca che sostiene che il rapimento di mia sorella nasce dall’interno del Vaticano. E fa riferimento a suoi colloqui con tre sacerdoti, incluso un padre Lucien dell’Opus Dei che ho provato invano a rintracciare e che l’attentatore di Karol Wojtyla dice di aver incontrato.

     

    Quanto al ruolo del boss della malavita romana Renatino De Pedis credo che lui personalmente e non la Banda della Magliana possa aver avuto un ruolo di manovalanza in questa vicenda, ma i mandanti sono altri e in Vaticano c’è chi sa e continua a tacere».

     

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    «Se qualcuno in Vaticano vuole, Emanuela ritorna a casa domani. Se non è successo qualcosa di straordinario o un attacco cardiaco, Emanuela Orlandi sta benissimo, nessuno le ha fatto male»: ad affermarlo è stato Mehmet Ali Agca, l'attentatore di Papa Giovanni Paolo II, in collegamento con Andrea Purgatori ad Atlantide, su La7. «Occorre fare pressioni sul Vaticano, non c'è altra soluzione», ha aggiunto l'ex Lupo grigio turco, «chiedo a Papa Francesco di concludere questa storia».

     

    Agca ha rilanciato le sue teorie legate a oscuri legami della vicenda con i segreti di Fatima: «Questa storia del sesso e del banco ambrosiano, dei riti satanici, è una menzogna. C'è una sola verità: Emanuela Orlandi è collegata con il Terzo segreto di Fatima. Un gruppo di persone dentro il Vaticano ha organizzato questo rapimento. Doveva servire soltanto per ottenere la mia liberazione». «Non è stato assolutamente Giovanni Paolo II ad organizzare il rapimento», ha aggiunto Agca, «quando è avvenuto, Karol Wojtyla era in Polonia per salvare il suo Paese dalla tirannia sovietica».

     

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    "Emanuela Orlandi era un fatto tutto vaticano ed è stata presa in consegna da alcune suore fin dall'inizio, ha compreso l'importanza del suo ruolo e lo ha accettato serenamente". È uno dei passaggi della lettera inviata da Alì Agca - l'uomo che sparò a Papa Wojtyla - a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, scomparsa a 15 anni il 7 maggio del 1983. Il rapimento di Emanuela Orlandi e quello di Mirella Gregori, spiega Agca, sono collegati e sono stati ordinati da "Papa Wojtyla in persona" che chiese che le due ragazze "venissero prese": nella lettera Agca scrive che il Pontefice "si servì di qualcuno fidatissimo per eseguire l'operazione in modo da non lasciare alcuna traccia".

     

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    I rapimenti "furono decisi dal Governo vaticano ed eseguiti da uomini di entità vicinissimi al Papa". Alì Agca ripercorre proprio quei momenti raccontando a Pietro Orlandi come l'attentato a Wojtyla non avesse "alcun mandante" e come "nessuno mi ha chiesto di uccidere il Papa e nessuno mi ha pagato per farlo". Per Agca "alcuni hanno mentito" con l'obiettivo di "far credere ad un complotto internazionale" e le "'rivelazioni sulla pista bulgara'" sono state "interamente costruite a tavolino dai servizi segreti vaticani e dal Sisde il servizio segreto civile italiano, con la benedizione della CIA di Ronald Reagan, il maggiore alleato di papa Wojtyla nella sua crociata anticomunista".

     

    "Papa Wojtyla credeva profondamente nel Terzo Segreto di Fatima e credeva anche di essere al centro di questo Mistero, proprio come lo sono io. La missione- racconta Agca- che Dio gli assegnava in questo Mistero era la conversione della Russia onde evitare che i suoi errori si spargessero per il mondo fino a provocarne la catastrofe finale. Ogni azione compiuta da papa Giovanni Paolo II era rivolta a questo preciso scopo e in questo modo va interpretata".

     

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    Agca racconta a Pietro Orlandi che "Wojtyla in persona voleva che io accusassi i Servizi segreti bulgari e quindi il KGB sovietico. Il premio per la mia collaborazione, che loro mi offrirono e che io pretendevo, era la liberazione in due anni". Liberazione che poteva essere ottenuta solo a condizione che "il Presidente Sandro Pertini mi concedesse la grazia ed esattamente per questa ragione Emanuela e Mirella vennero rapite".

     

    Ma per Agca qualcosa andò storto: "Io e Pertini. Pretendevano da me una conversione pubblica al Cristianesimo ma io non potevo farlo e Pertini non era manovrabile. Sapeva tutto, fu minacciato, ma non si piegò, ma nemmeno osò raccontare la verità sul sequestro delle ragazze". La verità di Alì Agca affidata a una lettera, non la prima, come racconta a LaPresse ancora Pietro Orlandi. "Mantiene sempre la stessa linea da quando l'ho incontrato la prima volta a Istanbul nel 2010, appena uscì dal carcere.

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    Lui scrisse nel '97 una lettera a mio padre dove parlava di Emanuela. Bisogna capire il movente e le modalità, bisogna avere le prove. Lui racconta le sue verità, racconta di avere dei contatti con un sacerdote dell'Opus Dei", ha raccontato Pietro. Il fratello di Emanuela vuole che vengano riaperte le indagini sul caso perché "sono troppi i punti non chiari. Il Papa, dopo che gli abbiamo scritto a gennaio, ha risposto in maniera riservata di andare presso il tribunale Vaticano. Io ho portato la richiesta per un incontro con i promotori ma non abbiamo mai ricevuto risposta. Io continuo a provare: è stato il Papa a dirci di andare da lui non vogliono che io verbalizzi perché farei nome e cognome delle persone. La stessa cosa succede invece presso la procura di Roma".

     

    Una proposta di legge per "l'istituzione di una "Commissione parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi" è stata presentata nei giorni scorsi alla Camera dei deputati. Il provvedimento è di iniziativa di Francesco Silvestri (M5s) che già aveva presentato una proposta in tal senso nella scorsa legislatura.

     

    "Questa mia iniziativa deriva dalla convinzione che, come ha ricordato il fratello di Emanuela, il caso presenta nuovi elementi di indagine che riguardano anche i rapporti tra il Sismi e la procura di Roma - aveva scritto in un post Silvestri motivando la sua iniziativa - Per me è importante sottolineare che questa necessità di giustizia non riguarda solo la famiglia Orlandi e l'Associazione Penelope, ma tutti i cittadini, che devono pretendere delle risposte dallo Stato della Città del Vaticano, soprattutto quando si presentano, come in questo caso, forti ragioni per supporre che ci siano stati tentativi per occultare la verità".

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    "La storia di Emanuela Orlandi, come purtroppo altre nel nostro Paese, è una storia torbida, fatta di omissioni, depistaggi e noncuranza per il rispetto dei diritti delle persone. Non possiamo accettare di vivere in un'Italia che ha paura dalla verità", aveva spiegato.

     

    Nel 2009 Alessandro Ambrosini, ideatore del blog Notte criminale, intervista un malavitoso romano di grande peso, sodale del boss della Banda della Magliana Renatino De Pedis e con molti e importanti agganci in Vaticano. Ora Ambrosini ha pubblicato l'audio. Le rivelazioni sono sconvolgenti, e in linea con quanto ipotizzato dalla docuserie targata Netflix Vatican Girl: dietro il rapimento di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori c'è una storia di sesso. Di pedofilia. Di molestie. E l'intervento di Renatino De Pedis per risolvere "la schifezza" che era diventata fu determinante. Tanto che venne poi sepolto nella Basilica di Sant'Apollinaire.

     

    CASO EMANUELA ORLANDI - MIGLIAIA DI RESTI AL CIMITERO TEUTONICO CASO EMANUELA ORLANDI - MIGLIAIA DI RESTI AL CIMITERO TEUTONICO

    Nella serie ne parla l'amica rimasta nell'ombra per paura per tanti anni: che rivela come Emanuela Orlandi le avesse confidato di essere impaurita per le molestie da lei subite nei giardini vaticani da un alto prelato. Ci ha messo 40 anni a raccontare questa storia l'amica di Emanuela, per dire quanto fosse difficile se non impossibile rivelare a qualcuno quanto stesse accadendo. Nell'audio il sodale di De Pedis racconta di come le due ragazze fossero molestate e avessero subito rapporti sessuali con alti prelati, appunto. Racconta anche di come uomini di Stato sapessero tutto, informati da lui stesso.

     

    LA TOMBA NEL CIMITERO TEUTONICO DOVE SAREBBERO I RESTI DI EMANUELA ORLANDI LA TOMBA NEL CIMITERO TEUTONICO DOVE SAREBBERO I RESTI DI EMANUELA ORLANDI

    E l’ex malavitoso sostiene, come si sente nell'audio: "Quando la cosa era diventata un schifezza il Segretario di Stato (all'epoca Agostino Casaroli, ndr) ha deciso di intervenire". Non direttamente, ma coinvolgendo "i cappellani del carcere di Regina Coeli che portavano whiskey, lettere, tutto quello che serviva, droga, all'interno del carcere. Quando è servito qualcosa a chi si sono rivolti?". E continua: "I cappellani del carcere, uno era calabrese, un altro un furbacchione. Un certo Luigi, un certo padre Pietro, non hanno fatto altro che chiamare De Pedis e gli hanno detto: 'Sta succedendo questo, ci puoi dare una mano?'. Punto. Il resto sono tutte cazzate". E secondo lui questa era la verità. Ma, dice anche, "con questa verità non ci fate niente". In più, dice ancora parlando di un uomo dei servizi che sarebbe stato a conoscenza di tutto, "Nando a te ti trasferiscono a me mi ammazzano" perché "questo è uno strano Paese, della verità non interessa a nessuno".

     

    "In Vaticano esiste certamente un dossier segretissimo su Emanuela Orlandi, come dichiara anche Francesca Chaouqui, impiegata nella Cosea, un dossier classificato come segreto di Stato e intoccabile. Lei ha deciso di non svelare ciò che ha letto in quel dossier, perché se lo rivelasse 'non farebbe il bene della Chiesa'... Se il Vaticano fosse innocente avrebbe già consegnato quel documento alla famiglia Orlandi o alle autorità italiane, ma non può farlo perché accuserebbe se stesso". È uno dei passaggi della lettera inviata da Alì Agca, l'uomo che sparò a papa Wojtyla, a Pietro Orlandi, il fratello di Emanuela, scomparsa a 15 anni il 7 maggio del 1983

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    PAPA BERGOGLIO PIETRO ORLANDI E LA MADRE DI EMANUELA PAPA BERGOGLIO PIETRO ORLANDI E LA MADRE DI EMANUELA

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